Perché non è vero che ora Puigdemont verrà estradato?

 

 

 

 

Perché non è vero che ora Puigdemont verrà estradato?

 

  • Il solo fatto di riformare in questo modo il codice penale e di proclamare che ora ci riusciranno rafforza l’argomentazione della persecuzione politica

 

 

Vilaweb.cat – Josep Casulleras Nualard – 21.01.2023

 

Puigdemont a Sardenya
4.10.2021
Foto: Albert Salamé / VWFoto

 

Ogni volta che si avvicinano elezioni in Spagna, Pedro Sánchez promette che otterrà l’estradizione di Carles Puigdemont. Ma da più di cinque anni il giudice Pablo Llarena ci prova e non se la cava, tutte le giurisdizioni europee che hanno esaminato il caso glielo hanno rifiutato, e ora sta facendo l’ultimo tentativo approfittando della riforma del codice penale spagnolo concordato tra PSOE, Unides Podemos ed ERC.

 

Abrogata la sedizione, resta il peculato, intesa dal giudice nel modo più aggravato, con pene fino a dodici anni di reclusione e venti anni di interdizione. Il governo spagnolo non solo accetta questa lettura dell’appropriazione indebita, ma vuole una mano più dura, e attraverso il pubblico ministero spagnolo, chiede a Llarena di perseguire Puigdemont (e Toni Comín e Clara Ponsatí) anche per disordini pubblici aggravati. Il PSOE ha iniziato quest’anno elettorale ripetendo che ora sarà possibile estradare Puigdemont. Quest’anno sì. E la storia è stata diffusa ovunque negli spazi di conversazione e dibattito. Ma, è davvero così? Rivediamo le falsità che rendono, per ora, praticamente impossibile questa estradizione.

 

“Puigdemont sarà estradato quest’anno”, dicono. Ci sono diverse argomentazioni che ci permettono di dire che questa affermazione non è vera. Ma, soprattutto, c’è un dato elementare che lo smentisce: il presidente Puigdemont ha immunità come europarlamentare ed è quasi certo che non la perderà per tutto questo anno 2023. Sia lui che Comín e Ponsatí hanno ottenuto cautelativamente questa immunità dalla Corte di giustizia dell’UE dal maggio dello scorso anno. Il Parlamento europeo revocò loro l’immunità quando approvò la petizione di Llarena nel marzo 2021 ma i tre europarlamentari presentarono ricorso contro la decisione alla Corte di Giustizia UE, che presto dovrà decidere. E mentre il caso non sarà risolto, la loro immunità resta ripristinata perché la Corte UE ha capito che c’era un rischio troppo alto di estradizione e carcere (l’allarme scattò all’Alghero) e che sarebbe stato loro causato un danno irreparabile.

 

Cosa può succedere se la Corte UE detta, prevedibilmente in questo primo semestre dell’anno, una sentenza a favore del Parlamento Europeo? Perderebbero di nuovo l’immunità? No, l’avrebbero ancora cautelativamente, perché questa sentenza non sarà definitiva e potranno fare ricorso presso la stessa Corte di Giustizia UE, in una nuova procedura che può protrarsi per molti altri mesi. Potrebbe altresì succedere che la giustizia europea riconosca la loro immunità e dichiari nella sentenza che l’Europarlamento approvò irregolarmente la petizione del giudice Llarena, ma se così non fosse, nel peggiore dei casi, la sentenza finale su questo punto arriverebbe alla fine dell’attuale legislatura europea, nel 2024.

 

Ma cosa accadrebbe se, comunque, perdessero la loro immunità come eurodeputati? Questa è la risposta che Pablo Llarena spera di ottenere per emettere nuovi mandati di arresto europeo (sarebbe la quarta volta) contro gli esiliati che ora sono europarlamentari. Prima di sapere se potrà emettere questi nuovi mandati di arresto, Llarena dovrà aspettare la risposta della Corte di giustizia dell’UE il prossimo 31 gennaio, circa le questioni pregiudiziali presentate da lui stesso, quasi due anni fa, proprio per sapere in quali casi si possono rifiutare i mandati di arresto europei contro gli esiliati. E, visto che queste questioni furono presentate a seguito della ferma bocciatura dell’mandato di arresto in Belgio contro Lluís Puig, la sentenza della Corte di Giustizia UE avrà conseguenze soprattutto in Belgio, oltre che nell’intera Unione Europea, ovviamente.

 

Il Belgio dichiarò all’inizio del 2021 di non poter estradare Lluís Puig allo stato spagnolo, per peculato, perché correva il rischio di vedere vulnerati il diritto ad avere il giudice predeterminato dalla legge oltre al diritto alla presunzione di innocenza. Se la Corte di Giustizia UE confermerà che la giustizia belga ha agito in conformità con il diritto dell’Unione, qualsiasi nuovo mandato europeo inviato in Belgio contro qualsiasi altro esiliato, subirà la stessa sorte. È difficile che la sentenza del 31 dica esattamente questo e che avalli chiaramente quella decisione su Lluís Puig. Ci saranno sicuramente molte sfumature che dovranno essere lette con attenzione, ma il fattore del rischio di violazione dei diritti come motivazione per rifiutare eventuali nuovi mandati di arresto europei dovrà essere preso in considerazione, qualunque sia l’esito della sentenza della Corte di Giustizia.

