Quando Illa insulta i morti del Partito Socialista ed esce allo scoperto

 

Quando Illa insulta i morti del Partito Socialista ed esce allo scoperto

 

 

MADRID, 26/01/2021.- El ministro de Sanidad, Salvador Illa,  EFE/ J.J. Guillén

 

Vicent Partal  – VilaWeb.cat –  29.08.2021

 

 «Che per la Spagna e il nazionalismo spagnolo questi dieci anni siano stati i peggiori degli ultimi trecento della storia della Catalogna, mi è chiarissimo»

 

Salvador Illa, dirigente del PSC [Partit Socialista de Catalunya,  N.d.T.] e presidente del cosiddetto Governo Alternativo [costituito a Barcellona il 6 giugno 2021 in seno al Partito Socialista con l’intenzione di essere una specie di ‘governo’ dall’opposizione, una specie di ‘governo ombra’ di tradizione anglosassone, N.d.T] ha rilasciato ieri al Diari de Girona alcune dichiarazioni molto interessanti da analizzare in base a indizi che emergono dalle sue risposte. A un certo punto, per esempio, dice: «Il Consiglio d’Europa si è espresso nel senso che si doveva cercare di riformare i delitti di sedizione e di ribellione e c’è l’impegno a farlo; ha dato consigli in merito alle pene privative della libertà e ci sono stati degli indulti». Non sta male che lo riconosca ora, perché, con queste frasi, Illa stabilisce un rapporto diretto fra il parere del Consiglio d’Europa e la concessione degli indulti. Cosa che sapevamo tutti, ma che il governo spagnolo negava con decisione.

La cosa più interessante, però, è la svolta argomentativa che Illa vuole imprimere riguardo al tema della trattativa. Una svolta argomentativa che non costituisce una novità, ma che in questo caso viene totalmente screditata, poiché Illa non ha la sagacia necessaria per servirsene senza restare senza argomenti.

Leggiamo. C’è un paragrafo nel quale il dirigente del PSC dice: «Ciò che più mi preoccupa del dialogo è che nasce zoppicante, perché finora c’è un rifiuto del signor [Pere] Aragonès e dei partiti indipendentisti a sedersi a dialogare con quanti di noi pensano che l’indipendenza non solo non sia una soluzione per la Catalogna, ma che sia stata perfino un problema, perché ha creato divisione». Poi aggiunge: «È programmata una riunione della tavola di dialogo tra il governo spagnolo e quello catalano, ma c’è un rifiuto da parte dei partiti indipendentisti a parteciparvi. Come mai proprio chi si dichiara fautore del dialogo poi non lo coltiva?» Purtroppo per lui, fa un grosso scivolone alla fine, quando, per riaffermare l’argomento, dice: «È molto importante voltare pagina dopo dieci anni che, non esagero, sono stati i peggiori degli ultimi trecento della storia della Catalogna».

La trappola la conosciamo ormai da tempo. I socialisti cercano di fare in modo che quello che è un conflitto internazionale fra la Catalogna e la Spagna diventi un conflitto ideologico in seno alla Catalogna. È una mossa intelligente da parte dei socialisti spagnoli, ma molto difficile da realizzare proprio perché è una trappola troppo grossolana. Perciò Illa cade lui stesso nel tranello, quando dice che i dieci anni del processo d’indipendenza sono stati i peggiori della storia.

Che per la Spagna e per il nazionalismo spagnolo questi dieci anni siano stati i peggiori degli ultimi trecento in Catalogna, mi è chiarissimo. Credo che sia molto chiaro per tutti. Nessun dubbio al riguardo. Mai la Spagna è stata tanto in pericolo in Catalogna come da dieci anni a questa parte. Dal punto di vista spagnolo è più che comprensibile che la pensino così.

Ora, però, può un catalano, anche quelli del PSOE, sostenere seriamente che questi ultimi dieci anni siano stati i peggiori della sua storia? Evidentemente no. Peggiore il 2017 della dittatura di Primo de Rivera? Peggiore il 2017 della Settimana Tragica [settimana dal 25 luglio al 2 agosto del 1909, caratterizzata da scioperi e violente contestazioni delle classi operai, supportate da alcuni partiti e sindacati,  a Barcellona e in altre città catalane, contro la leva dei riservisti per la guerra in Marocco, N.d.T] ? Peggiore il 2017 del 1939? Davvero Illa ha il coraggio di sostenere questo?

