ABBIAMO VINTO; E PROSEGUIAMO…

 

ABBIAMO VINTO; E PROSEGUIAMO…

 

    Gonzalo Boye                                                           altri articoli dell’autore:

lrp.cat –   – 8 gennaio 2021                                CHE COS’è UNA MINORANZA NAZIONALE

 

Illustrazione: LLUÍS ROMERO.

 

E’ impossibile avere un processo equo quando tutti danno per scontata la colpevolezza di una persona e la Corte di Appello di Bruxelles lo ha capito.

Abbiamo vinto di nuovo e ora questo approccio legale in relazione all’ordine di estradizione europeo per il ministro catalano Lluís Puig dovrà estendersi alla richiesta di ritiro di immunità per gli europarlamentari e ai prigionieri nello stato spagnolo.

 

Qual­siasi procedura di estradizione, comprese quelle di arresto e consegna, pre­senta una serie di complessità che non sempre sono ben comprese e che, perfino, sono spesso banalizzate e assunte come dogmi di fede.

­La battaglia in esilio ebbe inizio il 5 novem­bre del 2017 e ha attraversato diverse fasi in cui, in un modo o nell’altro, si sono ottenuti dei risultati che sono serviti a stabilire che la realtà penale della persecuzione dell’indipendentismo è lontana dall’essere accettata dal resto dell’Unione Euro­pea.

Lo stesso giorno 5 di novem­bre 2017, men­tre una parte impor­tante del governo del pre­si­dente Puig­de­mont era già nelle carceri spagnole, la magistratura belga lasciò in libertà tutti gli esiliati con l’unica condizione di non uscire dal Belgio mentre si dava corso al primo ordine di arresto e consegna europeo (OEDE). Il contrasto stridente era iniziato.

Il 4 dicem­bre del 2017, quella procedura arrivò al termine e, il mattino dopo, il giudice spagnolo Lla­rena, prevedendo il risultato avverso, decise di ritirare il OEDE per trovare un momento migliore per ripresentarlo. I belgi rimasero esterrefatti.

Il 23 marzo del 2018, diedero nuovo corso ad altri due OEDE, men­tre Toni Comín, Lluís Puig e Merit­xell Ser­ret si trovavano in Belgio; Clara Pon­satí era in Scozia e il pre­si­dente Puig­de­mont in Germania, di ritorno in Belgio. La giudice di Neumünster decise di applicare il carcere preventivo al presidente, revocato dodici giorni dopo, il 5 aprile del 2018.

Il 16 maggio dello stesso anno, la magistratura belga si rifiutava di proseguire con la procedura dell’OEDE con­tro Comín, Puig e Ser­ret in quanto l’ordine era mal formulato e non soddisfaceva i requisiti per portare avanti la pratica.

Due mesi dopo, la Corte Superiore di Sch­leswig-Hols­tein conveniva che i fatti presentati dal giudice Llarena non constituivano ribellione, sedizione, disordini pubblici o qualsiasi altro crimine in Germania, per cui rifiutava di consegnare il presidente, anche se poteva essere valutato ulteriormente il reato di mal­ver­sazione di fondi pubblici, senza valutare altri dati in quanto intendevano che si trattava di un reato a “catalogo”.

La rabbia del giudice Lla­rena fu così grande che dcecise di ritirare tutti gli OEDE e aspettare un momento migliore che, finalmente, arrivò dopo la sentenza della Corte Suprema Spagnola contro i prigionieri politici del 14 otto­bre del 2019 (n.d.t. per intenderci quella sentenza che provocò l’occupazione dell’aeroporto, l’autostrada e altri disturbi).

Proprio a seguito di questo terzo OEDE, Lluís Puig è stato sottoposto (in quanto non godeva di immunità) a una procedura cul­mi­nata con una sentenza di rifiuto in quanto si intende che la Corte Suprema Spagnola non era competente per indagarlo o processarlo e, quindi, non poteva reclamarlo.

La risoluzione del 7 agosto scorso fu una secchiata di acqua fredda per la Corte Suprema, sia per quanto riguarda Puig come per le conseguenze per la richiesta di ritiro di immunità che sta seguendo il suo corso nel Par­la­mento Euro­peo nei casi del pre­si­dente Puig­de­mont, Toni Comín e Clara Pon­satí.

Tutti, Corte Suprema spagnola inclusa, siamo consapevoli dell’importanza che ha la mancanza di competenza dell’organo giudiziario richiedente, perchè si tratta di un fatto contestato fin dall’inizio; nessuno ormai dubita che ci fu la ricerca, per motivi estranei al diritto, di attirare la com­petenza prima alla Corte dell’Audienza nazionale e poi alla Corte Suprema.

Così è stato affermato dal Gruppo di lavoro sulla Deten­zione Arbitraria delle Nazioni Unite e così è stato riconosciuto nella risoluzione del 7 di agosto del 2020 relativa a Lluís Puig, con­tro la quale il pubblico ministero ha fatto ricorso.

La Corte d’Appello di Bruxelles ha ora deciso di respingere il ricorso presentato dalla Procura belga e si basa su due elementi essenziali: la Corte Suprema non è competente e, inoltre, esiste un evidente rischio di violare la presunzione di innocenza di Lluís Puig per le dichiarazioni di condanna rese dalle autorità giudiziarie e politiche spagnole.

Cioè, è impossibile avere un processo equo quando tutti danno per scontata la colpevolezza di una persona, e la Corte d’Appello di Bruxelles ha inteso che era stata violata la Diret­tiva 2016/343, sulla presunzione di innocenza, cosa che già avevamo iniziato a sostenere nel lontano novem­bre del 2017.

Abbiamo vinto di nuovo e, ora, questo approccio legale deve essere esteso alle richieste di ritiro di immunità e ai prigionieri politici. Proseguiamo…

 

* traduzione  Àngels Fita – AncItalia

https://www.lrp.cat/opinio/article/1905096-hem-guanyat-seguim.html

 

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