Perché l’Inghilterra abbandonò i catalani nel 1714?
La cessione della principale fonte di reddito della corona spagnola spiegherebbe il cambio di posizionamento inglese
Marc Pons – ElNacional.cat
Barcellona Domenica 11 settembre 2022.
Utrecht (Paesi Bassi Olandesi), 11 aprile 1713. 309 anni fa. I rappresentanti diplomatici delle cancellerie di Madrid e Londra firmarono il loro particolare trattato di pace, che poneva fine alla partecipazione britannica nella guerra di successione spagnola (1701-1715). Con il ritiro britannico dal conflitto, la Catalogna rimase l’ultimo e unico combattente attivo dell’alleanza internazionale austriaca. Il governo conservatore inglese – i Tories -, guidato dal Primo Ministro e Lord Tesoriere Robert Harley, Conte di Oxford e Mortimer, aveva firmato una pace con il regime borbonico spagnolo (Utrecht, 1713) che trasformò in carta igienica usata un precedente patto firmato dal governo liberale inglese – i Whig – con il partito filo-austriaco catalano (firmato a Genova nel 1705).
“L’Inghilterra non ha amici, ha interessi”
Un secolo e mezzo dopo, il primo ministro – il collega conservatore Henry Temple, che in precedenza era stato anche ministro delle finanze – proclamò: “L’Inghilterra non ha amici, ha interessi”. Questa citazione, che dagli ultimi movimenti della seconda guerra mondiale (1939-1945) sarebbe stata ripetuta, ancora e insistentemente dal primo ministro britannico – il conservatore Churchill, già ministro delle finanze – potrebbe spiegare la posizione degli inglesi verso i catalani nel 1714. Gli eventi che seguirono a quella flagrante violazione rivelano che la posizione inglese aveva un’elevata componente di rischio che i conservatori si assumevano senza esitazione. Quindi la domanda è: quali compensi ricevettero? E, soprattutto, chi sono stati i beneficiari?
I contatti secreti
Otto anni di combattimenti nella penisola (1705-1713) e dodici sui campi di battaglia continentali (1701-1713) non avevano rotto l’iniziale equilibrio di forze. Tutti i contendenti erano esausti, ma non c’era un chiaro vincitore in vista e quel conflitto rischiava di diventare cronico. In quel contesto emerge la figura di Luigi XIV di Francia, nonno e sostenitore di Felipe V, il quale, con le casse vuote, era andato nel panico perché intuiva che il grande investimento messo in campo per mettere un Borbone sul trono di Madrid rischiava di diventare un clamoroso fallimento che poteva trascinarlo giù. Dalle delusioni borboniche del 1710 (contrattacchi austriaci a Lleida e Aragon, conclusi con Felipe V in fuga a gambe levate), avvenne un cambio di ruoli.
La sottoveste di Filippo V
Quando a Versailles vennero a conoscenza dei dettagli della fuga di Filippo V nella battaglia di Torrero (20 agosto 1710), non è chiaro se camuffato in uniforme da soldato semplice o travestito da mugnaio, Luigi XIV era decisamente convinto che l’unico modo possibile di evitare una catastrofe che avrebbe mandato i Borboni (quelli di Madrid e quelli di Parigi) alla pattumiera della storia era negoziare la pace – segretamente e unilateralmente – con gli inglesi. E per convincere Londra che la sua proposta era sincera, ridusse drasticamente il contributo francese ai sostenitori borbonici spagnoli. Erano passati solo pochi mesi da quando Filippo V aveva strappato la sottoveste della moglie del mugnaio per scappare vergognosamente all’inizio delle trattative segrete tra i rappresentanti francesi e inglesi.
Compensi territoriali
Anche gli inglesi non erano in una buona situazione economica. Ma non avevano l’urgenza finanziaria di Versailles. Luigi XIV aveva svuotato tutte le casse reali e aveva portato la società più ricca d’Europa sull’orlo della rovina. E nonostante l’interesse suscitato da quella proposta, gli inglesi non persero mai il controllo della trattativa. Ad esempio, i rappresentanti inglesi si rifiutarono categoricamente di negoziare il ritorno di Gibilterra e Minorca. La chiamiamo restituzione perché questi territori erano stati occupati – durante il conflitto di successione – da armi inglesi, olandesi e catalane in nome di Carlo d’Asburgo e non in nome di Anna d’Inghilterra. Londra si presentò molto abilmente a Utrecht come beneficiaria causale.
