Il Consiglio d’Europa scopre il tentativo del PSOE di barare con l’amnistia. E adesso?
Dopo il risultato delle elezioni galiziane e il rapporto di questo fine settimana, l’opportunità di negoziare una vera legge di amnistia che non escluda nessuno sembra più concreta che mai
Vilaweb.cat – Editorial – Vicent Partal – 25.02.2024
Molto opportunamente – a pensarci, direi addirittura troppo opportunamente – la Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa ha pubblicato questo fine settimana un lavoro molto interessante in cui mette a confronto legislazioni e pratiche relative all’amnistia in cinquantasei Stati di tutto il mondo: sia europei che alcuni scelti extraeuropei. Uno dei risultati visibili di questo studio è che nessuno stato europeo, nessuno, stabilisce che il cosiddetto “terrorismo” sia un ostacolo, al momento di concedere un’amnistia.
In effetti, ci sono solo due Stati che affermano che il terrorismo non può essere amnistiato. Uno è il Brasile, ma nel contesto della controversa legge di amnistia del 1979 promulgata dai militari con l’intenzione di trasformarla in una legge da “punto e a capo”. E l’altro è il Kirghizistan. Anche così, in entrambi i casi è consentita l’amnistia se non c’è stata ancora una condanna.
Alla luce di questi antecedenti, quindi, la proposta del PSOE di escludere dall’amnistia gli indagati per terrorismo – anche se non sono stati condannati – pone Pedro Sánchez all’estremità più restrittiva della legislazione comparata. Una posizione che, dopo il rapporto del Consiglio d’Europa, semplicemente non dovrebbe più essere mantenuta.
Che non dovrebbe essere tollerata, per essere più precisi. Cioè, il partito catalano Junts non dovrebbe tollerarlo, visto che continua a negoziare corpo a corpo con i socialisti.
Ho detto all’inizio che la pubblicazione di questo rapporto è molto opportuna, perché pochi giorni fa la Commissione di Venezia, che sarebbe l’organismo del Consiglio d’Europa che veglia sulla giustizia democratica, ha visitato la Spagna su invito del PP, pretendendo di ottenere il via libera alla sua campagna contro l’amnistia. Probabilmente il mese prossimo si farà un rapporto su questa visita, ma ora il documento di lavoro reso pubblico nel fine settimana, senza fare apertamente riferimento alle ossessioni spagnole, rende già tutto molto chiaro. Forse qualcuno ha pensato che fosse necessario correre un po’ in mezzo alla follia scatenatasi a Madrid. Follia scatenata all’interno del PP, ma anche all’interno di un PSOE che, fin dal primo momento, tenta in tutti i modi di decaffeinare la legge.
Una legge rifiutata e ritornata alla Commissione di Giustizia del parlamento spagnolo e che non sarà votata nuovamente fino a metà marzo. I tre emendamenti presentati dal partito catalano Junts per eliminare dal testo l’assurda esclusione del terrorismo – i giudici vorrebbero, così, rendere la legge inutile – dovrebbero ora essere accettati dal PSOE che, tutto sommato, dovrebbe aspirare a riformulare il testo tanto per pulire la propria immagine, sempre mantenendo la sostanza della proposta.
Votando no alla prima proposta di legge, Junts ha già dimostrato che non accetterebbe qualsiasi cosa, tanto per tirare avanti. E ora, dopo le elezioni galiziane con un risultato così negativo per il PSOE e Sumar e con la posizione del Consiglio d’Europa come grande sostegno, avrà necessariamente più capacità negoziale con i socialisti rispetto a prima – tra l’altro perché ora nessuno crederebbe alla minaccia socialista di indire elezioni a luglio.
Quindi, l’opportunità di negoziare una legge di amnistia che lo diventi per davvero e non escluda nessuno sembra più salda che mai. Vediamo se sapranno farlo.
* traduzione Àngels Fita – AncItalia