TESI DI AGOSTO

TESI DI AGOSTO

21 settembre 2024

 

I

Il Processo di Indipendenza dalla Spagna sviluppato dal popolo catalano tra il 2006 e il 2014; affermato con la maggioranza parlamentare del 2015; sottoposto a referendum il 1° ottobre 2017; e sancito, il 27 dello stesso mese, con la proclamazione dell’indipendenza della Catalogna da parte del Parlamento, continua e continuerà a vivere finché il suo popolo lotterà per fondare la Repubblica della Catalogna in seno ai Paesi catalani.

II

Nel corso di quattordici anni, il popolo mobilitato ha messo al servizio dell’intero Paese e delle proprie istituzioni, in maggioranza nel Parlamento, un’etica democratica disprezzata e un’azione pacifica repressa. La lotta incorruttibile per imporre il proprio potere attraverso la piazza e le istituzioni non fu ricambiata con il sostegno all’indipendenza da parte dei partiti parlamentari, incapaci di difenderla e di rispondere alla causa repressiva generalizzata scatenata dallo stato spagnolo.

III

La risposta totalitaria della Spagna a tutti i livelli è stata quella di negare qualsiasi soluzione negoziata, anche sulla base della propria Costituzione, alle legittime rivendicazioni della Catalogna. Ignorando questa oppressione sistematica e permanente, la tattica di stabilire tavoli di negoziazione con qualsiasi governo spagnolo di turno, in condizioni di inferiorità, è servita solo a contribuire a mantenere, ancora una volta, la stabilità dello stato oppressore e ad indebolire le rivendicazioni della Catalogna. Nessuna debolezza, rinuncia o interesse particolare, che presupponga una “obbedienza anticipata” o una “servitù volontaria” nei confronti della Spagna, deve distorcere la volontà di liberazione del popolo della Catalogna. Di conseguenza, l’indipendenza della Catalogna dovrà essere radicalmente e ostinatamente unilaterale, attraverso processi di resistenza e ribellione del suo popolo che costringano la Spagna a negoziare tra eguali; altrimenti non ci sarà indipendenza.

IV

Il popolo mobilitato non può più essere la forza ausiliaria di istituzioni che, subordinate al dominio dello stato oppressivo, impediscono ogni possibilità di rispondere allo spirito e al desiderio di emancipazione nazionale. Il popolo dovrà recuperare la leadership della piazza e creare organizzazioni capaci di stabilire con le istituzioni, nuovi ed equivalenti rapporti di forza. In ogni momento e circostanza, occorre ricercare un equilibrio dinamico in tutti gli ambiti di lotta affinché il potere conquistato dal popolo nella lotta diretta non rimanga ipotecato da istituzioni subordinate alla Spagna.

V

L’energia storica del Primo Ottobre, radicata nella terra, ha alimentato la coesione e la solidarietà della lotta popolare: da Barcellona a Girona, dalle Terre dell’Ebre al Pertús, dalle terre di Ponente alla Catalogna del Nord (amministrata dalla Francia), migliaia di persone hanno messo il proprio corpo in difesa di tutti i rappresagliati senza distinzione; hanno preso mezzi pubblici o privati ​​per recarsi nella capitale e/o occupare l’aeroporto; hanno tagliato strade e valichi di frontiera; e hanno manifestato pacificamente, ancora una volta, contro la violenza spagnola. Questo è e deve essere l’esempio da seguire. Ignorando questo potere della gente mobilitata, la rinuncia istituzionale dell’ottobre 2017 ha lasciato il movimento abbandonato al suo destino. Mai più una strategia per raggiungere l’indipendenza dovrà consentire al popolo di diventare il bersaglio della forza cieca del totalitarismo spagnolo. Forgiare strumenti di autodifesa dovrà essere un compito indispensabile sulla via della liberazione nazionale.