 

Perché questa è la giurisprudenza che il tribunale segue per chiarire, una volta per tutte, in quali casi i mandati di arresto europei possono essere respinti: quello della dimostrazione di un rischio per il ricercato. Ora bisogna vedere in quale modo va dimostrato e in quali circostanze. Questo determinerà il modo in cui i giudici che d’ora in poi, riceveranno mandati di arresto europei da Llarena, indipendentemente dallo stato di provenienza, dovranno decidere se accettarli o meno. È vero che negli eventuali nuovi mandati di arresto europei non ci sarà più il reato di sedizione, che è un reato che scricchiolava molto perché non era omologabile nei codici penali degli altri stati Ue, ma questo non significa che l’estradizione sia più facile, perché ciò che determina se si può eseguire è se i fatti per i quali qualcuno è ricercato costituiscono un reato nello stato che deve decidere se eseguire il mandato europeo.

 

Ciò è quello che è stato fatto dall’Alta Corte dello Schleswig-Holstein nel 2018, quando concluse che i fatti per i quali Puigdemont era reclamato non rientravano in alcun reato del codice tedesco più o meno paragonabile a ribellione e/o sedizione e nemmeno ai disordini pubblici. Il governo spagnolo vuole che sia processato anche per disordini pubblici, anche se Llarena attualmente lo sta facendo per peculato, che è il reato che potrebbe comportare più anni di carcere in caso di estradizione. Llarena deve avere l’incubo ricorrente della sentenza tedesca,  che gli proponeva l’estradizione del presidente per peculato, ma lui non volle accettarlo a suo tempo perché la caduta della ribellione e della sedizione avrebbe fatto scoppiare/annullare il giudizio contro gli indipendentisti catalani che si teneva a Madrid, nella Cassazione spagnola.

 

“Se in Germania accettarono il peculato, anche ora lo faranno”, forse pensa Llarena, o Pedro Sánchez, quando qualcuno del loro governo ripete che quest’anno sì. Ma se oggi, in un ipotetico caso, la giustizia tedesca dovesse decidere sull’estradizione di Puigdemont, risponderebbe di nuovo allo stesso modo? Lo offrirerebbe di nuovo per peculato? Se dovesse essere guidato solo dai criteri tecnici con cui lo ha fatto il tribunale di Schleswig-Holstein allora, forse sì. Ma in quel momento il tribunale respinse che Puigdemont fosse oggetto di persecuzione politica, che sarebbe un motivo per rifiutare il mandato di arresto (con criteri che la Corte UE stabilirà sicuramente il prossimo 31 gennaio).

 

In Germania era la primavera del 2018, quando non era ancora uscito il rapporto del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie, relativo alle violazioni dei diritti dei prigionieri politici nella carcerazione preventiva e nel processo. Questo rapporto servì per il rifiuto del Belgio all’estradizione di Lluís Puig, per esempio. Da allora sono successe molte altre cose che possono spiegare meglio questo caso di persecuzione, come l’uso capriccioso e abusivo del meccanismo dei mandati di arresto europei da parte di Llarena, inviandoli e poi ritirandoli a piacimento. E sono scoppiati scandali come il Catalangate, che rivela spionaggio contro tutta la cerchia ristretta di Puigdemont e, addirittura, contro il suo avvocato, Gonzalo Boye.

 

Inoltre, il solo fatto di riformare il codice penale in materia di sedizione è un riconoscimento esplicito che l’intero processo giudiziario contro i prigionieri politici e gli esiliati si è svolto in maniera antidemocratica. E poi si afferma per iscritto, in un documento congiunto dei partiti che fanno parte del governo spagnolo, nelle motivazioni della proposta, che l’applicazione pratica della sedizione ha violato i principi democratici di effettiva tutela dei diritti fondamentali (cioè, nella sentenza contro i prigionieri politici e nell’attivazione di mandati di arresto europei contro gli esiliati).

 

La via per ottenere l’estradizione di Puigdemont è quindi duro e complicato per Llarena. Le affermazioni secondo le quali sarà presto estradato, o che la riforma del codice penale lo favorirà, non trovano fondamento, e anzi fanno pensare che in nessun modo lo Stato spagnolo otterrà l’estradizione del presidente in esilio che pretende.

 

* traduzione  Àngels Fita – AncItalia

https://www.vilaweb.cat/noticies/per-que-es-mentida-que-ara-si-que-extradiran-puigdemont/

 

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