Un po’ di geopolitica
In quel vasto contesto britannico (Londra si preparava a subentrare a Parigi nella leadership continentale), Gibilterra assicurò la proiezione marittimo-commerciale nel Mediterraneo, che si sarebbe poi concretizzata con le conquiste di Malta (1800) e di Cipro (1878). Minorca, che faceva parte dello stesso pacchetto di Gibilterra, sarebbe stata il precedente di quell’espansione inglese che avrebbe finito per espellere le flotte borboniche francese e spagnola dall’antico Mare Nostrum (Trafalgar, 1805). L’isola dei “talaiots” avrebbe svolto il ruolo di piattaforma per il controllo del quadrante nord-occidentale del Mediterraneo. E a beneficio degli inglesi, va detto che durante quel 18° secolo Gibilterra e Minorca – lontane dalla dominazione spagnola – vissero i loro “secoli d’oro”.
Compensi non territoriali
Fonti documentarie rivelano che quando i francesi ebbero l’accordo con gli inglesi ben instradato (1712) non ci misero molto a convincere gli spagnoli. La minaccia che il conflitto fosse risolto dividendo la monarchia ispanica (la corona castigliana-leonese per i Borboni e la corona catalano-aragonese per gli Asburgo) era più viva che mai. E i rappresentanti spagnoli si presentarono a Utrecht (11 aprile 1713) pronti a evitare a tutti i costi la paventata divisione. In quella trattativa, se possiamo definirla così, i rappresentanti ispanici cedettero all’Inghilterra l’”Asiento de Negros”, cioè, il monopolio della tratta degli schiavi nell’America coloniale ispanica che, a quel tempo, era la parte del leone degli affari coloniali.
Cosa rappresentava la concessione dell’”Asiento de Negros”?
La consegna di quella “compagnia” non fu solo la cessione della principale fonte di reddito per la corona spagnola, ma rappresentava la fine del monopolio spagnolo sull’America coloniale, risalente al XV secolo. Fu il precedente diabolico che racconterà il paradosso catalano del dopoguerra: tra il 1713 (Utrecht) e il 1765 (liquidazione della “Casa de Contratación”), i catalani (ridotti, con la forza, alla categoria di sudditi della corona spagnola e all’onerosa condizione di “pecheros” – plebe a cui chiedere tasse esorbitanti – del tesoro spagnolo) non potevano commerciare liberamente con le colonie spagnole in America. Mentre gli inglesi e gli olandesi, nemici eterni e fonte della rovina della corona spagnola, divennero invece i grandi beneficiari di quell’emporio.
Chi era il beneficiario diretto dell’”Asiento de Negros”?
L’ascesa della Gran Bretagna alla categoria di prima potenza continentale – dopo le guerre franco-indiane e quella dei Sette anni (1754-1763) – non può essere spiegata senza Utrecht, passo essenziale nella direzione verso la leadership mondiale. Ma a Utrecht sono successe cose che non sarebbero motivo di orgoglio per gli inglesi. L’”Asiento de Negros” non passò nelle mani della corona inglese, ma, sorprendentemente, fu assegnato a un emporio privato chiamato South Sea Company, creato appositamente per l’occasione, diretto e partecipato a titolo privato da Harley (il Lord Tesoriere) e dai principali leader Tory. È interessante notare che la South Sea Company fu il primo caso di bolla finanziaria nella storia del capitalismo e rovinò migliaia di piccoli investitori inglesi (1720).
Dietro le quinte
La manovra inglese dell’”Asiento de Negros” si spiega nel contesto della lotta per il potere tra Whigs e Tories. A Utrecht, il Lord Tesoriere e i suoi collaboratori trovarono il cielo spalancato. L’”Asiento de Negros” risponde alla domanda posta dal titolo. Tuttavia, lo scandalo provocato modificò radicalmente la scena politica inglese. Nel 1714 i Whig (sostenitori del mantenimento dell’accordo con i catalani del 1705) ripresero il potere. The Catalan case, che spiegava come l’avidità dei conservatori avesse trasformato l’onore dell’Inghilterra in un gigantesco escremento, diventò un bestseller. Incoronarono il nuovo re Giorgio I che voleva inviare la marina britannica per aiutare Barcellona (che resisteva caparbiamente a un assedio da 11 mesi). E l’ambasciatore catalano Dalmases fu sul punto di cambiare il corso della storia. Ma era troppo tardi, Barcellona cadde, e il danno fu fatto.
* traduzione AncItalia
https://www.elnacional.cat/ca/opinio/anglaterra-abandonar-catalans-1714-marc-pons_881940_102.html