Un “piccolo spavento” con 16 morti
José Antich ElNacional.cat Barcellona, 11gennaio 2022
Le accuse dell’ex commissario José Manuel Villarejo davanti all’Alta Corte (Audiencia Nacional) che ha incolpato direttamente il CNI¹ e il suo direttore nel 2017, Félix Sanz Roldán, che in precedenza era stato Capo di Stato Maggiore della Difesa, per gli attacchi jihadisti a la Rambla e a Cambrils (Catalogna) nei qualli morirono 16 persone e altre 140 rimasero ferite, sono di enorme gravità. Le parole di denuncia hanno risuonato con enorme forza questo martedì, anche perché lo Stato spagnolo ha sempre voluto coprirlo con un velo ed evitare di raggiungere la verità. Ci sono troppi fili slegati in questa matassa per mettere in dubbio la versione ufficiale: divieto di commissioni d’inchiesta al Congresso dei Deputati, divieto a Villarejo di testimoniare al processo (contro i tre attentatori rimasti in vita), panico per una spiegazione credibile del vero ruolo dell’imam Abdelbaki es-Satty, ucciso ufficialmente nell’esplosione della villa dell’Alcanar alla vigilia degli attentati. E tanti nodi da sciogliere.
Pertanto, quando Villarejo ha dichiarato davanti all’Alta Corte, il vaso di Pandora si è aperto, vedremo se definitivamente. “Ho continuato a lavorare con il Cni [ha detto l’ex comissario] fino all’ultimo giorno. Lavoravo insieme a loro per aggiustare il pasticcio del famoso attentato dell’imam di Ripoll, ecc, ecc. È stato un grave errore da parte del signor Sanz Roldán (direttore del CNI all’epoca dei fatti), che ha calcolato male le conseguenze di un piccolo spavento alla Catalogna“. Una persona cauta come l’ex ministro dell’Interno (del governo locale) Quim Forn, che in quei giorni era a capo del portafoglio, ha aspettato pochi minuti per dire ad alta voce quello che è già un clamore diffuso, oltre che una richiesta democratica: “Abbiamo il diritto di sapere la verità”, e chiedere spiegazioni alla Corte: «Cosa intende fare l’accusa? girare la testa dall’altra parte come ha fatto il Congresso dei Deputati?”
Ovviamente non è stato un piccolo spavento quello accaduto il 17 agosto 2017. È stata una strage di proporzioni colossali che ha lasciato nell’aria tante domande, troppi sospetti e tanta preoccupazione. Perché archiviare in modo così precipitoso un affare pieno di ombre quando quello che doveva fare lo Stato spagnolo era far piena la luce e renderlo pubblico? Quelle parole dell’ex ministro degli Esteri José Manuel García-Margallo che anticipa gli eventi di poche settimane parlando di accadimenti verso la seconda metà di agosto [del 2017], hanno a che fare con quello che è successo veramente? O queste altre: “Un attacco terroristico alla fine si metabolizza, la dissoluzione della Spagna sarebbe irreversibile”, ora prendono nuova vita ed è preoccupante.
Continua ad attirare l’attenzione – anche se, purtroppo, c’era da aspettarselo – il fatto che la maggior parte dei giornali glissino su una questione che, dispiace dirlo con questa crudezza, metterebbe la Spagna di fronte a un crimine di stato. Zero eco nelle televisioni e nelle edizioni digitali dei giornali di Madrid e Barcellona, il silenzio dei partiti del regime del 78², che sotto questo aspetto vanno così tenendosi per mano, da Vox a il PSOE. Vedremo cosa leggeremo sulle copertine in edicola; e vedremo anche se tutta l’artiglieria dei partiti indipendentisti catalani inizia e finisce nel mondo di Twitter e della richiesta di dichiarazioni parlamentari o se ci sarà qualcosa di più concreto e in linea con la gravità delle accuse.
Perché a Villarejo puoi crederci o no. Ma quello che sicuramente non si può fare è crederci quando hai un redito politico da incassare come molti politici spagnoli hanno fatto (le emeroteche stano la a testimoniare), e al contrario, poiché ora è scomodo, far finta di niente. Perché torna quell’immagine terribile dei GAL³ in una Spagna tragica, corrotta, perduta e in bianco e nero
¹ CNI Centro Nacional de Inteligencia
² 1978 anno della famigerata “transizione democratica”
³ GAL grupos antiterroristas di liberación, gruppi paramilitari contro i militanti di ETA e la sinistra basca. Il ministro socialista dell’epoca Barrionuevo fu condannato e sei mesi dopo fu indultato. Non si seppe mai chi fosse “mister x”. All’epoca il primo ministro era il socialista Felipe Gonzalez
* traduzione AncItalia
https://www.elnacional.cat/ca/editorial/jose-antich-villarejo-ensurt-morts_693698_102.html