VI

Per essere liberatori in Catalogna, non possiamo essere servi in ​​Spagna. Nessuna strategia indipendentista può avere successo se cerca di cavalcare, allo stesso tempo, il cavallo della Catalogna e quello della Spagna. Contribuire alla formazione di governi a Madrid, pur proclamando con enfasi la volontà di raggiungere l’indipendenza, è una trappola del catalanismo sottomesso, che serve solo a truccare il volto repressivo dello stato sia attivamente che passivamente. In modo attivo, legittimandolo di fronte all’opinione pubblica internazionale attraverso patti parlamentari al Congresso dei Deputati con finte trattative che cercano di seppellire falsamente il potere democratico del Primo Ottobre; e in modo passivo, perché, adottando tattiche di sottomissione, ha causato la perdita della maggioranza nel Parlamento catalano e facilitato l’instaurazione di un governo profondamente filo-spagnolo con innesti del più venduto e reazionario catalanismo. Le false misure di riparazione ottenute al prezzo di concordare con il governo spagnolo una legge di amnistia sono servite allo stato per utilizzarle, nella migliore tradizione dei sistemi dittatoriali, per perdonare i propri sicari.

VII

La prima fase della lotta per il riconoscimento della legittima rivendicazione della Catalogna al diritto di decidere si è conclusa con il rifiuto e con la repressione totalitaria imposta dalla Spagna contro il nostro popolo. La negazione dei diritti inalienabili, riconosciuti a livello internazionale ai popoli senza stato, ci costringe a proseguire senza tregua sulla strada della rivendicazione. Ma la lezione appresa negli ultimi anni richiederà una lotta più complessa, diversificata e articolata, accompagnata da risorse che la rendano più efficiente e organica rispetto all’obiettivo voluto. In questo senso, la predazione coloniale praticata dalla Spagna sulla Catalogna ci obbligherà a ideare forme di lotta specifiche, flessibili e audaci per rompere le linee nemiche, disarticolare le sue forze e passare all’offensiva sul piano economico, sociale, culturale e militare del suo dominio.

VIII

Durante il processo di indipendenza, il popolo mobilitato ha coagulato il potere di rottura dirompente attraverso enti creati ad hoc o adattati alle esigenze di ogni momento. La dedizione, il sacrificio e la resistenza di migliaia di iscritti e militanti hanno dimostrato che l’attuale momento storico è segnato dall’impronta dell’indipendenza, unico ambito di disputa materiale e simbolica sul futuro della Catalogna. Le grandi manifestazioni di massa fanno parte della prima fase del processo, di cui devono essere un esempio permanente e un modello da seguire e perfezionare quando diventerà necessario costringere lo stato nemico a negoziare da pari a pari. Ora, però, che il totalitarismo spagnolo intende mettere la scena politica catalana nel recinto di una “pacificazione” di impronta coloniale, è obbligatorio che questi enti rivedano tattiche e forme di lotta per essere nuovamente utili alle esigenze attuali. Ad esempio, la cultura non può essere separata dalla base materiale della sua creazione, riproduzione e distribuzione. Se un paese è soggetto al saccheggio coloniale, come quello che soffre la Catalogna, la sua cultura sarà coloniale e non sarà in grado di progettare e sviluppare l’egemonia di cui abbiamo bisogno per preservare la lingua e il patrimonio storico dell’intera nazione tra i popoli avanzati nel mondo.

IX

Negli ultimi anni, centinaia di migliaia di indipendentisti hanno scelto di astenersi dal voto in tutti i tipi di elezioni per opporsi alla rinuncia strategica e all’impotenza tattica dei partiti parlamentari indipendentisti. Ma di fronte alla sua debolezza e incoerenza, frutto della separazione tra piazza e istituzioni, l’indipendentismo civile non può esimersi dal condurre una battaglia permanente, su tutti i terreni possibili e con tutte le risorse a sua disposizione, per ribaltare la subordinazione delle proprie istituzioni alla Spagna.

X

L’attivismo civile indipendentista deve fare un salto di qualità e di quantità per diventare una forza d’urto permanente contro lo stato, allo stesso tempo creatore e depositario delle condizioni che permettano di generare strutture nazionali nate dalla conoscenza, dalla lotta e dall’organizzazione del popolo mobilitato. I membri delle organizzazioni civili e i militanti dei partiti politici devono diventare soggetti politici di primo rango. Gli enti civili devono essere rappresentanti collettivi della lotta popolare diretta contro le istituzioni per costringerle a camminare di pari passo, se si discostano dalla pratica indipendentista, o per serrare i ranghi insieme ad esse. Enti rifondati e nuove organizzazioni politiche devono creare blocchi unitari di lotta come avanguardia nell’assalto finale per l’indipendenza.

 

* traduzione  Àngels Fita – AncItalia

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