UE, il prossimo 25 novembre si decide sull’immunità agli europarlamentari catalani

UE, il prossimo 25 novembre si decide sull’immunità agli europarlamentari catalani.

 

Nel frattempo Madrid continua la propria guerra ai mulini a vento

 

C.Puigdemont, C.Ponsatí, T.Comín

 

Solamente un anno fa, Carles Puigdemont veniva ingiustamente arrestato in Sardegna, su preciso ordine delle autorità spagnole, essendosi visto revocare qualche mese prima l’immunità parlamentare. Una vicenda a dir poco grottesca che, paradossalmente, avrebbe potuto creare più di una frizione tra l’Italia e l’UE data la granitica sicurezza dell’istituzione continentale che nessuno dei 27 paesi membri avrebbe mai posto in arresto il leader catalano, benché la stessa Unione si fosse espressa poche settimane prima a beneficio della disdetta dell’immunità. La situazione, da subito apparsa benevola a Puigdemont, si risolse nel giro di 24 ore e all’ex Presidente della Generalitat de Catalunya fu permesso di fare immediatamente ritorno a Bruxelles.

 

Ma come è stato possibile che un membro dell’Europarlamento, tra l’altro penalmente perseguito dal suo paese natale per mere giustificazioni politiche, si sia ritrovato privato di un diritto strettamente collegato ai compiti del suo mandato? Le motivazioni vanno ricercate, neanche a dirlo, nelle pressanti richiesti di Madrid cominciate poco dopo le ultime consultazioni europee tenutesi nel 2019. L’esecutivo iberico infatti, puntando sul mancato giuramento in patria dei neoeletti eurodeputati indipendentisti, ha richiesto con fervore la decadenza degli stessi dalla loro carica. A margine di quasi due anni di tira e molla tra Madrid e Bruxelles, il 9 marzo 2021 il Parlamento europeo ha votato a sostegno della revoca dell’immunità a Carles Puigdemont, Toni Comin e Clara Ponsati e Jordi Solé, decisione confermata poi dal Tribunal dell’Ue e temporaneamente sospesa nel maggio del 2022.

 

La celerità della macchina burocratica europea, solerte nel sospendere l’immunità ai quattro politici catalani, è però mancata nel momento in cui ci si è resi conto che, se privati della protezione parlamentare, sia Puigdemont che gli altri colleghi secessionisti avrebbero rischiato di vedersi ostacolati nello svolgimento delle loro funzioni di europarlamentari, esercitate fin dal principio contro il volere del governo spagnolo. Proprio Madrid, mediante la Junta Electoral Central (JEC) ha recentemente negato all’UE l’invio di documentazioni necessarie riguardanti i suddetti eurodeputati. Un gesto motivato, secondo Madrid, dall’inottemperanza dei parlamentari catalani alle norme relative ai neoeletti al Parlamento Europeo, chiamati a giurare fedeltà alla Costituzione spagnola prima di prendere possesso del seggio. Un passaggio, per forza di cose, non avvenuto, che rende dunque per la Spagna priva di valore l’elezione di Carles Puigdemont, Toni Comín, Clara Ponsatì e Jordi Solé. Una telenovela ricominciata, tra l’altro, a causa di un sollecito arrivato dalla commissione giuridica del Parlamento europeo, guidata dal politico madrileno in quota Ciudadanos Adrián Vázquez Lázara. Un effetto domino che potrebbe registrare una fine, almeno momentanea, a seconda delle sentenze che il tribunale dell’Unione emetterà il prossimo 25 novembre, data in cui si terrà l’udienza che deciderà sul ripristino dell’immunità dei quattro, i quali hanno già promesso battaglia ponendo tra l’altro in esame la liceità dell’iter della loro domanda, finita nelle mani di un partito rivale interno come Ciudadaons. Anche da parte di Madrid non mancheranno i reclami in caso di giudizio favorevole agli europarlamentari catalani, un esito già riscontrato nelle precedenti deliberazioni ma che, come abbiamo visto, non ha impedito alla Spagna di continuare la propria vacua battaglia ai mulini a vento.

 

Andrea Papaccio Napoletano

 

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