Franco, Hitler e i catalani di Auschwitz
ElNacional.cat – Marc Pons – 26 gennaio 2020
Oswiecim (Galitzia-Polonia), 27 gennaio 1945, alla fine della seconda guerra mondiale (1939-1945). Le truppe sovietiche liberarono il campo di sterminio di Auschwitz, creato cinque anni prima (25 gennaio 1940). Durante i cinque anni di esistenza di quella oscura macchina per uccidere del regime nazista tedesco, più di un milione di persone furono deportate, confinate, torturate e uccise. Ebrei, zingari, omosessuali, liberi pensatori, comunisti e disabili intellettivi di varie nazionalità; e anche i catalani esiliati catturati dalla Gestapo nella Francia occupata. Ad Auschwitz morirono 9 dei 1.094 catalani assassinati in tutti i campi di sterminio nazisti.

Da rifugiati politici a fuggitivi
Tra il 26 gennaio 1939 (occupazione franchista di Barcellona) e il 9 febbraio 1939 (chiusura del confine ispano-francese) andarono in esilio 300.000 catalani, che rappresentavano oltre il 10% della popolazione della regione. I campi di concentramento francesi che avevano accolto (per così dire) quella massa di profughi furono chiusi pochi mesi dopo alla fine del 1939, e i profughi furono dispersi in tutto il territorio francese. Con l’occupazione nazista della Francia e la scomparsa del governo francese (giugno 1940), tutta quella gente diventarono, automaticamente, fuggitivi perseguitati. I campi di sterminio nazisti si nutrirono anche da esuli repubblicani catalani catturati dalla Gestapo.
Dall’esilio ai campi di sterminio
La stragrande maggioranza dei catalani esiliati caduti nelle grinfie dei nazisti furono deportati nel campo di Mauthausen. Non ci sono cifre precise, ma quello che è certo è che questo gruppo era composto da ex-combattenti, cariche elette, dirigenti sindacali, leader operai e personalità di spicco del mondo intellettuale, accademico e scientifico. In breve, il capitale politico, sociale e culturale della Catalogna. Persone e famiglie che, nonostante la minaccia rappresentata dallo spiegamento dell’oscura Gestapo, stabilmente collegata al franchista SIMP (Servizio Informazione Militare e Polizia), non avevano seguito la via dell’esilio (per mancanza di risorse o per propria volontà) verso la Gran Bretagna o il continente americano.

Perché i catalani?
Il confinamento, la tortura e l’assassinio di milioni di persone nei campi di sterminio nazisti rispondeva a un programma che andava ben oltre l’Endlösung der Judenfrage (la soluzione finale al problema ebraico): consisteva nell’eliminare fisicamente tutti gli individui che il regime nazista considerava inutili e irrecuperabile. E i ministri degli esteri franchisti Serrano-Súñer e il nazista Himmler avevano convenuto che l’esilio repubblicano catalano ―per la sua composizione sociologica e ideologica― fosse un collettivo estremamente pericoloso e assolutamente inutile e irrecuperabile per gli interessi della Spagna franchista. Nel luglio 1940, si scatenò una brutale caccia che sarebbe culminata in deportazioni selettive verso la Spagna (il presidente Companys e pochi altri) o deportazioni di massa verso i campi di sterminio.
I triangoli blu
I catalani catturati e deportati nei campi di sterminio nazisti (parlare di campi di concentramento è un macabro eufemismo) trovarono una minoranza di connazionali che non provenivano dall’esilio repubblicano. Erano i cosiddetti “battaglioni del lavoro”, formati da prigionieri di guerra repubblicani che, con la falsa promessa di una remissione della pena inflitta, diventarono mano d’opera schiava per l’industria tedesca. Nel 1941, un minimo di due gruppi di oltre 1.000 lavoratori forzati lasciarono la Catalogna. Alcuni furono inviati alle fabbriche di armamenti e altri, alle brigate di manutenzione dei campi di sterminio. I nazisti non fecero distinzioni, e tutti i catalani, sul “pigiama a righe” avevano cucito un triangolo blu.

Il profilo del triangolo blu
I campi di sterminio nazisti effettuavano un rigoroso controllo documentario degli ingressi e delle “uscite”. Quindi sappiamo che solo a Mauthausen morirono 946 catalani, rappresentando un quarto dei repubblicani di tutta la Spagna uccisi nel santuario della morte. Una cifra significativa, soprattutto perché sappiamo che la Catalogna rappresentava il 15% della popolazione totale della Spagna. E possiamo anche sapere che le vittime erano concentrate nella fascia di età compresa tra i 24 ei 34 anni (era anche la fascia di età maggioritaria dei reclusi). Tuttavia, gli stessi dati rivelano che c’era un gruppo relativamente numeroso di vittime nella fascia di età compresa tra 16 e 19 anni e un piccolo gruppo di età superiore ai 65 anni.

Il silenzio del regime franchista
La liberazione dei campi di sterminio nazisti e la rivelazione della loro esistenza, ebbe un fortissimo impatto sull’opinione pubblica internazionale. Il regime franchista che, fin dall’inizio, aveva avuto informazioni precise e dettagliate su ciascuna delle persone di origine spagnola assassinate in quei santuari della morte, decise di nascondere definitivamente qualsiasi coinvolgimento con quella strage. Addirittura, e in modo molto rivelatore, quell’informazione rimase ancora nascosta durante i primi decenni del regime costituzionale. Soltanto grazie alle associazioni dei sopravvissuti fu finalmente svelato questo sanguinoso episodio, evidenziando il ruolo del regime franchista sull’assassinio di 1.094 catalani nei campi di sterminio nazisti.
* traduzione Àngels Fita – AncItalia
https://www.elnacional.cat/ca/cultura/marc-pons-franco-hitler-catalans-auschwitz_463701_102.html