Il diritto all’autodeterminazione

 

 

Il diritto all’autodeterminazione: dieci domande per chiarire una confusione interessata

 

RedazioneVilaweb – 05.08.2023

 

 

Il diritto all’autodeterminazione è riconosciuto dal diritto internazionale e nessuna legge statale può negarlo; ma, nonostante ciò, le forze politiche ei media spagnoli cercano di creare confusione su cosa sia e come venga applicata

 

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Il diritto all’autodeterminazione è riconosciuto dal diritto internazionale e nessuna legge statale può negarlo; ma, nonostante ciò, le forze politiche ei media spagnoli cercano di creare confusione su cosa sia e come venga applicata

 

Manifestazione a Barcellona durante i giorni posteriori al 1° ottobre

 

Il dibattito sull’investitura del prossimo presidente del governo spagnolo ha posto nuovamente sul tavolo il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione, oggetto del referendum del 1° ottobre 2017, una delle condizioni poste dai deputati indipendentisti catalani.

Il diritto all’autodeterminazione è pienamente riconosciuto dal diritto internazionale e nessuna legge statale può negarlo; ma, nonostante ciò, le forze politiche e i media spagnoli cercano di creare confusione su cosa sia e come venga applicato. In questo articolo lo chiariamo.

 

  1. Esiste il diritto all’autodeterminazione dei popoli? 

SÌ. Il diritto internazionale dispone di quello che viene chiamato “ius cogens”, cioè regole di diritto imperativo. Queste regole fanno parte del diritto internazionale e nessuno stato può negarle o violarle. La comunità internazionale ritiene di essere al di sopra di ogni legislazione statale, vuoi perché la prassi lo ha imposto così, vuoi perché i trattati internazionali lo decretano così. Sono regole imperative, ad esempio, il divieto di genocidio, pirateria marittima, schiavitù e tortura. Anche il diritto dei popoli all’autodeterminazione è legalmente considerato una norma imperativa, come è stato sottolineato in alcune sentenze della Corte internazionale di giustizia e come si riflette nella Carta delle Nazioni Unite.

 

  1. In cosa consiste il diritto all’autodeterminazione?

Il diritto all’autodeterminazione è il diritto di un popolo, di una nazione, di decidere se vuole essere indipendente o meno. Il diritto non presuppone la volontà di indipendenza né costringe una nazione a diventare indipendente. Dice che ha il diritto di decidere se vuole essere indipendente o no. In termini giuridici il diritto all’autodeterminazione è noto come il diritto di qualsiasi paese a “scegliere la sovranità e lo status politico, senza costrizioni o interferenze esterne”.

 

  1. Qual è la norma ONU che riconosce il diritto all’autodeterminazione?
    La Carta dell’ONU, che tutti gli stati che ne fanno parte devono accettare, dice nel secondo comma dell’articolo primoche la funzione dell’organizzazione è quella di “sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni basate sul rispetto del principio di uguaglianza dei diritti dei popoli e il diritto alla libera determinazione”.

Successivamente, le Nazioni Unite hanno approvato il Patto internazionale sui Diritti Civili e Politici che ha ribadito che “tutti i popoli hanno il diritto all’autodeterminazione. In virtù di questo diritto essi determinano liberamente il loro status politico e cercano anche lo sviluppo economico, sociale e culturale”.

 

Gli oppositori dell’autodeterminazione affermano che nessuno stato riconosce questo diritto. Come può essere una norma imperativa?
Non è vero che nessuno stato riconosce questo diritto. Ma anche se così fosse, non sarebbe un impedimento per la società internazionale riconoscerlo. Nelle costituzioni statali vi è una contraddizione flagrante rispetto alla prassi politica degli stati: il diritto all’autodeterminazione non è riconosciuto all’interno dello stato stesso, ma è riconosciuto all’esterno. Questa è una pratica politica comune. Il Congresso spagnolo, ad esempio, nel 2014 ha riconosciuto lo stato della Palestina. Ha quindi implicitamente riconosciuto il diritto all’autodeterminazione negandolo per i casi interni.

 

  1. Ma ci sono paesi che riconoscono l’autodeterminazione nella costituzione?

Si. L’opinione che solo l’Etiopia lo faccia è sbagliata. Indirettamente, il diritto all’autodeterminazione è riconosciuto da tutti gli Stati che incorporano nella loro legislazione il rispetto delle norme del diritto internazionale, vale a dire, la stragrande maggioranza. Riconoscere direttamente il diritto all’autodeterminazione alle minoranze interne di uno stato non è una pratica comune per ovvie ragioni, ma molti stati, quando spiegano perché sono indipendenti, fondano la loro esistenza sull’invocazione legale al diritto stesso all’autodeterminazione. In totale, sono ormai trentotto gli Stati che nell’attuale costituzione riconoscono l’esistenza del diritto all’autodeterminazione:

 

 

– Germania

– Angola

– Bangladesh

– Bolivia (che lo concede esplicitamente alle nazioni indiane del Paese)

– Brasile

– Capo Verde (che è costituzionalmente obbligato a sostenere i popoli che lottano per l’autodeterminazione)

– Qatar

– Colombia

– Croazia

– Cuba

– Repubblica Dominicana

– Ecuador (che riconosce l’autodeterminazione per le popolazioni indigene)

– Slovacchia

– Slovenia

– Estonia (che riconosce le minoranze nazionali)

– Etiopia (che riconosce il diritto di secessione delle nazioni che la compongono)

– Francia (che riconosce il diritto all’autodeterminazione nei territori d’oltremare)

– Guinea Bissau (che riconosce il diritto all’autodeterminazione di tutti i popoli e si impegna a sostenerli)

