I tribunali spagnoli vogliono sostituirsi agli elettori

 

 “Il presidente catalano deposto? I tribunali spagnoli vogliono sostituirsi agli elettori”

 

Torra verso la condanna del Tribunale supremo di Madrid per disobbedienza. Intervista al “ministro” dell’Impresa Tremosa: “L’indulto che offre Madrid è propaganda”

 

Ramon Tremosa e Carles Puigdemont

Francesco Olivo  pubblicato il 26 Settembre 2020

Qualcosa si muove nel conflitto catalano. Il governo spagnolo ha dato avvio all’iter per la concessione dell’insulto ai leader indipendentisti in carcere, condannati per il referendum del 2017. Una mossa obbligata, quasi automatica in presenza di una richiesta, ma che è stata annunciata con una certa enfasi dal ministro della Giustizia, Juan Carlos Campo, in parlamento. Anche il calendario offre qualche indizio: la settimana prossima il tribunale supremo con tutta probabilità dichiarerà decaduto il presidente della Generalitat Quim Torra, condannato per disobbedienza, dopo essersi rifiutato di togliere dalla sede del governo degli striscioni a favore dei “prigionieri politici” a ridosso delle elezioni dell’aprile 2018. La “inabilitazione” Torra apre la strada alle elezioni anticipate in Catalogna (data probabile: febbraio) e con questo annuncio il governo di Pedro Sanchez vorrebbe abbassare la tensione in vista di mesi complicati. Una parte dell’indipendentismo però non crede alle buone intenzioni del governo spagnolo: «E’ fumo negli occhi – dice (in un italiano perfetto) Ramon Tremosa, da poche settimane “conseller” dell’impresa del governo catalano, a lungo eurodeputato, molto vicino all’ex presidente Carles Puigdemont, e uno dei possibili candidati alla presidenza.

Conseller Tremosa, il governo dice di fare sul serio, per i vostri leader in carcere sarebbe un fatto positivo, non trova?
«E’ propaganda. Sono oltre due anni che Sanchez è al governo senza fare nulla di concreto. Ora tirano fuori questa cosa dell’indulto, un iter lunghissimo, alla fine del quale si scoprirà che per qualche impedimento della magistratura sarà impossibile concedere l’indulto. Quindi deduco che si tratta di un trucco».

Si parla anche di riforma del codice penale, per cambiare retroattivamente il reato di sedizione, quello per il quale sono stati condannati i leader catalani, nemmeno questo rappresenterebbe una svolta?
«I prigionieri politici sono stati condannati per sedizione e malversazione e la sentenza mette insieme i due reati senza distinguere quanti anni si assegnano per ciascuno. Questa sarà una scusa per non applicare la eventuale riforma».

Il presidente della Generalitat Quim Torra potrebbe decadere con una sentenza del tribunale supremo la settimana prossima, cosa ne pensa?

«Non si è mai visto in nessun Paese europeo che un tribunale rimuova un presidente eletto, peraltro uscito dalle elezioni con l’affluenza più alta della storia catalana. Il tutto non per corruzione, ma per avere esposto uno striscione».

Torra però ha disobbedito al tribunale elettorale in maniera esplicita, perché ora non dovrebbe assumersi le proprie responsabilità?

«Allora si poteva comminare una multa, come già successo in passato anche per Sanchez e Rajoy. Ma rimuovere Torra contiene un messaggio: voi potete votare quanto vi pare, ma poi decidiamo noi. Lo abbiamo già visto con Puigdemont, con Turull e con Jordi Sànchez».

Voi indipendentisti siete divisi più che mai. Puigdemont ha lanciato Junts per Catalunya, rompendo con il suo partito, il PDeCat. C’è ancora margine per andare uniti alle elezioni?

«Io credo di sì, l’ex presidente Artur Mas ci sta lavorando e credo ci possa riuscire. Andare divisi vorrebbe dire rischiare di essere superati da Esquerra Republicana».

Gira il suo nome tra i possibili candidati alla presidenza della Generalitat, lei è pronto?

«Non ne so nulla. Sono un professore, sono indipendente, non ho mai avuto un partito».

Ha ancora senso votare per i partiti indipendentisti, visto che l’obiettivo si è rivelato impossibile, per lo meno nell’immediato?

«Votare per i partiti indipendentisti vuol dire dare forza alla nostra richiesta di un referendum».

Siamo nel pieno di una pandemia, meglio l’indipendenza o il vaccino? 

«Entrambe. D’altronde se lo chiede a Pedro Sanchez vi risponderà: voglio il vaccino e l’unità di Spagna».

La seconda ondata è stata forte in Catalogna. Come state gestendo l’emergenza sanitaria?

«La situazione è migliorata rispetto a qualche mese fa, solo l’1% delle scuole ha dovuto chiudere, il governo catalano ha lavorato bene».

Lei è il “conseller” dell’industria, che n’è stato di tutte le imprese che hanno cambiato la sede portandola lontano dalla Catalogna preoccupate per l’instabilità politica e istituzionale?

«Gli uffici e le fabbriche sono rimaste qui, non si è perso nemmeno un euro. Anzi, il 2019 è stato un anno record per l’economia catalana».

Il coronavirus avrà effetti pesanti per l’economia?

«Ci sono settori come il turismo che hanno enormi difficoltà, ma anche settori come l’agroalimentare e il chimico che stanno facendo segnare ottimi risultati».

 

https://www.lastampa.it/esteri/2020/09/26/news/tremosa-1.39349652

 

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