Pane per oggi, fame per domani

Pane per oggi, fame per domani

 

Elnacional.catGonzalo Boye

Madrid. Venerdì, 14 maggio 2021

 

Ho sempre detto che uno degli errori storici più importanti commessi negli ultimi tempi in Spagna è stata la giudiziarizzazione della politica, in particolare per quanto riguarda il conflitto politico che esisteva ed esiste tra lo Stato spagnolo e un settore maggioritario della Catalogna. È stato un errore portare fuori dalla portata della politica un problema che può essere risolto solo in questo campo, e per diversi motivi. Spiegherò.

Trasferire la risoluzione dei conflitti politici alla sfera giudiziaria implica sempre una cessione di una parte dei poteri del potere esecutivo e legislativo a favore della magistratura. Ma non è stato un errore solo per questo.

Lo è stato anche perché i giudici non possono né sono preparati per fare politica, e nemmeno per dare soluzioni politiche ai problemi, anzi sono pronti, e non sempre, a dare risposte legali ai conflitti che vengono posti a loro.

Inoltre, le soluzioni che possono dare ai conflitti saranno sempre quelle che rientrano, non solo nell’ambito delle loro competenze, ma anche dal punto di vista che loro hanno su questi conflitti e, senza dubbio, nel caso del confronto politico tra lo Stato e un settore maggioritario della società catalana, le alte corti giudiziarie hanno un’opinione incompatibile con il diritto all’autodeterminazione o il pieno riconoscimento dei diritti delle minoranze nazionali.

E, quindi, dal punto di vista di questo potere dello Stato, della magistratura, la soluzione che si poteva dare ed è stata data a un conflitto politico così complesso non è stata altra che la già nota: una sentenza con l’imposizione di significative condanne di carcere per un certo numero di politici e leader sociali il cui unico crimine è stato quello di fare quella politica per la quale sono stati eletti.

Tuttavia, il vero problema di questo evidente abbandono delle funzioni da parte della classe politica in favore della magistratura non è solo la sentenza del 14 ottobre 2019, ma le ampie conseguenze che ne conseguono e che servono da spunto per una socializzazione della soluzione; vale a dire, sulla base della sentenza del processo si costruisce una seconda fase in cui si risolve il conflitto politico, utilizzando gli stessi criteri giuridico-penali.

La sentenza del processo non è il punto finale del conflitto ma l’inizio della cronicizzazione, in quanto servirà come base su cui costruire tante altre condanne in cui il numero dei condannati sarà ancora più grande.

Come ho detto, la sentenza del processo non è il punto finale del conflitto ma l’inizio della cronicizzazione, in quanto servirà come base su cui costruire tante altre condanne in cui il numero dei condannati sarà ancora più grande. Si passerà da nove carcerati a un numero di condannati imprecisato, ma non irrilevante, se teniamo presente che, al momento, ci sono circa 3.000 persone rappresagliate in attesa di vari processi.

Insomma, da un processo si va verso altri processi, sempre sulla stessa base, e in ognuno cadranno nuove vittime, molte anche con pene detentive, e questa e non altra sarà la formula con cui socializzare la risoluzione del conflitto dalla prospettiva di chi aveva il compito di risolvere, con i propri strumenti di diritto penale, un conflitto eminentemente politico.

Come elemento palliativo dell’assurdità che ha rappresentato la giudizializzazione della politica, si è sempre parlato di soluzioni che, in questo caso sì, hanno un marcato carattere politico, ma effetti esclusivamente individuali e individualizzati, come la concessione del tanto sbandierato indulto.

Anche prima che venisse emessa la sentenza, l’indulto è stata la grande speranza di alcuni e, di conseguenza, si è percorso un cammino che sembra, ed è, incompatibile con la difesa degli interessi affidati.

Dal 14 ottobre 2019, giorno della pubblicazione della sentenza, la politica catalana, che invece dovrebbe occuparsi della costruzione del Paese e della soluzione dei problemi della Catalogna, guarda verso il palazzo del governo a Madrid, alla ricerca dell’attesa soluzione politica alla sentenza, che sarebbe la concessione degli indulti.

