L’odio non scompare nemmeno dopo l’indipendenza…
Una delle trappole più pericolose è quella di mettere tutti i nazionalismi nello stesso sacco, come se fossero un unico fenomeno. Quelli che liberano e quelli che opprimono.
Vilaweb.cat – Vicent Partal – Editorial – 13.02.2024
https://www.vilaweb.cat/noticies/lodi-no-sels-en-va-ni-despres-de-la-independencia/
L’odio è un’emozione estremamente potente che può avere profonde conseguenze nella società e nella vita personale. Si manifesta come un intenso sentimento di rifiuto o avversione verso una persona, un gruppo o una cosa e può essere alimentato da pregiudizi, stereotipi, paura, ignoranza o esperienze negative passate. E, quel che è peggio, non scompare…
Ieri la Russia ha ordinato l’arresto del primo ministro estone, Kaja Kallas insieme al segretario di stato, Taimar Peterkop, oltre al Ministro della Cultura della Lituania, Simonas Kairys. La portavoce del governo russo Maria Zakharova ha spiegato che i tre politici baltici figurano sulla lista dei ricercati e che sarebbero arrestati immediatamente se fossero entrati in Russia o se questo paese fosse riuscito a catturarli.
Tutti e tre sono accusati, in modo magniloquente e demagogico, di “distruggere la memoria della lotta contro il fascismo e il nazismo”, per aver rimosso resti dei monumenti eretti durante l’occupazione sovietica (occupazione illegale e mediante la forza), dei loro Paesi.
Il fatto è che tra poco si compiono 34 anni dell’indipendenza di Estonia, Lettonia e Lituania ma il nazionalismo russo non cede. In realtà, perché non ha mai accettato l’indipendenza delle repubbliche baltiche. Ma anche perché l’odio verso gli estoni e i lituani (in breve, verso tutti coloro che non sono come loro) non se ne è andato nemmeno tre decenni dopo l’indipendenza. Non andrà mai via.
Quando parliamo, quindi, di nazionalismo, dobbiamo sapere che una delle trappole più pericolose è quella di mettere tutti i nazionalismi -metterci- nello stesso sacco, come se fossero un unico fenomeno. Quelli che lottano per liberarsi e quelli che opprimono. Coloro che servono la causa della libertà e coloro che servono la causa dell’oppressione. Quelli che sono spinti dalla volontà di costruire e quelli che si affidano all’odio e al suprematismo. Quello di coloro che vogliono vivere, semplicemente, come qualsiasi altra nazione e quello di coloro che non sanno vivere senza fare di questa o quella patria il nemico interno per giustificare sé stessi.
Ed ecco perché è così importante capire – e dirlo a tutti e diffonderlo ai quattro venti – che non è la stessa cosa brandire il tricolore estone o la bandiera catalana rispetto alle bandiere della Russia o della Spagna.
E prendere atto che, anche dopo l’indipendenza – trent’anni, quaranta anni dopo l’indipendenza – continueranno a fare pressione e ad attaccare ogni giorno.
Mentre noi avremo fatto strada, spero e voglio, tanta o più strada di quella che hanno fatto gli estoni.
* traduzione Àngels Fita – AncItalia
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