Perché Barcellona è la capitale della Catalogna?

Perché Barcellona è la capitale della Catalogna?

 

 

elnacional.cat –  Marc Pons  – Barcelona 10 gennaio 2021

 

Barcellona, primavera del 415. L’Impero Romano d’Occidente, governato dall’imperatore Flavius Augustus Honorius, lottava tra la sopravvivenza e la sparizione. Dopo quattro secoli di indiscutibile dominazione, i giorni di gloria della lupa capitolina volgevano al termine. E in quel contesto caotico, il nucleo del popolo visigoto, guidato da re Ataulfo e dalla regina Aelia Galla Placidia, attraversò i Pirenei e si stabilì a Barcellona. Era la prima volta che la piccola Barcino diventava sede regia; cioè, capitale di un dominio (la città fu battezzata dai Romani con il nome di Colonia Iulia Augusta Faventia Paterna Barcino)Barcino, che i visigoti chiamarono Barchinona, non era la città più popolosa del nord-est della penisola. E nemmeno era quella con la migliore posizione strategica. Allora perché la monarchia visigota si indirizzò verso Barcino? Perché, ad esempio, rifiutò l’opzione di Tarraco, la grande città del territorio a quel tempo?

 

mapa dell’impero romano

 

Le mura di Barcellona

Uno degli elementi che ebbero più peso nella scelta furono le mura di Barcellona. Secondo fonti documentarie dell’epoca, aveva uno dei migliori sistemi difensivi del mondo romano. La muraglia era stata costruita nel secolo precedente, all’inizio delle grandi crisi economiche e sociali che anticiparono la fine della lupa capitolina. E soprattutto, lo stato romano non aveva mai sostenuto la sua costruzione ma era stata finanziata dalla stessa Barcino. Questo dettaglio è molto importante, perché rivela che quella piccola cittadina aveva una notevole forza economica, proporzionalmente molto maggiore della sua forza demografica, che proveniva dalla sua tradizione industriale: dal primo al terzo secolo Barcino fu un importante centro di produzione ed esportazione di vino, olio e garum (una salsa a base di frattaglie di pesce, molto apprezzata dalle oligarchie romane).

 

Le oligarchie ispano-romane

Ataulfo e Galla Placidia miravano a stabilire il popolo visigoto sul territorio delle province romane della Narbonense e della Tarraconense (gli attuali territori della Linguadoca, Catalogna e Aragona). Ma, a differenza di altri popoli germanici, volevano farlo in modo pacifico e concordato. Tuttavia, nel loro primo tentativo (414) non ebbero successo; e la pressione dello stato romano e delle oligarchie gallo-romane di Narbo (l’attuale Linguadoca) li costrinse a spostarsi verso sud. Una volta superati i Pirenei, preferirono di non provocare un nuovo conflitto rinunciando a viaggiare fino a Tarraco, che era la grande città e il grande centro di potere politico e militare del nord-est della penisola. Temevano che le loro oligarchie avrebbero reagito con la stessa ostilità di quelle di Narbo (l’attuale Narbonna).

Rappresentazione moderna di Ataulfo (1858)
fonte: Museo del Prado

 

Una città aperta

Il panorama sociale di quella piccola Barcino fu un altro elemento che influenzò la decisione di Ataulfo e Galla  Placidia. Le oligarchie urbane di Barcino, all’epoca una piccola città di circa 2.000 abitanti, erano formate da profili nettamente opposti a quelle di Tarraco. Mentre la “perla di Augusto” era, come Narbo, una città totalmente gentrificata (cioè, una sorta di città-giardino abitata -quasi esclusivamente- da alti funzionari civili e militari, da grandi latifondisti del territorio e dalle gerarchie ecclesiastiche provinciali), il panorama sociologico di Barcino era più variegato: una piccola oligarchia formata fondamentalmente da fabbricanti, commercianti e armatori con una piccola massa di popolazione proletaria che non era nemmeno sufficiente per occupare l’intero spazio urbanizzabile all’interno delle mura.

