Il ‘patto costituzionale’ sulla monarchia non fu un patto ma un’imposizione
«Juan Carlos diventò re per l’unica legittimità alla quale poteva contare personalmente, che non era altra che la vittoria militare di Franco nel 1936»
Vilaweb.cat Vicent Partal -editorial- 05.08.2020
Mi ha sorpreso il fatto che il governo socialista, prima, e la destra spagnola, poi, abbiano alzato la barriera per tentare di fermare la crisi costituzionale aperta con la fuga di Juan Carlos alludendo al rispetto di un presunto “patto costituzionale”. Pedro Sanchez ne ha parlato nella conferenza stampa di martedì, ma ho pensato che fosse un modo sfortunato per tirare avanti in qualche modo. Ieri, tuttavia, la concordanza di Vox (estrema destra) con il Psoe riferendosi al “patto costituzionale” come argomentazione per difendere la monarchia mi ha fatto pensare che non fosse più una coincidenza ma un copione ben stabilito. Certo, sorprendentemente povero e molto dimostrativo del momento di confusione che sembrano vivere a Madrid.
Sorprendentemente povero perché non ci fu alcun patto costituzionale sulla monarchia spagnola e nessuno può invocarlo senza entrare in una matassa molto difficile da sbrogliare. Le Cortes (parlamento spagnolo) si sono limitate a sanzionare la decisione di Franco, senza discuterla. E i partiti democratici, consapevoli del rospo che avevano appena ingoiato e per mascherare la loro vergogna, lanciarono un’operazione per riciclare il monarca. Ricordate quelle teorie deliranti, che abbiamo ascoltato così tante volte, secondo cui Juan Carlos era “un re repubblicano”?
La verità è che mai, in nessun momento del processo costituente del 1978 e della stesura dell’attuale costituzione spagnola, fu possibile mettere sul tavolo la possibilità di discutere sulla forma dello stato. E se non si può discutere di una cosa, che tipo di patto si può invocare?
La spietatezza del processo costituente del 1978 è stata già abbastanza spiegata, quindi non è necessario insistere. Prima di tutto, non furono nemmeno convocate elezioni con carattere di elezioni costituenti, fatto che indica già la grande debolezza del processo. Ma in questo caso particolare, della forma dello stato, la cosa è molto più grave.
Juan Carlos diventò re, e fu accettato come tale, tenendo conto dell’unica legittimità che poteva addurre personalmente, che non era altra che la vittoria militare di Franco nel 1936. Quello fu accettato, senza alcuna discussione grazie alla pressione militare e da parte delle forze democratiche che a partire da quella costituzione furono incorporate al potere.
E ciò accadde nonostante non fosse il re di Spagna, una figura che incarnava suo padre in termini di legittimità monarchica. Chiaro come l’acqua: Juan Carlos può solo dire di essere stato il re per una decisione personale di Franco, cosa dimostrata dal fatto che il dittatore esigeva esplicitamente la sua adesione alla vittoria fascista nella guerra. E quando dico questo non sto parlando di teoria o in astratto.
La formula con cui Juan Carlos, nel 1969, viene designato come futuro re, quella che legge pubblicamente per accettare l’incarico, dice esattamente questo: ‘Riceve da Sua Eccellenza il Capo dello Stato e il Generalissimo Franco la legittimità politica sorta il 18 luglio 1936 (giorno della vittoria militare), in mezzo a tante sofferenze, tristi ma necessarie affinché la nostra patria riacquisti il suo destino. “ La legittimità politica sorta il 18 luglio 1936” è una frase che non può essere più chiara. E come se ciò non bastasse, quando già morto Franco, accede al trono, Juan Carlos giura, “dalla memoria emotiva di Franco”, di difendere i principi fondamentali del Movimento (fascista), cosa che non farà mai con la nuova costituzione aggrappandosi a l’argomento che lui è già Re quando la costituzione viene promulgata.
Il video, nel caso qualcuno abbia dimenticato, si può guardare ora:
Pertanto, dal punto di vista tecnico, diciamo, diversi autori hanno difeso che la costituzione spagnola non è mai stata una costituzione valida, perché non è partita facendo tabula rasa ne dal riconoscimento di uguaglianza tra gli attori che ogni processo costituzionale implica. Successe che il franchismo politico ha aperto la porta all’integrazione delle forze democratiche nella sua struttura, ma mantenendo il controllo dei poteri dello Stato. E questo è il motivo per cui ci furono alcuni argomenti intoccabili che ora ritornano … non solo il re: da dove pensi che venga l’assurda e anti-democratica magistratura spagnola? Per questo, per rendere eterno, “legato e ben legato”(*) il patto tanto favorevole per loro, la riforma dell’attuale costituzione spagnola è in pratica qualcosa di impossibile.
Ieri avevo spiegato che questa crisi potrebbe degenerare a partire da quattro passaggi ed è per questo che mi sembra un pasticcio monumentale rifugiarsi in una concezione, quella del patto costituzionale, che non resiste a nessuna analisi seria e che, se siamo in grado di metterlo in questione adeguatamente, colpisce direttamente al cuore del regime e salta improvvisamente al terzo stadio. L’errore commesso dal regime è enorme e per questo tutto barcolla. Ora vedremo se qualcuno saprà trarne vantaggio.
(*) “atado y bien atado” – Parole pronunciate da Franco durante il messaggio di Fine Anno del 30 dicembre de 1969. Franco aveva lasciato tutto legato e ben legato nella figura di Juan Carlos de Borbón. Il regime del 78 legittimò il regime di Franco modernizzandolo, nella figura di Juan Carlos.
Il referendum sulla monarchia o sulla repubblica era sul tavolo. La maggior parte dei capi di governo stranieri chiese la consultazione. La soluzione, per non dover fare la consultazione, fu quella di mettere “la parola Re nella legge” della Riforma politica del 1976.
* traduzione Àngels Fita-AncItalia