La gente, sempre la gente.

Da Alcarràs a Pego, da Canet a Meridiana: la gente, sempre la gente

 

“sono pochi i casi in Europa con una tenacia e determinazione nazionale paragonabili a quella dei catalani “

 

Vilaweb.catOPINIÓ > EDITORIALVicent Partal –  17.02.2022

 

In questi giorni accadono molte cose che ci stanno riportando alle origini di tutto, che ci fanno pensare e sentirci sicuri di noi stessi, della nostra forza. A Berlino, un film catalano ha vinto l’Orso d’oro al Festival del cinema con un ritratto del paese di Alcarràs e della sua gente, senza artifici né maschere, così come sono. Nel paese di Pego, oggi i residenti manifesteranno la loro solidarietà ai giovani che nel 2020 dovettero difendere il paese da un’invasione nazista e, ai quali, paradossalmente, vengono chiesti nove anni di carcere per aver affrontato le aggressioni dell’estrema destra. Nel paese di Canet, le famiglie della scuola “El Turó” sono riuscite a farsi riconoscere come parte civile nei tribunali e difenderanno con i denti e le unghie l’immersione linguistica, la stessa immersione che il governo dell’autonomia della Catalogna ha rinunciato a difendere fin dall’inizio. E nel viale Meridiana di Barcelona taglieranno di nuovo il traffico mentre la fotografia di quella anziana trascinata a forza dalla polizia catalana circola sui social diventando quasi un’icona.

E’ la gente. E’ la gente. La nostra gente. Quelli che non mollano mai e che sempre si fanno trovare là dove devono. Quelli che non ascoltano i canti di sirene né credono nella propaganda. La gente che ogni giorno fa quello che deve fare soltanto perché lo deve fare. La gente che ha dato sempre supporto a questo nostro paese.

Quante volte abbiamo sentito dire ai saggi e prudenti professori dell’Escac o dell’Università Pompeu Fabra che i film catalani sono tanto catalani come quelli che si fanno in castigliano, che la lingua non è così importante e che è meglio fare le cose nella lingua dei nostri vicini occidentali in modo da far aprire più porte? Bene, ecco! Ecco Carla Simón che vince l’Orso d’Oro a Berlino in catalano e lo riceve parlando in inglese. Perché oggi conta il talento e la qualità. E nel mondo di oggi, sempre meno persone si preoccupano del linguaggio in cui qualcosa viene fatto, ma preferiscono quello che si ha da dire.

E che dire dei giovani di Pego? I nazisti, con la copertura di una partita di calcio, giungevano in paese con bandiere spagnole, infastidendo, urlando, aggredendo, provocando. Con la passività della polizia. E cosa dovevano fare se non fermarli? Il fascismo si ferma, e se chi dovrebbe fermarlo non lo fa, allora la gente lo ferma. In piazza. Anche se poi arrivano i giudici e vogliono condannare a dieci anni di reclusione i ragazzi più degni di tutti. Ecco! Sapevamo già che sarebbe successo. Il giorno dopo i fatti, la Guardia Civil spagnola redigeva un rapporto dove non si menzionavano le grida “viva Hitler”, né la distesa di svastiche, né la violenza iniziale e tutto era ridotto a un gruppo di catalanisti che avrebbero aggredito della povera gente che andava a guardare una partita di calcio. Ovviamente sapevamo tutti che sarebbe successo, ed è per questo che è ancora più importante sottolineare che riuscirono a fermarli. Perché le cose devono essere fatte esattamente come si deve e senza timore delle conseguenze. Questa è la dignità.

E nel paesino di Canet? Quando una famiglia spagnola provoca l’incidente, costringendo altre famiglie a subire un sistema scolastico in cui non credono e non vogliono, con un 25% di lingua spagnola imposta, la reazione del governo (nostro governo catalano, sic!) è di accettare docilmente gli ordini della giustizia spagnola e cercare di obbedire mestamente. Addirittura, per giustificare la propria codardia, ci dicono che l’immersione linguistica è fuori moda, come se dovessimo anche ringraziare. Ma, ecco, qui ci sono dei genitori disposti a non transigere. La gente. E si organizzano, cercano avvocati, si riuniscono e vanno in tribunale ed esigono di essere ascoltati e chiedendo di mantenere il modello educativo che avevano e che accontentava tutti. Non vogliono scendere a compromessi né adagiarsi, difendono ciò che è loro. Che, insomma, nella classe ci sono venticinque famiglie e solo una ha imposto la propria volontà a tutte le altre; è forse normale questo o, anzi, più democratico?

