Il caso Lluís Puig (altro ministro catalano in esilio) : la non-estradizione che può far traballare tutta la repressione in atto
La magistratura belga conferma allo Stato spagnolo il rifiuto di estradare il ministro catalano per il rischio di violazione dei diritti fondamentali.
Vilaweb.cat – Redazione – 07.01.2021
La Corte d’appello di Bruxelles ha confermato il rigetto del mandato di arresto europeo della Corte Suprema spagnola contro il ministro catalano Lluís Puig (in esilio ma senza immunità in quanto non europarlamentare) emesso dal tribunale di primo grado belga lo scorso mese di agosto. Quella sentenza rifiutava il mandato di arresto del giudice Pablo Llarena adducendo che la Corte Suprema spagnola non era l’organo competente per chiedere l’estradizione di Puig. Il magistrato belga citava anche la risoluzione del Gruppo di Lavoro ONU sulla detenzione arbitraria, che considerava incompetente la Corte Suprema spagnola per il caso delle votazioni del 1 ottobre 2017.
Nonostante fosse il terzo mandato di arresto europeo contro Puig, ad agosto c’è stata la prima sentenza nel merito sul fondo della petizione. Il primo mandato fu ritirato dallo stesso giudice della Corte spagnola, e la seconda fu rifiutata per un difetto di forma dello stesso giudice Llarena. Ora la Corte d’appello ha confermato gli argomenti per il rifiuto dell’estradizione i li ha ulteriormente ampliati.
La chiave di volta della repressione
La Corte Suprema spagnola vuole che Puig sia estradato per poterlo processare per appropriazione indebita di fondi pubblici. Ma sia la sentenza del tribunale di primo grado che quella della Corte d’appello hanno esposto ragioni che diventano argomenti potenti per la difesa di Carles Puigdemont, Toni Comín e di Clara Ponsatí nel “supplicatorio” (richiesta di revoca di immunità parlamentare) che devono affrontare al Parlamento Europeo. Si tratta di argomentazioni che screditano la competenza della Corte Suprema spagnola non solo di processare Lluís Puig, ma anche gli altri europarlamentari esiliati e di aver già processato i condannato i prigionieri politici. Come riuscire a capire che la giustizia di un paese dell’unione europea dica questo e la Corte Suprema spagnola abbia già processato e condannato prigionieri politici ?
Ecco l’importanza della decisione presa oggi dalla magistratura belga. Perchè durante il processo contro l’indipendentismo nella Corte Suprema spagnola, le difese avevano già denunciato che l’Alta Corte non era un tribunale competente e che il diritto al giudice naturale era stato violato. Ed essendo così, si violava anche il diritto a un processo equo, riconosciuto dalla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo che regge il Tribunale di Strasburgo, dove si concluderà il processo. I prigionieri politici, secondo questi argomenti, avrebbero dovuto essere processati presso la Corte Superiore di Giustizia della Catalogna, ma la corte Suprema spagnola trattenne la causa e li condannò a un totale di 100 anni di carcere.
E ancora di più. Perchè la Corte d’appello introduce un altro fortissimo argomento contro lo stato spagnolo: nella sentenza afferma che esiste il rischio di violazione della presunzione di innocenza di Lluís Puig se fosse estradato, e lo dice sulla base delle dichiarazioni pubbliche rese da giudici, pubblici ministeri e autorità politiche spagnole in generale contro i leader indipendentisti.
Nello specifico, si afferma che la direttiva UE 2016/343 sul diritto alla presunzione di innocenza nei procedimenti penali non è rispettata. Secondo gli avvocati del ministro Puig, Sig. Gonzalo Boye e Sig. Simon Beckaert, i giudici del tribunale hanno fatto riferimento a tutta la documentazione fornita dalla difesa, che include un volume importante di documenti come ritagli di stampa, tweets di associazioni di giudici e pubblici ministeri, a cominciare dal nome che avevano dato al processo contro l’indipendentismo durante il mese di novembre del 2017: “più dura sarà la caduta”.
In tal senso, la sentenza belga è un siluro contro la Corte Suprema spagnola e rimette in discussione da cima a fondo l’intero processo giudiziario. Perché la difesa ha fatto valere tutte le carte che aveva per opporsi al mandato, come la sentenza del giudice di primo grado, le risoluzioni del Gruppo ONU di Lavoro sulla detenzione arbitraria, le dichiarazioni ufficiali di Amnesty International, di Front Line Defenders, dell’Organizzazione Mondiale contro la Tortura, dell’Associazione Internazionale degli Avvocati Democratici, dell’International Trial Watch e del PEN Club International, tra molti altri.
La decisione odierna non è ancora definitiva, in quanto vi è ancora la possibilità di presentare ricorso in Cassazione. L’accusa dispone di ventiquattro ore per presentarlo e, in ogni caso, sarebbe soltanto per esaminare se il procedimento giudiziario in Belgio è stato corretto. Quest’ultimo passaggio potrebbe essere risolto in poche settimane o addirittura giorni.
* traduzione Àngels Fita – AncItalia
https://www.vilaweb.cat/noticies/lluis-puig-euroordre-tribunal-apellacio-belgica/
Aggiornamento dell’8 gennaio:
Il Belgio ha rifiutato definitivamente l’estradizione del ministro catalano in esilio Lluís Puig: il pubblico ministero belga non presenterà ricorso alla Corte di Cassazione. “Non ricorreremo la decisione”, hanno affermato fonti del pubblico ministero a questa all’agenzia catalana di notizie (ACN).
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* traduzione Àngels Fita – AncItalia