Mercè Barallat e Josep Maria Solé Sabater hanno documentato l’assassinio a Lleida di 558 attivisti politici, molti dei quali socialisti, in seguito a una sentenza militare ancora durante la guerra del 1936-39, e 148 fucilazioni di repubblicani, molti dei quali socialisti, senza nemmeno passare per un consiglio di guerra. A questi si aggiungono 169 decessi in circostanze non chiarite di prigionieri politici. A Tarragona sono documentate più di cinquemila persone, tra cui molti socialisti, sottoposte a consigli di guerra. A Barcellona, al Camp de la Bota, sappiamo che morirono fucilate oltre milleseicento persone, tra le quali militanti del Partito Socialista. Fra i mesi di maggio e luglio del 1939 più di mille persone furono assassinate in Catalogna dai militari insorti, con una media di dieci al giorno. Molti di loro erano militanti socialisti. Josep Benet ha calcolato che in Catalogna il numero di morti dovuti alla repressione e alla guerra arrivava a 125.000 persone, cifra oggi ritenuta troppo prudente. Lo storico Aram Monfort ha compilato una lista dei campi di concentramento in funzione in Catalogna fino al 1942, documentandone sedici in città come Barcellona, Reus, Figueres e Cervera. Pelai Pagès ha studiato la Model [ex carcere della capitale catalana, pensato come un modello da seguire per la sua concezione, inaugurato nel 1904 nel quartiere dell’Eixample; dal 2018 se ne sta realizzando la trasformazione per altri usi. N.d.T] e la repressione politica in questa sinistra prigione dell’Eixample. Ci sono racconti sconvolgenti di militanti socialisti su ciò che questo ha significato. Raccomando al signor Illa il racconto che il senatore socialista tortosino Josep Subirats Piñana fa del suo passaggio per la cosiddetta Presó de Pilats [antico monumento di Tarragona, chiamato popolarmente ‘castello di Pilato’, probabilmente l’antico pretorio, usato nel 1939 come prigione, N.d.T] o lo studio di Ricard Vinyes sulla reclusione e il successivo omicidio delle donne militanti della Gioventù Socialista. Credo che non occorra continuare, no?

Prima rivolgevo a Salvador Illa la domanda retorica se davvero avesse il coraggio di sostenere che, per esempio, il 1939 fosse stato migliore del 2017. E non posso che constatare che, nel corso dell’intervista, lo afferma chiaramente, senza ombra di dubbio. Dice, e voglio sottolineare il suo ‘non esagero’: «È molto importante voltare pagina dopo dieci anni che, non esagero, sono stati i peggiori di questi ultimi trecento della storia della Catalogna».

Non ci troviamo dunque davanti a nessuno scivolone né a una interpretazione sbagliata dell’intervistatore. A questo punto l’unica domanda plausibile è: come è possibile che dica questo?

Già ho risposto prima. Per la Spagna questi ultimi dieci anni sono stati i peggiori nella storia della sua presenza in Catalogna. Molto peggiori che non il 1939. Perché, per la nazione spagnola, il 1939 rappresenta un momento duro, ma che non minaccia la sua esistenza come invece succede nel 2017. Perciò le dichiarazioni di Salvador Illa solo si possono capire se egli parla come rappresentante, ufficiale o ufficioso, dello stato spagnolo. Se, quando fa tali affermazioni, dà voce alla Spagna. Non è credibile, infatti, proprio non lo posso credere, che un socialista svilisca in tal modo l’onore dovuto ai suoi morti e vittime di rappresaglia.

A questo punto si smonta da sola la trappola che egli cerca di tendere a proposito di chi debba essere protagonista del dibattito e di che tipo di dibattito dovremmo sostenere. Punto a capo.

 

* traduzione  Raffaella Paolessi

https://www.vilaweb.cat/noticies/quan-illa-insulta-els-morts-del-partit-socialista-i-deixa-la-trampa-al-descobert/

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