Il potere dell’immagine inedita nell’Unione Europea che l’europarlamentare Ponsatí è riuscita a strappare alla Spagna
L’arresto di Ponsatí, trasmesso in diretta e registrato in pieno giorno, conferma i timori della Corte di Giustizia Europea espressi un anno fa
Josep Casulleras Nualart – Vilaweb.cat – 29.03.2023 –
Se Clara Ponsatí avesse parlato con il suo avvocato e gli avesse detto che voleva tornare dall’esilio e regolarizzare la sua situazione in Spagna con il minor disturbo possibile, sarebbe andata direttamente a Madrid per comparire davanti al giudice della Corte Suprema Pablo Llarena.
Se lo avesse fatto, sarebbe stata sicuramente rilasciata dopo poco tempo, in attesa dell’apertura di un processo orale per disobbedienza, che sarebbe arrivato dopo un certo tempo. Se lo avesse fatto, non avrebbe ottenuto una delle immagini giudiziariamente più compromettenti per lo Stato spagnolo degli ultimi tempi: l’arresto in pieno giorno, nel centro di Barcellona, di una eurodeputata coperta da immunità mentre brandisce le sue credenziali di europarlamentare.
Un evento insolito fino ad oggi nella storia dell’Unione Europea. Lo ha espresso con chiarezza Roberto Cuillo, già portavoce dell’ex presidente dell’Europarlamento David Sassoli: “L’eurodeputata catalana Clara Ponsatí, recentemente arrestata a Barcellona… È la prima volta nell’Ue che un eurodeputato viene arrestato mentre è protetto dalla sua immunità”.
Arrestata poco fa’ a Barcellona l’eurodeputata catalana Clara Ponsati…prima volta in UE che un deputato europeo protetto dall’immunita’ viene arrestato. #Catalunya #1ottobre2017 #europarlamento https://t.co/dXRZzIUrCS
— RobertoCuillo (@robertocuillo) March 28, 2023
Ponsatí ha ottenuto questa immagine perché non è andata a Madrid e non si è sottoposta all’autorità del giudice Llarena, che è il pilastro fondamentale della battaglia giudiziaria che si combatte in esilio da cinque anni, nelle istanze giudiziarie internazionali: cioè, che nessun giudice della Corte Suprema spagnola può estradare o processare alcun leader politico o sociale coinvolto nel referendum del 1° ottobre e nel processo di indipendenza. Perché se lo fanno, violano il diritto del giudice predeterminato dalla legge: e questo fu il motivo del rifiuto del Belgio a estradare Lluís Puig, ed è l’aspetto fondamentale della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 31 gennaio che ha posto delle condizioni all’esecuzione dei mandati contro gli esiliati.
E questo è accaduto (l’arresto) solo pochi mesi (o settimane) prima che il Tribunale dell’UE pronunci sentenza nel contenzioso di Puigdemont, Comín e Ponsatí contro il Parlamento europeo e il Regno di Spagna in merito alla loro immunità come eurodeputati. La Corte di Giustizia Europea dovrà dire se la richiesta che l’Europarlamento approvò nel marzo 2021 per rimuovere la loro immunità su richiesta di Llarena, in modo che i mandati di arresto europei potessero fare il suo corso, era irregolare, e dovrà decidere se pronunciarsi sulla portata di tutte le loro immunità come europarlamentari, vale a dire, se –contrariamente a quanto sostiene Pablo Llarena– l’immunità li tutela anche all’interno dello Stato spagnolo. Questo è, per lo meno, in discussione presso la più alta autorità giudiziaria dell’UE, e la magistratura spagnola ha preso la grave decisione di far arrestare un eurodeputato europeo prima che questo contenzioso sia risolto. Un fatto che non passerà inosservato ai magistrati lussemburghesi.
Né la Corte Generale Europea, che deve pronunciarsi molto presto sull’immunità degli eurodeputati, né la Corte di Giustizia Europea, che lo scorso anno ha concesso loro misure cautelari, visto l’alto rischio di arresto e reclusione nello Stato spagnolo se non avessero l’immunità ritirata con la petizione approvata dall’Europarlamento. La Corte verificò che Llarena aveva mandati di arresto europei attivi e questo era un chiaro pericolo che avrebbe violato i loro diritti di rappresentanza politica come parlamentari europei durante il loro mandato. Di più: rilevò che le autorità spagnole davano per scontato che non avevano la prima immunità, quella che dovrebbe tutelarli nel collegio in cui erano stati eletti, e che, quindi, li avrebbero arrestati.
L’arresto di Ponsatí, trasmesso in diretta e registrato in pieno giorno, conferma questo timore della Corte Europea. E questo significa intanto che, nel caso in cui la sentenza della Corte Europea andasse male per gli esiliati, cioè, confermasse la revoca della loro immunità, oggi appare molto più chiaro che, comunque, manterrebbero la loro immunità cautelativamente fino a quando il caso non sarà risolto con sentenza definitiva nella seconda e più alta istanza giudiziaria della Corte di Lussemburgo, la Corte di Giustizia Europea. Perché una sentenza sfavorevole sarebbe oggetto di ricorso in cassazione alla Corte da parte dell’avvocato Gonzalo Boye. Ciò significa che finché dura questa procedura, per molti mesi o anche un anno, manterrebbero l’immunità. E sarebbe chiaro che né quest’anno né durante il resto della legislatura, fino all’estate del prossimo anno, sarebbe possibile in alcun modo estradare Puigdemont che il governo di Pedro Sánchez tanto promette e ripete.
E questa sarebbe l’ipotesi peggiore. Da un punto di vista più ottimistico si può capire che questo arresto di Ponsatí alimenta uno dei principali argomenti per i quali la Corte Generale Europea dovrebbe ribaltare la revoca del Parlamento europeo: quello del fumus persecutionis, cioè la motivazione politica del ritiro del immunità dei deputati, che dovrebbe invalidare la revoca. Di più: metterebbe più pressione sul tribunale perché si pronunci su una questione fondamentale per la difesa degli esiliati, che è la portata dell’immunità di cui godono, se li tutela, contrariamente a quanto sostiene Llarena, all’interno dello Stato spagnolo. Non è più una situazione ipotetica, perché ora Clara Ponsatí l’ha resa reale, e potrebbe ancora ripetersi il prossimo 24 aprile se, come è prevedibile, l’eurodeputata non andrà a testimoniare davanti al giudice Llarena a Madrid. È il riconoscimento e la tutela di questa specifica immunità che potrebbe legare le mani a Llarena quando si tratterà di far arrestare Carles Puigdemont, nel caso decidesse di tornare nella Catalogna spagnola (lui è già andato nella Catalogna francese, senza problemi).
Ecco la forza dell’immagine che Ponsatí ha strappato al presunto stato di diritto spagnolo quando un sub-ispettore dei Mossos (polizia catalana) l’ha arrestata, ieri, sul viale della Cattedrale di Barcellona. Per l’impatto che può avere sul piano giudiziario e per lo sconvolgimento politico nelle istituzioni europee, in particolare nel Parlamento europeo, dove tutti gli eurodeputati hanno ricevuto una mail da Ponsatí dove informava che era stata detenuta illegalmente. Ci sono state e ci saranno denunce pubbliche di eurodeputati di vario colore politico, ma non è prevedibile che l’istituzione in quanto tale, ora presieduta dalla conservatrice Roberta Metsola, faccia qualche mossa. Tuttavia, lo scandalo è servito.
* traduzione Àngels Fita – AncItalia
https://www.vilaweb.cat/noticies/imatge-inedita-ponsati-ue-detencio-espanya/