La Catalogna è diversa
Il Regno Unito non è paragonabile al Regno della Spagna, né i corsi sono sudditi di una monarchia corrotta, né la lingua francese in Québec subisce gli abusi che patisce il catalano
Con la recente vittoria elettorale del Sinn Féin pro-indipendenza in Irlanda del Nord, non si sono sprecati i titoli, gli articoli, i tweet, le discussioni e le affermazioni del tipo: “loro hanno le idee chiare” oppure “tra tutte le nazioni senza Stato in situazione simile alla nostra, siamo gli unici che non ce la faremo”.
Fermiamoci qui: simili a noi? In che modo sono simili a noi? Il caso dell’Irlanda del Nord è simile a quello della Catalogna? Le nazioni senza Stato “simili a noi” sono la Scozia, Euskadi, la Corsica, le Fiandre o il Quebec? Possiamo tracciare parallelismi tra la Catalogna e tutte queste nazioni? Parallelismi linguistici, politici, storici, religiosi? Quali?
Soffermiamoci un attimo in Irlanda del Nord. Il Sinn Féin, il partito che era stato il braccio politico dell’IRA e che difende la riunificazione dell’isola, vince le elezioni all’Assemblea di Stormont (sede del Parlamento dell’Irlanda del Nord) per la prima volta in 101 anni dalla nascita della provincia. La turbolenta e violenta storia recente dell’Irlanda del Nord, perfettamente spiegata nel libro Non dire niente, del giornalista Patrick Radden Keefe, non deve far dimenticare che l’obiettivo ultimo del Sinn Féin è la riunificazione con l’Irlanda, la parte già indipendente (!) dell’isola. Tralasciando il conflitto religioso tra le comunità protestante e quella cattolica, che spiega in parte la drammatica storia di questa provincia, l’Irlanda del Nord sta vivendo un processo di riunificazione con un Paese già indipendente. Pertanto, non si può stabilire alcun parallelo tra l’Irlanda del Nord e la Catalogna, a meno che una parte della Catalogna non fosse indipendente e l’altra parte avesse avviato un processo di riunificazione. Ma finché non sarà così, la realtà politica (e sociale e culturale) nordirlandese non ha nulla a che vedere con quella catalana, al di là delle simpatie che la lotta del Sinn Féin può generare in alcuni settori indipendentisti catalani.
Proseguiamo. Il caso della Scozia sarebbe paragonabile a quello della Catalogna? E quello del Quebec? E le Fiandre? Nessuna di queste tre nazioni ha subito una guerra civile e due dittature negli ultimi 100 anni. Invece, la Catalogna – ed Euskadi (paese basco) – sopravvivono come meglio possono in uno Stato violento ancorato al franchismo sociologico. Non dimentichiamo che viviamo in un Paese uscito dalla vittoria delle armi (fascista) e che durante 40 anni di dittatura è riuscito a consolidare un indottrinamento ideologico che ha segnato profondamente la società odierna. Come ha scritto in un’occasione lo storico Josep Maria Solé i Sabaté, “il franchismo è l’espressione più estrema dello spagnolismo, motivo per cui costa tanto illuminare e far sparire la sua ombra oscura nelle persone e nelle istituzioni”. E conclude: “La gente dice che la Spagna ha perso la libertà, ma la Catalogna ha perso tutto”. Tutto! Né la Scozia, né il Quebec, né le Fiandre si trovano nella stessa situazione della Catalogna o di Euskadi. Quando qualcuno dice “guardate, i corsi si che hanno le palle!” dimentica che i corsi vivono in una Repubblica (potere orizzontale) e noi in una monarchia (siamo sudditi di una monarchia corrotta ereditata dal franchismo).
Ora fermiamoci un attimo in Quebec, precisamente il Quebec, perché ha una situazione linguistica “relativamente” simile al catalano. Sì, è vero, ma con una sfumatura molto importante, ovvero che spesso dimentichiamo il ruolo di potere culturale e linguistico svolto dalla Francia. Gli abitanti del Quebec possono prendere un aereo e atterrare a Parigi nel giro di poche ore e vivere appieno la loro lingua e cultura. È per questo motivo che l’industria culturale del Quebec, composta da registi, drammaturghi, musicisti, attori e scrittori (per non parlare del Cirque du Soleil) è un motore economico per la regione, poiché gran parte delle sue produzioni (arti dello spettacolo, cinema, industria audiovisiva) godono di una seconda vita e opportunità quando vengono trasmessi in Francia. Vorrei che la situazione attuale del catalano fosse la stessa – anche in termini di diritti – di quella del francese in Quebec, e vorrei che ci fosse una Catalogna indipendente di 67 milioni di parlanti come la Francia rispetto al Quebec…
I catalani, insomma, hanno paura perché in un secolo abbiamo subito due dittature, una guerra civile con migliaia di morti, esiliati e desaparecidos, e una presunta “transizione” sanguinosa orchestrata dai vincitori. In definitiva, uno Stato di matrice fascista, ideologicamente indottrinato e corrotto fino al midollo. Il giornalista Mariano Sánchez scrive nel suo libro ben documentato La sanguinosa transizione che durante quel periodo (dalla scomparsa fisica del dittatore Franco nel 1975 all’arrivo al potere di Felipe González nel 1982) 591 persone sono morte a causa della violenza politica. D’altra parte, la storica Sophie Baby nella sua tesi sulla transizione spagnola porta a 714 il bilancio delle vittime della violenza politica in tale periodo. Il “processo catalano” (di indipendenza) ha mostrato al mondo l’anomalia spagnola; si tratta del secondo paese con più desaparecidos dopo la Cambogia e dove i torturatori hanno continuato a godere di onori e impunità. Per questo confrontare la Catalogna con altre nazioni senza Stato è, a mio avviso, un errore. Né gli scozzesi, né i Quebecchesi, né i Corsi, né i fiamminghi hanno subito dittature o guerre civili (recenti).
Pertanto, né il Regno Unito è paragonabile alla monarchia spagnola, né i Corsi sono sudditi di una monarchia corrotta, né i nordirlandesi vogliono essere indipendenti (vogliono la riunificazione con l’Irlanda), né i francesi del Quebec subiscono gli abusi che subisce la lingua catalana. Sì, possiamo accusare i nostri rappresentanti di essere dei venduti, traditori, codardi, di non avere una strategia, di tirare a campare e di governare male. Possiamo accusarli di tutto, ma non credo che la società catalana sia molto migliore, in questo senso. E non è una critica. Essere indipendentisti in Scozia è relativamente facile: sono governi civili che possono concordare i termini di un referendum di autodeterminazione. Ma farlo qui, con Mr. X dei GAL (vi prego, informatevi su cosa furono i GAL durante la transizione spagnola), è un po’ più complicato… e pericoloso!
Quindi attenzione ai confronti!
Bernard Deltell. Pubblicato venerdì 5 agosto 2022
https://bernatdeltell.cat/catalunya-es-diferent/
* traduzione AncItalia