Congratulazioni!: “era un problema spagnolo e ora è un problema europeo”
La domanda, cruda, è se un problema politico così trascendentale può essere risolto con la violenza o se bisogna articolare una soluzione politica per chiudere la questione una volta per tutte.
Vilaweb.cat – Vicent Partal – Editoriale -10.03.2021
In pochissimo tempo il giornale Politico è diventato una sorta di bibbia giornalistica delle istituzioni europee. Nato negli Stati Uniti, questo giornale esportato alcuni anni fa a Bruxelles è un modello insolito da queste parti ma che a Washington funziona da tempo, prima con The Hill e ora con la versione originale di Politico. L’informazione riguarda praticamente solo ciò che accade nelle istituzioni dell’Unione Europea. Un’iperspecializzazione che mira ad avere un pubblico specifico ma anche molto influente. Sono giornali progettati per essere letti dagli ossessionati del potere politico e, specialmente, dai membri di quel potere. Essi non riescono a non leggerlo tutti i giorni per l’enorme quantità di piccoli dettagli importanti che offre per la loro attività quotidiana.
Ieri, una delle informazioni salienti di Politico Europa, ovviamente, è stata il voto sull’immunità del presidente catalano Carles Puigdemont e dei ministri Toni Comín e Clara Ponsatí. Spiegando la notizia in questo modo: “In molti sensi, questo voto per il ritiro dell’immunità mette in luce fino a che punto Puigdemont, Comín e Ponsatí hanno saputo trasformare il conflitto regionale spagnolo sulla Catalogna in un grattacapo per le istituzioni dell’Unione Europea e gli stati membri, grazie al loro esilio in Belgio e ad aver vinto i seggi nel Parlamento Europeo”. L’articolo è firmato da David Herszenhorn, il corrispondente capo del giornale –non un giornalista qualsiasi della redazione–, un veterano arrivato a questa posizione dopo aver lavorato per più di 20 anni nel New York Times, oltre a essere corrispondente a Washington e a Mosca. Un uomo, quindi, non influenzato dalla propaganda immediata e molto abituato a leggere e a capire il potere.
Herszenhorn, infatti, non ha esitato a commentare su Twitter ciò che ne pensa dell’accaduto: “La mia opinione è molto semplice: quello che era un problema della Spagna ora è un problema europeo a più livelli”.
I interviewed @KRLS Puigdemont, MEP & ex president of #Catalonia region, ahead of vote by European Parliament on stripping his immunity. Anticipating hate mail on all sides. My own take is simply: #Spain‘s problem is now an #EU problem on multiple levels. https://t.co/rS7Uue0EQE
— David M. Herszenhorn (@herszenhorn) March 7, 2021
Ho voluto iniziare l’analisi di oggi da questo lato, diciamo secondario, perché in mezzo a tante chiacchiere interessate e tanta confusione politica creata per nascondere la realtà oltre a tante domande fuori luogo, penso sia un bene focalizzare l’immagine di quanto è successo in queste ultime ore con una voce autorevole e serena, una delle più rispettate a Bruxelles. Soprattutto perché l’affermazione di questo collega secondo cui il problema catalano diventa un problema europeo non è affatto un’affermazione gratuita. L’”armata spagnola”, com’è stata qualificata dalla ministra catalana Clara Ponsatí, ha vinto la votazione di ieri, sí, ma pagandone un prezzo altissimo che un giorno lamenterà di sicuro.
Non si tratta soltanto di cifre, anche se è anche una questione di cifre. 400 europarlamentari hanno chiesto il ritiro dell’immunità ma 293, il 43% del totale, no. Questa cifra è la più alta per un voto contrario a una richiesta di ritiro di immunità che mai qualcuno ricordi nel Parlamento Europeo. Se teniamo conto del grupo dei Verdi e della Sinistra Unita Europea –i due gruppi che sostengono ufficialmente gli esiliati catalani – vediamo che sono 112 voti, ciò significa che 181 parlamentari dei gruppi che chiedevano di ritirare l’immunità, non hanno rispettato la disciplina di voto. E sono tanti che diventa matematicamente evidente, che un buon guppo di socialisti, popolari, liberali e estrema destra (i quattro gruppi che controlla l’armata spagnola mediante il PSOE, il PP, Ciutadans e Vox) abbiano votato contro il ritiro dell’immunità. Quindi, non hanno accettato le pressioni di Madrid.
