I russi, i russi!
José Antich |
Nonostante siano trascorse più di dodici ore dai primi arresti della nuova ondata di repressione contro l’indipendentismo, è difficile farsi un’idea del legame tra le varie operazioni di polizia di martedì. E quando non c’è una spiegazione minimamente solida, si può giungere a una sola conclusione: l’obiettivo è, ancora una volta, spaventare il movimento indipendentista, per rendere del tutto chiaro che la repressione non è finita e che i processi penali continueranno fino a quando non ci sarà una resa in piena regola. Non è abbastanza prolungare l’attuale situazione di blocco in cui l’indipendentismo non avanza e si limita a retrocedere il meno possibile. Né tantomeno si tratta di esplorare la via del dialogo come alternativa allo scontro. Deve esserci una capitolazione in piena regola. Perché persone così note al pubblico tra gli arrestati? di cosa le si accusa? Si veda il caso dell’ex ministro Xavier Vendrell, dell’imprenditore David Madí e dell’editore Oriol Soler. Del quarto Josep Lluís Alay, rilasciato prima di mezzogiorno, volevano seguire il filo del Forum di Crans Montana in Svizzera, per 5.000 euro correttamente fatturati, al quale aveva partecipato il presidente Carles Puigdemont. Degli altri, una dozzina e mezza di persone, alcuni sono stati rilasciati e altri hanno continuato ad essere interrogati presso la caserma della Guardia Civil di Travessera de Gràcia, a Barcellona, fino a notte fonda. In tutto, 21 persone messe in relazione da diversi rapporti della Guardia Civil che, viste le precedenti esperienze, devono essere presi con le molle. La traboccante fantasia con cui hanno redatto i precedenti rapporti è evidente anche in alcuni esempi. Il più eccentrico di tutti dice che la Russia avrebbe offerto al presidente Puigdemont nel 2017, nel pieno del processo di indipendenza, di pagare tutto il debito della Catalogna e 10.000 soldati di quel paese a sua disposizione.
Da questo rapporto della polizia l’ingiunzione deduce quanto segue: “Se avessero accettato, gli eventi sarebbero stati probabilmente tragici e avrebbero innescato un conflitto armato nello Stato con un numero incerto di vittime”. Non sorprende che l’ambasciata russa si sia letteralmente sbudellata dalle risate e abbia risposto con ironia affermando che al numero dei soldati mancano due zeri (sarebbero un milione) e che le truppe dovevano essere trasportate con due aerei assemblati in Catalogna durante la Guerra Civile e finora nascosti in un luogo sicuro tra le montagne catalane. Se questa storia delirante fosse vera, immagino che ad un certo punto l’ambasciatore spagnolo sarebbe stato chiamato per consultazioni, le relazioni diplomatiche tra Spagna e Russia sarebbero state interrotte e l’Unione europea sarebbe intervenuta sulla questione. Oltre a contraddire la storia secondo la quale la Catalogna non avrebbe alleati internazionali che il governo spagnolo ha difeso con tanta energia.È difficile credere che stiano accadendo cose simili, più tipiche del film “Arrivano i russi, arrivano i russi”, la commedia di Norman Jewison degli anni Sessanta, che TV3 potrebbe proporre uno di questi giorni, che racconta le vicissitudini di un sottomarino russo che attracca per errore sulla costa nord-americana. La trama comica di quella situazione, che sconvolge la vita di una piccola località del New England, darebbe di certo spazio per un nuovo remake con la triangolazione Catalogna, Russia e Spagna. Non sono tempi buoni per la verità di polizia e per la verità giudiziaria. Il caso del maggiore Trapero ha portato allo scoperto tante cose e così pericolose per uno stato di diritto che è logico che si voglia andare a coprirle il più possibile e il più velocemente possibile. Forse è per questo che hanno voluto mescolare i soldati russi in arrivo in Catalogna per garantire l’indipendenza, con i finanziamenti per lo Tsunami democratico e un caso di presunta corruzione urbana nel Maresme. Troppi ingredienti diversi. * traduzione Claudia Daurù https://www.elnacional.cat/ca/editorial/els-russos-els-russos_551397_102.html |
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