– Honduras

– Ungheria (che riconosce i diritti delle minoranze)

– Iran

– Kosovo

– Lettonia

– Messico (che riconosce il diritto delle minoranze all’autodeterminazione)

– Montenegro

– Nicaragua (che riconosce il diritto all’autodeterminazione delle minoranze del paese)

– Paraguay

– Filippine

– Portogallo (che riconosce il diritto all’indipendenza di tutti i popoli)

– Russia (che riconosce l’autodeterminazione delle nazioni che ne fanno parte)

– Serbia

– Sud Africa (che riconosce il diritto all’autodeterminazione di ogni comunità che condivida un patrimonio culturale e linguistico comune, all’interno di un’entità territoriale)

– Sudan (che riconosce ancora il diritto all’autodeterminazione del Sud Sudan)

– Suriname

– Timor Est

– Turkmenistan

– Ucraina

– Venezuela

 

 

Ci sono più Stati che riconoscono esplicitamente il diritto all’autodeterminazione nelle leggi, anche se non lo fanno nella costituzione, come il Canada (che riconosce il diritto del Quebec), la Danimarca (che lo riconosce per le Isole Faroe e la Groenlandia ), Italia (che riconosce all’Austria un ruolo di tutela rispetto all’Alto Adige), Finlandia (che lo riconosce per le Isole Aland), Regno Unito (che riconosce il diritto all’autodeterminazione in molti dei territori uniti dalla corona), la Svizzera (che riconosce il diritto all’autodeterminazione dei cantoni) e gli Stati Uniti (che hanno riconosciuto in alcune sentenze il diritto di secessione).

 

  1. Chi ha diritto all’autodeterminazione?
    Questo è il punto più complicato di tutti perché nessuno ha definito esattamente cosa sia un popolo o una nazione. Il diritto all’autodeterminazione si applica come regola indiscutibile a qualsiasi situazione coloniale – e, in particolare, all’elenco delle coloniedefinito dall’ONU. Questo diritto non è contestato da nessuno. Per quanto riguarda l’autodeterminazione dei popoli non coloniali, c’è molta più discussione e non c’è unanimità.

 

  1. Quindi, si può dire che se non sei una colonia non hai diritto all’autodeterminazione?
    No. Se sei una colonia, nessuno contesta il tuo diritto all’autodeterminazione. Questo vale per le colonie attualmente riconosciute come tali dall’ONU, tra cui Gibilterra (che ha esercitato il diritto all’autodeterminazione scegliendo di rimanere nel Regno Unito), Nuova Caledonia (che ha fatto alcuni referendum sull’indipendenza) e il Sahara Occidentale (che ai fini dell’ONU continua ad essere una colonia della Spagna).

Se non fanno parte di questo elenco, il diritto all’autodeterminazione è riconosciuto in conformità con la volontà politica degli stati. Anche se il sistema delle Nazioni Unite ha chiarito, soprattutto con le sentenze della Corte internazionale di giustizia, che questo diritto non è solo per le colonie, ma per qualsiasi territorio di qualsiasi stato.

 

  1. Quale potrebbe essere un esempio di territorio non coloniale a cui è stato riconosciuto il diritto all’autodeterminazione?

Tutti i nuovi stati, quando vengono riconosciuti, sono in virtù del diritto all’autodeterminazione e durante il XXI secolo sono apparsi più nuovi stati in Europa che in altri continenti. Ma un caso esemplare è quello di Kosovo. Il diritto all’autodeterminazione del Kosovo è attualmente pienamente riconosciuto da centoundici Stati membri dell’ONU, che già intrattengono relazioni diplomatiche con esso, sui centonovantatrè che ne fanno parte. Ci sono alcuni stati, come la Spagna, che riconoscono il diritto del popolo kosovaro all’autodeterminazione, ma non riconoscono lo stato risultante perché non sono d’accordo con il modo in cui è stato creato e ce ne sono alcuni, in particolare la Serbia, che semplicemente non riconoscono il loro diritto all’autodeterminazione.

Il diritto all’autodeterminazione è generalmente legato al riconoscimento di un fatto politico. Quando un popolo, quale che sia la definizione, propone alla società internazionale un processo di indipendenza, chi lo riconosce si fonda sul diritto all’autodeterminazione, mentre questo diritto è negato da alcuni di coloro che non lo riconoscono.

 

  1. Ma allora tutto dipende dall’arbitrarietà politica di ogni stato?
    No. Il diritto all’autodeterminazione è riconosciuto a livello internazionale. È proprio il caso di Kosovo, che ha ottenuto una storica sentenza della Corte Internazionale di Giustizia. Essa ha riconosciuto che la sua indipendenza era valida dal principio di autodeterminazione proclamato nella Carta delle Nazioni Unite. Tuttavia, ciò non significa che le conseguenze dell’esercizio del diritto all’autodeterminazione siano automatiche.

 

  1. E, infine, uno stato può invocare le leggi o la costituzione per negare l’autodeterminazione?
    Può farlo a effetti politici interni, ma questo non è valido a effetti internazionali, né ha alcun valore legale. La sentenza sul Kosovo della Corte internazionale di giustizia è molto chiara ed energica quando afferma che nessuna legge interna o internazionale può essere utilizzata per impedire l’indipendenza. La sentenza chiarisce inoltre che la dichiarazione unilaterale di indipendenza non viola alcuna norma giuridica internazionale. E afferma anche che ogni riferimento all’unità nazionale o all’inviolabilità dei confini iscritti nella costituzione deve essere interpretato contro un altro stato già costituito e basta, ma in nessun caso contro l’aspirazione all’autogoverno.

 

* traduzione  Àngels Fita

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