Plastico di Tarraco
fonte: Comune di Tarragona

 

Barcellona visigota

Ataulfo e Galla Placidia stabilirono la loro corte a Barcellona (Barchinona). Secondo le ricerche storiografiche e archeologiche, il nuovo centro del potere politico, militare ed ecclesiastico si spostò dal Foro (attuale P.zza Sant Jaume -dove si trova oggi la sede del governo catalano) al settore “episcopale”, nel quadrante nord-orientale dell’area murata (attualmente occupata dalla cattedrale e la P.zza del Re). Secondo la stessa ricerca, la convivenza tra popolazione ispano-romana (la maggioranza autoctona) e la visigota (la minoranza che ostentava il potere) fu relativamente buona: gli spazi di vita quotidiana e di culto erano nettamente separati. A questo punto è importante ricordare che i visigoti erano ariani (cristiani non soggetti all’autorità del pontificato romano), mentre la maggioranza autoctona professava il cattolicesimo.

 

Gala Placidia e i suoi figli
fonte: Museo Cristiano di Brescia

 

Due vescovi, due basiliche, un rabbino e una sinagoga

Fino alla conversione al cattolicesimo del re visigoto Leovigildo (586) -che implicava la fine dell’arianesimo-, la cittadina di Barchinona ebbe due vescovi e un rabbino; due basiliche e una sinagogaDurante quel lungo secolo di convivenza (415-586), la basilica su cui sarebbe poi sorta l’attuale cattedrale fu il tempio degli ariani. L’attuale chiesa dei santi Giusto e Pastore, era quella dei cattolici. E la sinagoga originaria era il tempio della minoranza ebrea locale che, ininterrottamente, faceva parte del panorama sociale, culturale ed economico della città, almeno fin dal II secolo. Questo paesaggio di diversità -impossibile da riprodurre nella città di Tarraco- avrebbe facilitato la trasformazione di Barchinona in sede regia e, soprattutto, avrebbe proiettato la città verso un futuro ruolo di spicco.

 

I conti visigoti di Barcellona

Dopo l’assassinio di Ataulfo (415), i suoi successori trasferirono la capitale della monarchia visigota a Toletum (l’odierna Toledo). Ma qualcosa rimase da tutto questo. Durante i secoli VI e VII, Barchinona assunse gradualmente il ruolo di capitale politica ed economica del distretto “Conventus Tarraconense” (territorio dell’attuale Catalogna più la metà nord del paese Valenziano). Le fonti documentarie rivelano che i vescovi di Barcellona (cattolici e ariani) convocarono diversi concili che radunavano i loro omologhi di Tortosa, Lleida, Terrassa, Girona, Vic, Urgell ed Empúries … insieme all’arcivescovo di Tarracona. E il Comites Civitates (il conte, come massima autorità politica e militare della città di Barcellona) aveva un ascendente riconosciuto dai suoi omologhi in tutto il territorio della futura Catalogna.

 

Mapa del Conventus Tarraconense
fonte: Università Humboldt. Berlin

 

Barcellona, prima capitale della Catalogna

Tutto questo spiega perché l’anno 801 -dopo alcuni decenni di dominazione araba- e quando Luigi il Pio -figlio ed erede di Carlo Magno- entrò a Barcellona, nominasse un conte (un delegato politico e militare) che aveva più autorità sugli altri conti della Marca Gòtia (la regione carolingia che comprendeva i territori dell’attuale Linguadoca e della vecchia Catalogna).Il conte Berà e i suoi successori -i conti carolingi di Barcellona- furono sempre, anche, marchesi della Gòtia; e la Barcellona carolingia (801-987) fu sempre la capitale della Marca Gòtia. Intanto, Tarracona, praticamente abbandonata durante l’invasione araba (717), dormiva il sonno dei giusti. Solo nel 1116, quando lo stato medievale catalano era già completamente consolidato, Ramon Berenguer III, conte indipendente di Barcellona, recupererà la città e ne ristabilirà l’arcivescovado.

 

* traduzione  Àngels Fita – AncItalia

https://www.elnacional.cat/ca/cultura/barcelona-capital-catalunya_572175_102.html

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