Non siamo spagnoli a sud e nemmeno francesi al nord: siamo catalani

Non siamo spagnoli a sud e nemmeno francesi al nord: siamo catalani

 

  • L’incontro tra Macron e Sánchez a Barcellona può anche servire a ripensarci e mettere da parte una mentalità regionalista che ci ha portato all’impasse in cui ci troviamo

 

 

Vilaweb.cat – Vicent Partal – 19.01.2023

 

Castellet
Perpinyà
27/02/2020
Foto: Albert Salamé / VWFoto

 

 

C’è uno storico olandese, Joep Leersen, che propone un metodo per parlare delle nazioni che trovo particolarmente illuminante. Leersen comprende l’esistenza e la dinamica delle nazioni del mondo come se fosse una di quelle costruzioni fatte con le tessere del domino che, quando attivate, fanno che un pezzo faccia cadere quello accanto. La Francia ha creato la nazione nel senso moderno del termine. La prima. Con la rivoluzione. E poiché la Francia creò la nazione francese, la tessera tedesca cadde e la Germania dovette crearne una propria, come reazione. E poiché la Germania ne creò una propria, fu creata quella russa. E così potremmo ripercorrere la mappa del mondo, pezzo per pezzo, confine per confine, quartiere per quartiere, fino ad oggi, quando ancora non smettono di spuntare nazioni, diciamo nuove, nate sempre dal contrasto, dalla lotta, con la nazione immediatamente adiacente. Come è il caso catalano.

 

 Le immagini della grande manifestazione indipendentista contro il vertice  Sanchez – Macron

https://www.vilaweb.cat/noticies/fotos-manifestacio-cimera-sanchez-macron/

 

Quando nel 1789 nacque la “nazione francese”, possiamo affermare con piena cognizione che le regioni del Rossellò, Vallespir, Conflent, Capcir e metà della Cerdanya appartenevano già al re di Francia, ma non facevano in alcun modo parte del conglomerato umano che a Parigi si affermava come prima nazione, in seguito allo scioglimento degli Stati Generali e alla creazione dell’Assemblea… Nazionale. Perpignano ed Elna, Prada oppure Tor de Querol erano allora semplicemente proprietà di un re che perse la sua corona, quella di Francia, proprietà ceduta da un altro re, sempre senza tener conto della volontà di chi vi abitava.

 

Terra catalana ceduta illegalmente perché, come è noto, non esisteva ancora il titolo di re di Spagna e il sovrano, in quanto conte di Barcellona, ​​era comunque obbligato a consultare le Corti catalane su ogni cessione di territorio, cosa che non fece mai. Ecco perché gli strumenti giuridici che certificarono quella ripartizione (il Trattato di Parigi e il Trattato dei Pirenei), passarono sopra la legalità. Per adempiere a quella ripartizione del bottino, non avevano altro modo che fingere che gli obblighi legali non esistessero. Ma questo ha reso l’argomentazione molto debole.

 

Torniamo al domino. La Francia è nata nel 1789. La Spagna – mettiamola così – è nata nel 1808, proprio contro la Francia. La Catalogna, l’idea che la Catalogna sia una nazione e possa aspirare ad essere un’altra tessera di quel domino di cui si parlava, arriverà molto più tardi. In modo che durante quasi un secolo, proprio quando l’idea moderna di “nazione” si apriva al mondo e diventava attraente, i catalani su entrambi i lati della frontiera franco-spagnola non avevano altra alternativa che pensare sé stessi come “spagnoli” o come “francesi”. Perché nessuno aveva pensato che potevamo concepirci, noi stessi e noi soli, come catalani, come nazione.

 

Ci eravamo abituati, da entrambe le parti, a pensare a noi stessi come qualcosa che non eravamo, semplicemente perché era l’unica cosa che, apparentemente, era a nostra disposizione.

 

Il poeta catalano Jacint Verdaguer i Santaló (Folgueroles, 17 maggio 1845 – Vallvidrera, 10 giugno 1902) fu il primo a pensarci prima di chiunque altro e ci ha pensato come individui delle due parti. Ma, sfortunatamente, fu un miraggio e, fino al 2017, il nuovo nazionalismo catalano si afferma più come regionalismo spagnolo, come movimento politico dentro la Spagna, piuttosto che come nazionalismo, nel vero senso del termine. Soprattutto dalla strumentalizzazione “autonoma” della Mancomunitat (primo tentativo di autonomia, atrtiva dal 1914 al 1925) e delle successive Generalitat. E questo arriva all’estremo irrazionale di accettare che la Spagna ci dica cos’è la Catalogna e cosa non lo è, un caso unico al mondo. Mequinenza, e faccio solo un esempio, faceva ufficialmente parte del Principato catalano nel 1810, ma ora ci viene detto che non lo è e la maggioranza della popolazione lo accetta. È sorprendente, quindi, come molti indipendentisti si comportino mentalmente come gli spagnoli quando accettano acriticamente il quadro mentale che ci viene imposto dall’esterno.

 

Ma la regola è infranta dal peccato originale e questo è molto importante da capire con motivo dell’incontro del 19 gennaio 2023, tra Pedro Sánchez ed Emmanuel Macron, che in fondo non sono altro che i due continuatori della storica ripartizione del bottino, dello squartamento del nostro Paese E si deve capire, quindi, che quello che alcuni chiamano stupidamente “i catalani della Francia” sono la prova di quello che siamo esattamente – e dico stupidi perché, seguendo questa logica assurda, noi saremmo “i catalani della Spagna”.

 

Nel contesto in cui viviamo, oggi i catalani del nord sono la prova inconfutabile che noi non siamo spagnoli. Lo dico ancora più precisamente: i catalani del nord sono la prova che essere catalano non equivale necessariamente e obbligatoriamente a essere spagnolo. E quelli del sud, al contrario, non siamo francesi. Politicamente parlando, nel sud, a causa del regionalismo diventato forte ma ignorante sul resto del nostro paese, la storia ha trasformato i catalani del nord nella prova perfetta che i catalani siamo qualcosa di diverso, qualcosa per noi stessi. Una nazione che vuole rovesciare anche la propria tessera di quel domino iniziato a Parigi con la rivoluzione.

 

Ricordatelo a Montjuïc, perché pensarci come noi da soli (non spagnoli – non francesi) è il primo gradino che ogni nazione deve superare per essere libera.

 

 

Nota:

Malgrado il “silenzio stampa” italiano, il 19 gennaio, più di 30.000 persone si sono ritrovate a Montjuïc, per fischiare e contestare la riunione tra Macron e a Pedro Sánchez a Barcelona, per dire loro che i catalani non siamo né della Spagna né della Francia.

 

* traduzione  Àngels Fita – AncItalia

https://www.vilaweb.cat/noticies/ni-espanyols-al-sud-ni-francesos-al-nord-som-catalans/

 

 

 

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