La Spagna spezzata, la criminalizzazione del PSOE

La Spagna spezzata, la criminalizzazione del PSOE

 

Il PSOE ora è considerato criminale da parte di una società, quella spagnola, alimentata dall’idea che rinnegare l’unità della Spagna non è un’opzione politica ma un crimine. Lo stesso PSOE è in gran parte responsabile di ciò che sta accadendo

 

 

MADRID, 06/11/2023.- Concentraciones este lunes frente a la sede del PSOE en la calle Ferraz, en Madrid, contra los pactos de investidura del presidente en funciones, Pedro Sánchez, que incluyen una ley de amnistía. EFE/ J.P. Gandul

 

Vilaweb.cat – Vicent Partal – Editorial – 07.11.2023

 

 

Tutto ciò che sta accadendo a Madrid è importante: rivolte fasciste nelle strade e nei media e il tentativo di colpo di stato coordinato dai giudici contro il potere politico. Nei commenti degli abbonati all’editoriale di ieri, alcuni hanno addirittura detto che era un momento così importante da poter giustificare un voto di Junts a favore dell’investitura di Pedro Sánchez, con l’intenzione di accelerare la rottura della Spagna.

 

È un punto di vista da tenere presente, anche se in questo momento non lo condivido. Ma sono d’accordo che questa Spagna spezzata che si apre davanti ai nostri occhi sia un fattore decisivo per il futuro del processo di indipendenza della Catalogna. Perché una costante nei processi di indipendenza in tutto il mondo è che l’indebolimento e il deterioramento del potere centrale sono una condizione fondamentale per ottenerla.

 

E voglio sottolineare che la caratteristica chiave di questa nuova situazione è il passo – ormai fatto apertamente – di criminalizzare il PSOE.

 

Adesso nelle strade si grida solo per chiedere la galera per Pedro Sánchez o la messa al bando del partito. Ma siate certi che prima o poi qualche giudice chiederà il carcere per Sánchez. E, quindi, spingerà lo Stato spagnolo verso una strada ad alto rischio. Perché, anche se è chiaramente Vox a guidare i disordini, non possiamo perdere di vista che il PP, negli interventi di queste ultime ore, non ha preso affatto le distanze dalle accuse fatte dall’estrema destra e, piuttosto, ne alimenta argomentativamente le sue richieste.

 

Se lo sono conquistato ostinatamente: siamo arrivati ​​qui per i grandi errori commessi dal PSOE nel 2017 in relazione alla Catalogna – e con la grande resistenza e successo dell’indipendentismo catalano. Il PSOE riciclò in modo folle il nazionalismo spagnolo marciando a braccetto insieme ad esso e rendendo propria quella tesi eterna che afferma che l’unità di questa cosa chiamata Spagna è un bene superiore alla democrazia.

 

Ma, se guardiamo a medio e lungo termine, quello che accade ora a Madrid non è altro che la conferma – ancora una volta – che il nazionalismo spagnolo è e sarà sempre un’ideologia reazionaria, violenta, antidemocratica e pericolosa a cui la sinistra spagnola non ha voluto mai tenere testa come sarebbe stato necessario. Per codardia o per coincidenza patriottica.

 

Durante la transizione franchista, poiché venivamo da una dittatura e l’obiettivo era entrare in Europa, il nazionalismo spagnolo fu meno influente che mai. Ma dal 2000, con Aznar, è tornato e ogni anno che passa è sempre più esagitato e schietto. E lo incoraggiano soprattutto i poteri permanenti dello Stato, a cominciare dal suo re, con quell’infame discorso del 3 ottobre 2017 (dopo il referendum catalano), e proseguendo con i giudici.

 

Sappiamo tutti quale sia stato il ruolo del PSOE durante la transizione: facilitare la sopravvivenza dello Stato franchista affinché continuasse a governare nelle profondità di Madrid, in cambio del godimento dei benefici del potere esecutivo e parlamentare. Felipe González, come ormai tutti vedono chiaramente, non mise mai in discussione nulla di essenziale.

 

Ma i decenni sono passati, e la situazione politica è molto diversa e molto complicata. Il nazionalismo spagnolo regna sovrano in Spagna, con la destra erede del franchismo completamente imbaldanzita, mentre nei Paesi catalani, nei Paesi Baschi e in Galizia, persino in Aragona o nelle Isole Canarie, lo spagnolismo incontra resistenze ogni giorno più consolidate. In quantità e qualità.

 

In qualità perché ogni giorno sono sempre di più le persone che detestano la Spagna e che non vogliono farne parte in alcun modo. E in quantità perché il PSOE si dissangua per mano di partiti che già parlano apertamente di plurinazionalità, sovranità o indipendenza – da Sumar a ERC, Junts, Compromís o Més, EH Bildu, il PNB, il BNG, il Chunta e tutti gli altri – partiti con i quali, attenzione! deve contare se vuole continuare a governare. E che non può sottovalutare perché ne ha bisogno. Semplicemente perché il PSOE non può governare e non potrà mai governare con il voto dei soli spagnoli.

 

(A questo proposito, ricordate che nelle elezioni di luglio scorso, il blocco PP-Vox ottenne 123 voti nelle province strettamente spagnole, il 51% del voto popolare; e, al contrario, PSOE e Sumar ne ottennero solo 91).

 

Questo ha spinto il PSOE, che già nelle legislature precedenti era stato costretto ad avvicinarsi a Junqueras (ERC) o Otegi (EH Bildu), ora perfino si vede costretto a rivolgersi a Puigdemont – che è il massimo esponente possibile dell’anti-Spagna, sia per aver proclamato l’indipendenza della Catalogna nel 2017 che per aver resistito con successo e dignità a tutti gli attacchi dello Stato spagnolo, compreso il PSOE, in questi sei lunghi anni.

 

Non ha altra strada che trovare un accordo per governare, ma ora resta intrappolato nella ragnatela antidemocratica che, in questi anni, tanto ha contribuito a ordire, prima contro i Paesi Baschi e poi contro la Catalogna. In questo modo il PSOE ora viene considerato criminale da una società, la Spagna, che è cresciuta con l’idea che negare l’unità della Spagna non è un’opzione politica, ma piuttosto un crimine. Dunque, è solo una questione di tempo prima che tutto esploda…

 

* traduzione  Àngels Fita – AncItalia

https://www.vilaweb.cat/noticies/lespanya-trencada-la-criminalitzacio-del-psoe/

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