Il periodo cruciale della Catalogna: dai colloqui con i socialisti al caso Europol, i movimenti indipendentisti alzano la voce
a cura di Andrea Papaccio Napoletano

Le recenti elezioni generali in Spagna hanno inevitabilmente ridisegnato i rapporti di forza all’interno del Parlamento spagnolo. Uno scossone avvertito sia dai partiti di maggioranza che da quelli di opposizione e che ha avuto tra gli effetti quello di riportare le sigle indipendentiste catalane al centro del dibattito politico spagnolo. Una boccata d’aria fresca che non si può dire non abbia giovato alla questione catalana, che, oltre a essere tornata in auge in sede di trattative, sembra abbia ritrovato appeal anche tra gli elettori. A rivestire maggior importanza è però il potere di negoziazione che i partiti autonomisti hanno saputo ottenere, rivelandosi decisivi nell’elezione della socialista Francina Armengol come nuovo presidente del Congresso.
Una vittoria sopravvenuta in un momento comunque difficile per la causa catalana. Nell’ultimo rapporto sul terrorismo in Europa stilato dall’Europol, i movimenti indipendentisti sono stati definiti violenti e legati a doppio filo con l’estremismo di sinistra, in particolare per quanto riguarda gli attentati di natura politica. Una criminalizzazione bella e buona che manca di rispetto alle storiche istanze autonomiste della Catalogna, quantomai oltraggiata nella sua dignità da un’agenzia, quale è l’Europol, che ha agito in questa circostanza sotto pressione del governo nazionale e comunità europea. A nulla per adesso sono bastate le dure prese di posizione del presidente dell’Assemblea Nacional Catalana Dolors Feliu, la quale ha inviato una lettera alla direttrice dell’ufficio europeo di polizia rimasta fin qui inascoltata.
Proprio l’UE si è rivelata ultimamente tra le più agguerrite nemiche della Catalogna. A dimostrarlo, la conferma della revoca dell’immunità parlamentare all’ex numero uno della Generalitat de Catalunya Carles Puigdemont, che nel luglio 2021 si era visto annullare lo speciale status a seguito delle vive proteste del gabinetto spagnolo. Una decisione che giunge direttamente dal Tribunale dell’Unione Europea e, come dichiarato dallo stesso Puigdemont, rischia di mettere in serio pericolo i diritti basilari europei. Anche in questo caso, il provvedimento arriva dopo le pressanti richieste piovute dalla Spagna, in particolare dai centralisti di Vox (estrema destra), che ha sostenuto il procedimento penale a carico del leader catalano. Una mossa meschina quella di Bruxelles, ma senza dubbio prevedibile, che però, dato altresì il nuovo ricorso presentato dall’ex governatore, dovrebbe garantire allo stesso di completare in tranquillità la legislatura in scadenza nel 2024. Poi, comincerà un’altra storia…
ANDREA PAPACCIO NAPOLETANO