L’Università di Barcellona condannata per pubblicare un manifesto contro la repressione de prigionieri politici catalani.
L’università si era posizionata contro la repressione ma è stata condannata per “mancata neutralità”
di Victor Serri 6 Ottobre 2020
La Universitat de Barcelona é stata condannata per il manifesto a cui aveva aderito dopo la pubblicazione della sentenza ai prigionieri politici il passato 14 ottobre scorso. Nel testo denunciava la “deriva autoritaria” dei poteri dello Stato Spagnolo, rivendicava l’autodeterminazione della Catalogna e richiedeva la libertà immediata per i prigionieri. Ma una giudice ha considerato che tali dichiarazioni “violano il diritto all’educazione, alla libertà di espressione e alla libertà ideologica”, considerando quindi nulla l’adesione al manifesto da parte dell’ateneo. Non solo: ha condannato l’università a pubblicare sulla propria pagina web la sentenza e a pagare le spese legali.
Chi ha denunciato l’Università è stato il collettivo Universitaris per la Convivència (trad. Universitari per la convivenza), professori universitari legati alla destra neoliberale, che aveva denunciato ai tribunali la “violazione della neutralità ideologica” dell’ateneo. La Universitat de Lleida, la Universitat Autònoma di Barcellona, la Universitat Politècnica de Catalunya, la Universitat Rovira i Virgili, Universitat Pompeu Fabra e la Universitat de Girona furono altri atenei che pubblicarono il manifesto di sostegno ai prigioneri politici, ma nel loro caso non c’è stata nessuna denuncia davanti ai tribunali.
“La università forma parte dell’amministrazione pubblica e non è una istituzione di rappresentazione politica. Quindi dovrà essere neutrale e questo implica non assumere come propria una posizione politica determinata, ancor meno quando è chiaramente contraria ai valori e a principi dell’ordine giuridico vigente” detta la sentenza.
Il manifesto
Il manifesto, approvato dal senato accademico, considerava ingiusta la sentenza del Tribunal Supremo, rifiutava la repressione e la violenza della polizia dello stato. Ma non era una iniziativa unica della UB, bensí una proposta nata in accordo tra diversi rettori di distinte università, con una idea molto semplice e democratica: proporre un manifesto contro la repressione e farlo votare da ogni ateneo. Il risultato fu l’approvazione del manifesto da tutte le università pubbliche catalane, tramite votazioni che superarono con grosse maggioranze, piú di tre quarti del quorum.
L’avvocata Anaïs Franquesa, fondatrice del centro Iridia per la difesa dei Diritti Umani, ha affermato: “Parlano di neutralità quando quello che vogliono dire è censura e pensiero unico”. Ha pure aggiunto: “Annulare giuridicamente un manifesto pubblicato da un ateneo? E poi cosa? Condannare per uno striscione? Ah, no, questo già stato fatto…” in un chiaro riferimento alla condanna per interdizione dai pubblici uffici del presidente della Generalitat Quim Torra.