Perché l’arresto del presidente Puigdemont è irregolare e dovrebbe essere rilasciato?
L’avvocato dello stato spagnolo disse al Tribunale Generale dell’Unione Europea che, poiché gli ordini di arresto europei erano stati sospesi, gli europarlamentari non potevano essere arrestati.
Vilaweb.cat – Josep Casulleras Nualart – 24.09.2021
L’arresto del presidente Carles Puigdemont nella serata di ieri da parte della polizia italiana, quando è arrivato all’aeroporto di Alghero, è stata una sorpresa, perché è un europarlamentare sul quale non pesa, al momento, alcun mandato di cattura europeo. Il mandato di arresto era stato sospeso, secondo la massima autorità giudiziaria dell’Unione Europea, lasciandolo per iscritto il 30 luglio scorso.
La confusione deriva dalla malafede procedurale con cui ha agito il giudice della Corte Suprema spagnola Pablo Llarena, che ha posto alcune domande pregiudiziali alla Corte di Giustizia dell’UE sulla possibilità di continuare a chiedere l’estradizione degli esuli catalani (queste domande pregiudiziali automaticamente sospendono gli ordini di arresto europei), ma non ne ha informato formalmente i tribunali che all’epoca stavano eseguendo questi ordini in Belgio e in Scozia, né ha mai disattivato gli ordini di arresto in tutta l’UE. Il chiarimento arrivò dal Tribunale dell’UE, quando rispose a una richiesta di misure cautelari avanzata da Carles Puigdemont, Toni Comín e Clara Ponsatí.
Tutti e tre denunciarono nel Parlamento Europeo, che fosse approvata la revoca di una parte della loro immunità come europarlamentari, ai fini di poter continuare la procedura dei mandati di arresto europei per l’estradizione e riuscirono a ottenere misure cautelari per poter recuperare l’immunità revocata dal Parlamento Europeo mentre la Corte di Giustizia non risolveva nel merito la questione. Settimane dopo, a luglio, la Corte Europea non confermò più queste misure cautelari, affermando che non erano necessarie in quanto non c’era alcun rischio che venissero arrestati, poiché gli ordini di arresto europei erano rimasti sospesi.
In modo singolare, la Corte Generale dell’UE utilizzava le stesse argomentazioni avanzate dall’avvocato dello stato spagnolo nelle memorie aggiuntive che aveva presentato in merito all’eventuale concessione di misure cautelari. Era la Spagna, quindi, che garantiva che non potevano essere arrestati. Il procuratore dello stato spagnolo affermava che, poiché gli ordini di arresto europei erano sospesi, non potevano essere arrestati e quindi, non avevano più nemmeno bisogno di misure cautelari. “Da quando sono state emesse le risoluzioni del Parlamento Europeo, non risultano prove che alcuna autorità di uno Stato membro abbia avviato una procedura per eseguire mandati di arresto”, aggiungeva.
I paragrafi della delibera (potete leggerla completa qui, in inglese) sono molto dure: “Le autorità spagnole hanno espressamente affermato che tale richiesta (di domande pregiudiziali) esigeva la sospensione degli ordini di arresto nazionali emesse nei confronti dei ricorrenti e comportava la sospensione di qualsiasi procedura di esecuzione di un mandato di arresto europeo, che fosse stato avviato. Inoltre, indicavano che nessun tribunale dell’UE poteva eseguire i controversi ordini di arresto europei fino a quando la Corte di Giustizia dell’UE non si fosse pronunciata.”
Ancora di più: “I ricorrenti [Puigdemont, Comín e Ponsatí] non forniscono alcun elemento [per l’ottenimento delle misure cautelari] che metta in dubbio le affermazioni del Regno della Spagna o che suggerisca che la sospensione del procedimento penale controverso non possa comportare la sospensione degli ordini di arresto europei. In particolare, l’argomento dei ricorrenti secondo cui il Regno della Spagna non aveva ritirato le descrizioni per l’arresto ai fini della consegna al Sistema di Informazione Schengen II, no influiva sull’evidenza della sospensione del processo penale controverso. Rispetto al fatto che il giudice Pablo Llarena abbia rilasciato diverse interlocutorie e portato a termine diverse udienze dopo la richiesta di decisioni pregiudiziali, non dimostra che si riferiscano agli ordini di arresto europee o alla loro esecuzione.”
In altre parole, lo stato spagnolo, mediante il procuratore dello stato, ha fatto credere alla Corte Generale dell’UE che gli ordini di arresto sono stati sospesi, la Corte di Giustizia Europea lo ratifica e un mese e mezzo dopo la Corte Suprema spagnola le mantiene attive e chiede all’Italia che vengano eseguite quando il Presidente Puigdemont vola in Sardegna per visitare Alguero.
La Corte Suprema spagnola ha diffuso questa informazione alla stampa: “L’ordine di arresto europeo non è mai stato disattivato, l’immunità è stata revocata dal Parlamento europeo e la Corte di Giustizia europea ha mantenuto la revoca dell’immunità fino alla risoluzione del ricorso di Puigdemont. E la questione pregiudiziale sollevata da Llarena non la influenza perché si riferiva solo a chiarire una questione sulla decisione che il Belgio aveva preso [su Lluís Puig – un altro politico esiliato]. Nulla a che vedere con quello che possono fare l’Italia o qualsiasi altro Paese europeo”.
La Corte Suprema spagnola ha nuovamente contravvenuto all’Alta Corte Europea, non avendo ritirato l’ordine di arresto europeo. E, ancora una volta, contro un europarlamentare.
* traduzione Àngels Fita-AncItalia
https://www.vilaweb.cat/noticies/puigdemont-detencio-irregular-tgue-suprem/