E da Canet al viale Meridiana di Barcelona. Oggi, “Meridiana Resisteix” taglierà di nuovo questa strada di Barcelona, ​​e lo fa da quasi settecento notti, ininterrottamente. Non per piacere o rabbia, ma per chiarire e ricordare, a chi vuole che dimentichiamo, che viviamo in una situazione di repressione, in un paese senza libertà. Mercoledì scorso, mi hanno invitato a unirmi a loro e l’ho fatto volentieri. Alle otto abbiamo iniziato il taglio del viale e siamo rimasti lì trentacinque minuti, mentre la polizia catalana Brimo (brigata mobile) ci trascinava, uno per uno, con spinte e, a volte, con una forza vista solo di rado. Ad alcuni li hanno tirati via trascinandoli malamente. E tra loro, questa donna che ho fotografato; un’immagine che ieri circolava sui social.

 

viale Meridiana

Quando mi hanno dato la parola, mi sono ricordato che il governo di coalizione (indipendentista!?) di ERC e Junts stavano prevaricando con la loro ossessione di ledere arbitrariamente il diritto di manifestare. È così imbarazzante che, addirittura ci sono sentenze della stessa Corte costituzionale spagnola che danno ragione ai manifestanti in situazioni analoghe. Torniamo a Pego: sappiamo già che in questo caso, applicando il codice postale invece del codice penale, daranno ragione alla polizia e al governo. Sicuro. Ma anche così, in realtà non avrebbero ragione, e sarebbe noto a tutti. Faccio notare che, allontanandoci con la forza dall’esercizio dei nostri diritti, alcuni noti fascisti si avvicinavano come ogni sera al viale Meridiana per applaudire e incoraggiare la polizia catalana. Il ministro dell’interno catalano Sig. Elena dovrebbe vergognarsi per questo comportamento contro ogni logica. Dovrebbe tutelare il diritto dei manifestanti ad esprimersi e difendere questo diritto allontanando i fascisti che cercano di impedirlo e, invece, fa il contrario. Curiosamente non è questo che spicca e che colpisce quando lo vedi; invece splende la dignità di questa anziana che siede per terra facendo il suo particolare e degno “non passeranno”.

La storia europea è piena di nazioni che sono nate e vissute e, alcune, che sono morte. La maggior parte di noi le vede sulla mappa, disegnate nel comodo tratto di un confine che non è quasi mai completo ma che, almeno, è già uno spazio riconoscibile che tutela i diritti di tutti. Non vediamo le nazioni perdute, quelle che avrebbero potuto essere e non sono e – lo sappiamo tutti – non lo saranno mai. Ma tra le une e le altre, in mezzo e insistentemente, ci siamo noi, più di cento, trecento anni fa, se vogliamo. Noi che, quando l’Irlanda e la Grecia sono diventate indipendenti, abbiamo già detto di voler essere indipendenti e abbiamo salutato il loro successo. Noi, che quando la Norvegia votò per l’indipendenza in un referendum, abbiamo ammirato quanto fosse civile la strada. Noi, che tremavamo di indignazione e solidarietà con la Bosnia mentre combatteva per “essere” di fronte al mostro della guerra. Noi che abbiamo visto nella sconfitta dell’Unione Sovietica nel Baltico il segno di un’era completamente nuova. Molte di queste nazioni hanno avuto la fortuna di avere i grandi politici che noi non abbiamo mai avuto. Lo riconosco senza amarezza.

Ma sono pochi i casi in Europa con una tenacia e determinazione nazionale paragonabili a quella dei catalani. E la chiave, la spiegazione, sono le persone. E’ la gente di Alcarràs e di Pego, la gente di Canet e del viale Meridiana. E tutta la gente di prima, e di prima ancora e di prima di tanti anni fa. La gente di questo paese che dice buongiorno e che si è piantata dai tempi amari di Almansa (1707), la gente che ha ostinatamente negato ogni giorno il Trattato dei Pirenei (1659 – che divide la Catalogna tra la Francia e la Spagna), la gente che non ha mai accettato quel “Finis Cataloniae” che i bastardi franchisti proclamavano convinti nel 1939, quella gente che negli ultimi anni si è alzata per raggiungere finalmente, ed è già ora, l’indipendenza. E’ la gente, cari lettori.

La gente.

 

* traduzione  Àngels Fita – AncItalia

https://www.vilaweb.cat/noticies/dalcarras-a-pego-de-canet-a-la-meridiana-la-gent-sempre-la-gent/

 

 

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