Ma, al di là dei numeri, il fatto chiave è che il voto ha fatto apparire il problema politico e giuridico nel quale la Spagna s’è infilata da sola, grazie alla brutta china intrapresa che ha accecato la Spagna dal settembre 2017.
Il problema giudiziario è già ben noto. Decideranno i tribunali e non sembra fattibile una decisione a favore delle autorità spagnole, visti i precedenti e tutto quello che è successo negli ultimi tre anni e mezzo. Ma ora hanno un problema in più. Qualsiasi giudice sa interpretare che un parlamento praticamente diviso a metà significa, per definizione, che esiste un grosso problema politico.
Ora, dopo il grossolano ritiro ancora una volta, del 3° grado (libertà condizionata) ai prigionieri politici proprio subito dopo il voto europeo, l’interpretazione politica è quella più interessante. L’interpretazione più ragionevole è che una parte considerevole del parlamento è ormai stanca delle pressioni spagnole, ha assunto che l’autoritarismo spagnolo è un problema europeo su cui bisogna dire qualcosa e ha identificato la persecuzione contro gli europarlamentari catalani come un attacco politico contro una minoranza. E queste tre cose sono molto importanti.
Questi quasi trecento europarlamentari chiaramente non votano a favore dell’indipendenza della Catalogna. Ma è altrettanto chiaro che votano contro il fatto che la Spagna possa avere mani libere per risolvere il problema catalano con violenza e repressione. Visto che è l’unica cosa che i governi del PP e del PSOE hanno fatto finora. Questo passaggio è, di per sè, molto importante. In quanto significa che siamo passati dal serrare file incondizionatamente con la Spagna dello scorso ottobre 2017 a un dibattito, che sarà sempre più difficile da fermare, su come risolvere il conflitto. Dibattito che è, di fatto, il riconoscimento dell’esistenza del conflitto. Non è significativo che 693 parlamentari europei discutano, in modo così acuto, su una questione che fino a quattro giorni fai gli spagnoli dicevano che non interessava a nessuno, perqué era un affare interno?
Quello che è cambiato, quindi, è che ora l’internazionalizzazione del conflitto catalano è una realtà di portata europea e questo la colloca in un punto molto lontano da dove vuole Madrid. Nel 2017 l’Unione Europea, mostrando il suo volto peggiore, si è limitata a lasciare che la Spagna facesse quello che voleva. Letteralmente. Ma la resistenza in tutti i campi –prigionieri, mobilitazione, esilio, risultati elettorali, lotta di piazza…– del movimento democratico catalano oltre alle scelte indovinate come quella di esiliarsi, presentarsi alle elezioni europee o contrapporre la giustizia spagnola a quelle di altre giurisdizioni europee, fanno sì che oggi l’Unione Europea, le sue istituzioni, non possano più limitarsi a lasciare che la Spagna faccia quello che vuole.
Ed è qui che la Spagna si indebolisce e resta sconcertata. Una volta riconosciuta l’esistenza di un conflitto reale e persistente e che detto conflitto sta causando un grosso problema nell’Unione, diventa necessario affrontare la discussione su come risolverlo. Signfica andare in fondo al dibattito che l’Europa volle schivare, ciecamente, nel 2017. La domanda, cruda, è se un problema politico così trascendentale può essere risolto con la violenza o se bisogna articolare una soluzione politica per chiudere la questione una volta per tutte. Nella risposta, che ancora richiede tempo, c’è lo scacco matto.
* traduzione Àngels Fita – AncItalia
PS.: Riconosco che questa gente mi supera. Credevo che avrebbero lasciato alcuni giorni di semilibertà ai prigionieri politici, sperando di usarli per ricattare la formazione del governo catalano. E invece, attendevano soltanto l’esito del voto nel Parlamento Europeo. Quindi, hanno revocato il regime di semilibertà e i nostri politici tornano in carcere di nuovo. Fanno solo la loro convenienza politica e non rispettano quanto corrisponde giuridicamente. Non può essere più chiaro. Anche la loro malvagità.