VEGLIA D’ARMI PER CARLES PUIGDEMONT
Puigdemont ha chiarito che tornerà per l’investitura (del nuovo Presidente del governo catalano) e che, in ogni caso, un ipotetico arresto sarebbe un colpo di stato contro la legalità attuale, di cui dovranno rispondere non solo i giudici ma anche la classe politica spagnola
Vilaweb.cat – Editoriale – Vicent Partal – 27.07.2024
https://www.vilaweb.cat/noticies/vigilia-darmes-per-carles-puigdemont/
Il partito “Junts per Catalunya” ha organizzato, lo scorso 26 luglio, a Banys i Palaldà (nel Vallespir, contrada nella Catalogna francese) un evento in forma di festa estiva e di anniversario del partito, ma tutti erano consapevoli che sarebbe servito come palcoscenico a Carles Puigdemont per spiegare cosa intende fare da ora in poi e se tornerà, nonostante il rischio di essere imprigionato.
L’aspettativa non è stata delusa. Puigdemont è stato chiaro e ha ribadito la sua disponibilità a presentarsi al Parlamento della Catalogna – ponendo così fine al suo esilio – quando si terrà la sessione di investitura del candidado Salvador Illa, in corso di trattativa tra PSC, ERC e i Comuns. Non c’erano mezzi toni o evasioni di alcun tipo, né frasi che potessero essere interpretate diversamente. Quando ci sarà la sessione di investitura, il 130º presidente si recherà a Barcellona e, come ha detto: “Solo un colpo di stato mi impedirà di essere lì”.
Il 130º presidente ha ricordato che andare in esilio non fu mai una decisione personale ma un calcolo politico e che il ritorno sarà la stessa cosa. Ha anche affermato di essere sempre stato favorevole a sfruttare delle opportunità e che l’amnistia ha una “enorme trascendenza”, il che sarebbe dimostrato da quanto lontano è disposto a spingersi il colpo di stato giudiziario per cercare di fermarla. Inoltre, ha affermato che l’amnistia non era un progetto della Spagna, ma una vittoria catalana e che, per questo motivo – nonostante siano stati costretti a cederla politicamente con i loro voti in parlamento – sembra che Pedro Sánchez e Yolanda Díaz non agiranno come farebbe qualsiasi democratico in una situazione simile: cioè, cingere i golpisti con la legittimità del potere democratico e impedire loro di perpetrare questo colpo di stato che si rifiuta di applicare una legge approvata dal parlamento – ribellandosi alla legalità come fecero i militari Tejero, Armada e Milan del Bosch negli anni ottanta -. Questa svolta inaspettata della narrativa ha illuminato la sua determinazione a tornare.
“Solo un colpo di stato può impedirmi di essere in parlamento”, ha detto Puigdemont. Solo una flagrante e violenta violazione del quadro normativo e giuridico in vigore potrà impedirgli di essere presente nella sessione di investitura, affermando che i catalani ci troviamo di fronte ad un “confronto al quale ci stanno invitando”. Di fronte a una nuova sfida che, secondo lui, servirà non solo a smascherare i giudici, ma anche la Spagna nel suo insieme, -anche i suoi politici, il suo governo, il suo parlamento, la sua democrazia limitata e tronca, semplicemente inservibile.
E, nel caso qualcuno non lo avesse capito abbastanza, ha concluso il tutto con una frase di quelle che fanno fortuna, quando ha detto che il carcere dal quale dobbiamo uscire non è una prigione personale, sua o di chiunque altro, ma si tratta della prigione collettiva: questa prigione che chiamano Spagna. Pertanto, la sua ipotetica entrata in carcere non costituirebbe un problema; la questione sarebbe come uscirne tutti dalla prigione spagnola.
Un commento finale. L’evento si è aperto con il discorso della sindaca Els Banys e Palaldà, Maria Costa, che ha definito il momento che si avvicina come una “veglia d’armi per Puigdemont”. La veglia d’armi era un’antica tradizione cavalleresca che prevedeva una pausa per una profonda riflessione personale, trascorrendo una notte da soli a vegliare le armi in solitudine, come parte della preparazione mentale e fisica necessaria prima di assumere delle responsabilità.
Nella misura in cui il suo gesto metterà a prova la tenuta dello Stato e lo costringerà a rispondere, questa veglia d’armi sarà necessaria non solo per il presidente Puigdemont, ma per l’intera nazione. Perché la nostra risposta sarà la chiave dell’immediato futuro.
* traduzione Àngels Fita – AncItalia
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