Non fatevi ingannare

Non fatevi ingannare: l’amnistia è solo una circostanza e basta

 

Ora si tratta di porre fine una volta per tutte alla repressione spagnola e questo, ci insegna la storia, sarà possibile solo con l’indipendenza

 

Vilaweb.cat – Editorial – Vicent Partal – 07.03.2024

 

 

 

 

L’amnistia, finalmente, è cosa fatta. Tutto è pronto perché oggi, giovedì, la Commissione Giustizia del parlamento spagnolo approvi un emendamento transazionale di PSOE, ERC e Junts che sbloccherà definitivamente la legge.

E dobbiamo sperare che, una volta promulgata, finisca questo lungo periodo in cui l’indipendentismo ha vissuto incentrato sulle ricadute della repressione. Così concentrato che una parte sostanziale dei suoi fautori ha lasciato da parte l’obiettivo proprio del movimento, l’indipendenza, e ha reindirizzato tutti gli sforzi verso la lotta anti-repressiva. L’amnistia (questa amnistia in particolare) ha quindi il valore di chiudere – speriamo – una fase della vita politica catalana e della lotta per l’indipendenza.

Ora dovremo studiare attentamente se e quali sono le clausole in caratteri minuscoli. Ma se si confermasse che l’indipendentismo è riuscito a piegare il PSOE facendolo rinunciare alle sue linee rosse, si tratterà di una vittoria netta. Ora, detto questo, non si illuda nessuno: l’amnistia è solo una circostanza e basta.

È soltanto una circostanza e basta perché alla fine il fatto fondamentale, quello che ha scatenato la repressione, resta intatto là dov’era. La Catalogna – intesa come l’attuale comunità spagnola che porta questo nome – vuole l’indipendenza, vuole creare un proprio Stato e vuole separarsi. E la Spagna è disposta a tutto, soprattutto alla violenza, per impedirlo. Nulla è cambiato su questo.

Dall’inizio del movimento catalano (da più di un secolo e oltre), la repressione spagnola è stata una costante storica. Quando si sentono forti – sia in dittatura o in democrazia – usano la forza implacabilmente. E quando si sentono deboli o ne hanno bisogno, ci parlano di negoziazione, di accordo e di comprensione fraterna. Ma sempre, sempre, con la sicurezza e la convinzione che, se lo riterranno necessario, le bastonate torneranno. Nel 1931 gli spagnoli accordarono sulla Repubblica e sul governo autonomo (Generalitat), ma tre anni dopo il governo catalano era già in prigione. Nel 1977 gli spagnoli concordarono il ritorno della presidenza catalana dall’esilio dopo il franchismo, ma nel 2017 la presidenza catalana tornò in esilio.

Adesso si tratta di porre fine definitivamente a tutto questo, di porre fine alle circostanze. Porre fine una volta per tutte a questo continuo andare avanti e indietro dal dialogo alla violenza, e ancora al dialogo e subito dopo alla violenza. E non può che concludersi con l’indipendenza, cioè con la libertà definitiva.

Questa è la strada che dobbiamo seguire, con ancora più forza di prima, dopo l’amnistia. Perché è evidente che, visto nella prospettiva storica di centoquaranta anni di movimento catalano, non eravamo mai arrivati ​​così lontano come nel 2017. E, quindi, non avrebbe senso lasciar passare molto più tempo senza completare il lavoro. Sapendo inoltre, come sappiamo, che loro (lo scrittore Fuster usava sempre il corsivo per riferirvisi), gli stessi loro che oggi firmano, ritorneranno là dove tornano sempre, quando gli farà comodo o quando potranno.

Vale a dire alla repressione, alla violenza, alla nave Uruguay (usata per reprimere durante la guerra civile spagnola), alla fossa comune di Montjuïc (luogo di fucilazioni di catalani repubblicani e dissidenti della dittatura – più di 4.000!!), all’articolo 155 (sospensione del governo autonomo nel 2017), a qualsiasi “aporellos” (cioè, prendeteli! – espressione spagnola usata per spronare il numeroso contingente di Guardia Civile che lo Stato inviò in Catalogna per reprimere il referendum del 2017).

 

* traduzione  Àngels Fita – AncItalia

https://www.vilaweb.cat/noticies/que-no-ens-porten-a-lengany-lamnistia-es-nomes-una-circumstancia/

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