Spagna: repressione dello Stato spagnolo contro gli intellettuali catalani.
di Enric Casulleras / Universitat de Vic 21 Giugno 2021 12:20
Mentre con una mano annuncia la grazia, con l’altra lo Stato spagnolo perseguita ex alti funzionari della Generalitat
Per oggi, 21 giugno, è annunciata la pubblicazione del rapporto del Consiglio d’Europa che condanna la Spagna per la strumentalizzazione della giustizia contro i politici dissidenti, leader catalani che hanno trascorso quasi quattro anni in carcere. Sempre per oggi il Presidente spagnolo Pedro Sánchez ha contro-programmato la notizia di una esibizione di magnanimità: un’apparizione, davanti a un pubblico selezionato, al Gran Teatro del Liceo di Barcellona, per annunciare in pompa magna l’imminente perdono dei prigionieri politici catalani.
È una magnanimità perversa: tutte le istituzioni internazionali e le corti europee che hanno analizzato il caso, sanno che il processo ai vertici catalani è stato una farsa piena di irregolarità, che i giudici della Corte Suprema hanno violato i diritti fondamentali degli imputati e che la Corte dei Diritti dell’Uomo si pronuncerà sulla nullità della sentenza. Se la magnanimità consiste nel perdonare i colpevoli, chi dovrebbe richiederla è lo Stato spagnolo per aver giudicato un conflitto politico e la Corte suprema per prevaricazione.
Il gesto di Sánchez non inganna milioni di catalani. Tuttavia, in Europa si potrebbe pensare che il conflitto tra Catalogna e Spagna stia per essere incanalato attraverso il dialogo politico.Niente di più lontano dalla realtà: la repressione contro i catalani non solo non si è fermata, ma sta aumentando.
Questa settimana, la Corte dei conti spagnola ha notificato, a trenta nuovi alti funzionari dei governi della Catalogna degli anni 2011-2017,un’imminente sanzione finanziaria milionaria per presunta appropriazione indebita di fondi. Secondo l’accusa, il denaro impiegato nell’azione estera del governo sarebbe stato destinato alla preparazione del referendum di autodeterminazione. A riprova di ciò, viene addotta una risposta dell’allora presidente, Artur Mas, alle domande di un giornalista: «Se lo Stato spagnolo non ascolterà le richieste della Catalogna, ci sarà un problema di relazione tra i due governi» – frase che si diceva in uno dei molteplici viaggi di promozione economica della Catalogna per rilanciare le esportazioni. A proposito, quei viaggi furono decisivi, poiché in Spagna furono promossi i boicottaggi dei prodotti catalani e l’aumento delle esportazioni salvò molte aziende. Secondo la Corte, tali dichiarazioni dimostrano l’appropriazione indebita di fondi pubblici per il perseguimento di scopi incostituzionali.
Tra i responsabili individuati dalla Corte dei conti, c’è il prestigioso economista Andreu Mas Colell, che era stato professore ad Harvard, Presidente della Econometric Society y Foreign Honorary Member of American Economic Association. Nel 1995 ha lasciato la sua carriera accademica di successo per costruire, su commissione del Presidente Jordi Pujol, un’università pubblica di eccellenza a Barcellona. Nel 2000 è entrato nel governo della Catalogna come Ministro dell’Università, della Ricerca e della Società della Conoscenza. Ha lasciato il governo nel gennaio 2016, quando Carles Puigdemont ha prestato giuramento come Presidente. Come studioso professionale, il professor Mas-Colell ha continuato a venire nelle università per presentare libri, tenere conferenze e dibattere con i suoi colleghi.
Mas Colell ha 77 anni, è in pensione, non ha avuto niente a che fare con il referendum del 2017. La Corte dei Conti sta per sequestrare i suoi beni, conti correnti, pensione, la sua casa. Cosa vuole la Corte dei Conti? Cosa ha proposto lo Stato spagnolo? Impedire a tutti gli intellettuali e le menti brillanti della Catalogna di mettersi al servizio del proprio Paese? È questo il suo progetto per sedurre i catalani?
Gelosi dell’integrità della Spagna, gli alti funzionari pubblici spagnoli hanno scatenato tutta la loro rabbia e il loro rancore contro il popolo, le istituzioni e gli eroi della Catalogna. E parlano di dialogo. Fottiti!
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