Finitela con la repressione!
Editoriale – José Antich
El Nacional.cat – Barcelona, 7 ottobre 2020.
Il 10 aprile del 2018, sono passati più di due anni, il telegiornale del canale televisivo Tele 5, il più visto in Spagna, ha aperto il suo programma come segue: “Colpo della polizia ai Comitati per la difesa della Repubblica. La Guardia Civile ha arrestato la persona presunta coordinatrice dei violenti attacchi che, durante il periodo di Pasqua, hanno provocato tagli su diverse strade della Catalogna e che hanno lasciato migliaia di persone intrappolate per ore. La donna è accusata di guidare questi comitati ed è accusata di terrorismo e ribellione”. Il giorno dopo, il quotidiano ABC titolava in prima pagina e con una foto di Tamara Carrasco tra due agenti della Guardia Civile il
seguente virgolettato, riconducibile a una registrazione ottenuta in modo del tutto illegale: “Se
fermiamo il porto di Barcellona sarebbe brutale”. Potremmo elencare molti altri media, poiché molti di loro hanno diffuso la versione della Guardia Civile, cosa che, d’altra parte, è accaduta in moltissime altre occasioni nel corso di questi anni. Si sa che chi riesce a imporre la prima versione vince, in un momento in cui contro l’indipendentismo tutto vale.
Da quel giorno, Tamara Carrasco ha subito un vero e proprio calvario transitando per commissariati di polizia e tribunali in Catalogna e Madrid: il trasferimento verso la capitale della Spagna, poiché considerando il reato di terrorismo e ribellione le indagini dipendevano dalla “Corte Nazionale”. Solo a novembre il magistrato Diego de Egea avrebbe cambiato la qualifica per un’altra: disordini pubblici, e avrebbe rimandato la pratica ai tribunali catalani, sebbene manteneva l’obbligo di rimanere confinata nel suo comune, Viladecans; il confinamento si protrasse fino alla fine di maggio 2019, data in cui il tribunale numero 24 revocò la pena. E infine: la sentenza di assoluzione dal reato di disordine pubblico questo martedì. Sono passati quasi 29 mesi tra l’inizio dell’incubo dell’arresto e la fine del viaggio giudiziario.
Un lieto fine? penseranno alcuni. Non è vero. Il torto fatto è enorme e irreparabile, poiché fino a questo esito finale è successo di tutto, ma soprattutto, abbiamo visto una ferocia che può essere spiegata solo con la causa generale aperta a tutto l’indipendentismo e con la volontà di fermare ogni protesta e il diritto di manifestare, cercando di inquadrarlo nei reati di terrorismo e ribellione. Tamara Carrasco aveva in casa, quando la Guardia Civile vi fece irruzione, un fischietto e una maschera di carta con la faccia del presidente di Òmnium Cultural, Jordi Cuixart. Con questi oggetti è stata costruita una causa giudiziale e, oltre all’arresto e ai giorni di carcere a Madrid, per più di un anno gli è stato vietato di lasciare la città in cui vive. Anche contro un altro membro CDR, Adrià Carrasco (esiliatosi in Belgio quando la Guardia Civile stava per arrestarlo nella sua casa di Esplugues), lo stato aveva inizialmente emesso un mandato di perquisizione e arresto per terrorismo, per aver bloccato i pedaggi della stazione della Roca del Vallès e di Vallcarca, e un anno dopo le accuse si sono ridimensionate a disordini pubblici.
Sono già troppi i casi che finiscono allo stesso modo, con una sentenza assolutoria perché non si trova alcun appiglio per le accuse. E non parleremo dei processi finiti con condanne assolutamente sproporzionate e che un giorno l’Europa correggerà. In ritardo, ma lo farà. Di fronte a tutta questa furia repressiva spagnola, sempre più conosciuta a livello internazionale, non serve a nulla creare dei gruppi di esperti per migliorare l’immagine della Spagna all’estero, come ha annunciato questo lunedì il ministro degli Affari Esteri, Arancha González Laya. Josep Borrell (ex-ministro di affari esteri spagnolo e, attualmente, alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza) aveva già tentato di migliorare la reputazione della Spagna con quella robaccia di “España Global”, ora destinata ad altro scopo, ma che allora agì per un certo periodo come ariete del governo all’estero.
C’è qualcosa di molto più semplice ed economico: basta, finitela con la repressione!
* traduzione Àngels Fita – AncItalia
https://www.elnacional.cat/ca/editorial/jose-antich-tamara-carrasco-repressio_544809_102.html