Gli indulti si trasformano, in questo modo, in una carota avvelenata attraverso la quale un settore della classe politica catalana viene condotto in un vicolo che non risolverà il conflitto politico né risponderà alla giudiziarizzazione della politica né alle legittime aspirazioni di una maggioranza di catalani. Mi spiego.

La promessa concessione dei tanto agognati e ritardati indulti è stato l’asse sul quale hanno oscillato molte decisioni politiche, incomprensibili per la maggioranza dei cittadini, catalani e spagnoli.

l problema, come ho detto, è che la concessione o meno dell’indulto non implica la risoluzione e il superamento del conflitto e ciò per il motivo molto semplice in quanto si tratta di misure che, per definizione giuridica, sono di carattere individuale e applicabili solo a coloro che sono già condannati. Più chiaramente, l’indulto rappresenta solo un rattoppo ed esclusivamente per la situazione che colpisce i condannati di oggi.

È una via d’uscita eminentemente individuale, che colpisce solo nove persone e che non può essere estrapolata al resto delle quasi 3.000 persone rappresagliate attualmente e non può servire come base la soluzione, e il successivo superamento, di un conflitto che colpisce milioni di catalani e spagnoli.

Un conflitto politico può essere risolto con la somma di sacrifici personali, ma mai con la concessione di vantaggi individuali.

 

Non dobbiamo dimenticare che la Costituzione vieta espressamente la concessione dell’”indulto generale” e che la stessa legge dell’indulto e della grazia è costruita per dare risposte individuali a condanne specifiche, in modo che, come ho detto, la grazia è una misura specifica, concreta e individualizzata che non è paragonabile né a un’amnistia né a qualsiasi tipo di soluzione politica a un problema che va oltre la situazione personale dei potenziali beneficiari.

È chiaro che dovremmo tutti rallegrarci, io per primo, se, come soluzione individuale e personalizzata, i detenuti venissero rilasciati a causa della stima delle loro risorse, per l’ottenimento dei benefici penitenziari o per la concessione dei promessi e tanto attesi indulti. Ma quello che non possiamo fare è barare con noi stessi pensando che questi indulti rappresenteranno la soluzione al conflitto politico, perché non sarà così.

Mai, in nessun luogo e in nessun tipo di conflitto politico la soluzione è passata attraverso soluzioni individuali e personalizzate. Un conflitto politico può essere risolto con la somma di sacrifici personali, ma mai con la concessione di vantaggi individuali.

In breve, gli indulti sono una buona misura per nove persone, ma non lo sono, né possono essere presentati come un progresso nella risoluzione di un conflitto, tanto meno si può pensare che seguendo questa carota avvelenata si possa e si debba rinunciare a quelle ragioni che portarono molti, una grande maggioranza di catalani, a confidare in un futuro migliore, un futuro in cui i loro diritti siano riconosciuti, come minoranza nazionale, tra cui il diritto di decidere.

La soluzione politica al conflitto non può dipendere dai nove indulti di cui si parla tanto, ma deve essere costruita sulla base, prima, di un dialogo, poi di una negoziazione e, infine, del raggiungimento di un consenso politico e di un accordo tra le parti, che culmina in una risposta politica molto più ampia e che, in termini legali, può essere raggiunta solo attraverso la promulgazione di un’amnistia che è un modo ammissibile, razionale e legalmente fattibile per rispondere all’insieme dei problemi generati dalla giudiziarizzazione della politica.

Far dipendere il presente e il futuro di un popolo, nonché il progetto politico di molti, da una risposta individuale e individualizzata mi sembra un grave errore politico e storico e, inoltre, rende buono il detto “pane per oggi, fame di domani”.

 

* traduzione   Àngels Fita-AncItalia

https://www.elnacional.cat/ca/opinio/gonzalo-boye-pa-avui-fam-dema_609737_102.html

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto