Da dove veniamo (I)

Da dove veniamo (I)

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Filippo VI chiarisce chi governa in Spagna dal 3 ottobre 2017 e insieme ai poteri forti dello stato (alta magistratura, guardia civile e media) impone la linea dura e la repressione che ancora persiste

 

3 ottobre 2017. Estratto dal discorso di re Filippo VI: “Abbiamo assistito tutti agli eventi che hanno avuto luogo in Catalogna, con la pretesa finale della Generalitat di proclamare –illegalmente- l’indipendenza della Catalogna. Da qualche tempo, alcune autorità della Catalogna hanno ripetutamente, consapevolmente e deliberatamente, violato la Costituzione e il proprio Statuto di autonomia, che è la legge che riconosce e protegge le sue istituzioni storiche e il suo autogoverno. Con le loro decisioni, hanno sistematicamente violato le norme legalmente e legittimamente approvate, dimostrando un’inammissibile slealtà nei confronti dei poteri dello stato. Uno stato al quale, precisamente, queste autorità rappresentano in Catalogna. Hanno infranto i principi democratici di qualsiasi stato di diritto e hanno minato l’armonia e la convivenza nella stessa società catalana, arrivando – purtroppo – a dividerla. Oggi la società catalana è fratturata….”.

E questa parte del discorso di Filippo VI è quella che ci fa capire tutto quello che è successo dopo:

“Per tutto questo e di fronte a questa situazione estremamente grave, che richiede il fermo impegno di tutti con gli interessi generali, è responsabilità dei legittimi poteri dello Stato garantire l’ordine costituzionale e il normale funzionamento delle istituzioni, la validità dello stato di diritto e l’autogoverno della Catalogna, basato sulla Costituzione e sul suo Statuto di autonomia”.

Tradotto: Filippo VI organizza un colpo di stato nello stato e mette in motto il meccanismo repressivo del 155. Da quel momento in poi, repressione, prigionia, persecuzione ideologica e “a por ellos” (prendiamoli!). Le tre gambe dello stato, che sono fondamentalmente la monarchia, l’alta magistratura (Corte suprema, Corte costituzionale e Audiencia Nacional) e la Guardia civile, con il pieno sostegno della stampa spagnola (e parte della catalana) insieme a una parte significativa delle aziende Ibex 35 (tutte affini al governo), prendono le redini dello stato. Niente sarà più lo stesso. Tuttavia, ci sono alcune critiche da una parte molto significativa del mondo politico, sociale e imprenditoriale. Le critiche alla posizione del re provengono principalmente dagli ambienti di Podemos, Navarra, attivisti per l’indipendenza catalani, baschi e della Galizia, alcuni settori del PSOE e il Lehendakari Íñigo Urkullu (presidente del Paese Basco):

🔴 Perplejidad total ante el discurso televisado de D. Felipe VI: máxima decepción y preocupación.

— Iñigo Urkullu (@iurkullu) October 3, 2017

(Perplessità totale di fronte al discorso trasmesso in TV di D. Filippo VI: massima delusione e preoccupazione)

Anche il leader di Podemos e attuale secondo vicepresidente del governo spagnolo, Pablo Iglesias, si espresse chiaramente contro il discorso di Filippo VI:

Come presidente de un gruppo parlamentare che rappresenta più di 5 milioni di spagnoli, dico al Re non eletto: No nel nostro nome

— Pablo Iglesias 🔻 (@PabloIglesias) October 3, 2017

 

Anche l’allora presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, alla cerimonia di consegna dei premi Principe delle Asturie (lo stesso Tusk, Jean-Claude Juncker e Antonio Tajani vengono premiati in quella edizione del 20 ottobre 2017) avverte che “la legge deve essere rispettata da tutti coloro che sono coinvolti nella vita pubblica”, ma aggiunge alcune sfumature: “la violenza non risolve mai nulla” (le immagini del 1° ottobre erano recentissime) e il dialogo è sempre meglio del conflitto”. Come ex- presidente, Donald Tusk dichiara in un’intervista alla BBC lo scorso febbraio che Bruxelles avrebbe provato “empatia” per una Scozia indipendente e che “emotivamente” l’UE sarebbe stata favorevole ad accettarne l’ingresso, sebbene ciò non fosse avvenuto automaticamente.

Ma non allontaniamoci dal filo conduttore di questo testo e torniamo a noi. Mesi dopo il discorso del 3 ottobre, verso la fine di giugno 2018, il presidente Quim Torra, che è il rappresentante ordinario dello Stato in Catalogna e promuove in nome del re le leggi della Catalogna, rompe i legami con il capo di Stato. I principali titoli internazionali comprendono immediatamente il significato della decisione, come nel caso del New York Times:

El Nacional – The New York Times – Filippo VI

Ma tutte queste critiche non fermano l’ondata di repressione che ancora subiamo. E cosa voglio dire con questo? Che il re Filippo VI è chi si trova dietro a tutto questo. È il rappresentante del regime di Franco del 77 (sì, quello del 77, non quello del 78). La giornalista e vicedirettore de “La Vanguardia”, Lola Garcia, spiega nel suo libro “El naufragio” delle informazioni su Filippo VI diverse da quanto si credeva fino ad allora. Garcia afferma che Mariano Rajoy non era convinto che Filippo VI dovesse tenere un discorso in TV il 3 ottobre contro i piani di indipendenza del presidente catalano Carles Puigdemont, ma accettò su molta insistenza del monarca stesso. Tuttavia, Rajoy, in conversazioni private e riservate, ha sempre sottolineato che il discorso era la sua “idea”, cioè di re Filippo VI. Josep Rius, allora capo dello staff del presidente Puigdemont e uno dei principali “cuochi” della politica catalana, lo spiega in una intervista pochi giorni prima del lockdown:

– “Ti spiego eventi di prima mano. Quel giorno, la mattina del 3 ottobre, abbiamo saputo che il re avrebbe rilasciato una dichiarazione istituzionale la sera, e ricordo di averne discusso con il presidente Puigdemont. Acordammo che io avrei chiamato la Casa Reale, e così feci. Mi confermarono che ci sarebbe stata una dichiarazione di Filippo VI e feci due richieste: che la dichiarazione non fosse fatta sulla base di quello che stavano leggendo sui media spagnoli, e nemmeno su quelli catalani, ma che prendessero qualsiasi testata internazionale e leggessero cosa stavano dicendo sul conflitto. E la seconda richiesta fu che il discorso non peggiorasse la situazione, perché tutto era già abbastanza grave

-Non ti diedero molta retta…

-Infatti! Il re, quel giorno, preferì salvare la monarchia prima della Spagna, o in altre parole, Filippo VI tentò di salvare la monarchia a spese della Catalogna, e questo ha portato a quote insolite di repubblicanesimo nel nostro paese. Deluse “tutti quanti”; deluse gli attivisti a favore dell’indipendenza non ottemperando al ruolo che gli è stato assegnato dalla Costituzione, che è quello di agire come arbitro, ma deluse anche quelli che volevano una soluzione al conflitto e che non sono indipendentisti. Certo che avrebbe potuto rimproverarci, avrebbe potuto dirci “avete sbagliato, le cose devono essere fatte rispettando la legge e bla bla bla bla, ma vi esorto a sedervi e parlare e io ricoprirò il ruolo di arbitro”. Se lo avesse fatto avrebbe salvato la monarchia, ma sono così … ” Pensa che il governo catalano, attraverso la direzione generale di “Analisi e Prospettive”, ha presentato un sondaggio pochi mesi fa in cui si dice che oltre il 40% degli spagnoli boccia la monarchia e la classifica tra 0 e 4. Ah!, e in questo 40% non c’è la Catalogna, perché qui il rifiuto raggiunge quasi il 74%!

E Filippo andò avanti per la sua strada!

L’attivista e politico Jordi Sànchez ha anche spiegato di recente, intervistato da Jordi Basté su radio

Jordi Sànchez a RAC1

RAC1, di avere degli indizi che “nemmeno il governo di Mariano Rajoy voleva che noi andassimo in carcere. Si radunano tre istituzioni chiave: la Corona, il procuratore generale dello Stato e la Corte suprema e sono loro a determinare una strategia politico-giudiziaria”.

 

Filippo VI è il massimo e unico responsabile del discorso, e questo segnerà il crollo politico spagnolo (quattro elezioni in quattro anni) e la successiva repressione: la lotta tra lo stato (monarchia, guardia civile, alta magistratura e parte dell’Ibex35) contro un governo inesistente e defunto. Il re regna e lo fa con i suoi.

Dal discorso del 3 ottobre, Filippo VI prende le redini di fronte a un Mariano Rajoy abbattuto e in caduta libera. Ed è per questo che il re partecipa nel gennaio 2018 al World Economic Forum di Davos. Un fatto del tutto insolito. Ma a Davos le cose si mettono male. Filippo VI non pensa ad altro che a parlare della Catalogna, come se il pubblico fosse la stessa claque che sbava leggendo l’ABC (giornale monarchico) o ascoltando il suo discorso di Natale. Risultato? Il re internazionalizza ancora di più il conflitto catalano. E non solo, ma riceve anche alcune piccole “raccomandazioni” da alcuni dei partecipanti al Forum. Inoltre, Filippo VI è a Davos con il suo amico (o ex-amico?) López Madrid, proprio lo stesso giorno in cui è accusato per strane manovre nei lavori della metropolitana di Madrid. Un disastro!

La partecipazione di Filippo VI a Davos crea anche polemiche in Spagna. Il giurista Javier Pérez Royo scrive un articolo pesante sul digitale eldiario.es in cui gli viene apertamente chiesto “che cosa

fa il re di uno stato di diritto sociale e democratico, in cui la sovranità nazionale risiede nel popolo spagnolo da cui emanano i poteri dello Stato, a un vertice come quello di Davos, incontrando il presidente della Francia e tenendo una conferenza in Aula sul presente e sul futuro della Spagna e dell’Europa?” Royo conclude con un forte richiamo: “I partiti di opposizione non avrebbero solo l’obbligo di chiedere al presidente del governo sulla presenza del re al vertice di Davos, ma dovrebbero richiedere una sessione plenaria al Congresso dei deputati, in modo che, dopo il dibattito corrispondente, si stabilisca una posizione chiara e inequivocabile su ciò che il re può o non può fare per non dover provare vergogna per la pubblica esibizione della monarchia spagnola come fanno quelle arabe.

Tutto ciò accade nel 2018, pochi mesi dopo il 3 ottobre. E l’anno successivo? Cosa succede nel Forum di Davos 2019? Dunque, Filippo VI non c’è più.

Ora il rappresentante spagnolo a Davos è il nuovo presidente Pedro Sánchez, e il deep state attacca attraverso i media: “il re Filippo debuttò nel vertice svizzero del 2018, pronunciando un discorso che ha avuto un impatto enorme sulla difesa dell’ordine costituzionale di fronte alla sfida dell’indipendentismo catalano. Un anno dopo, ci è andato solo il presidente Sánchez”(El Mundo). In effetti, Filippo VI la fece grossa nel 2018, parlando della Catalogna e auto-invitandosi quando tutte le monarchie europee hanno un ruolo puramente protocollare. Ed è per questo motivo che, come spiega molto bene Pérez Royo, “qualcuno può immaginare che, al posto di Theresa May, fosse stata la regina Elisabetta II a partecipare al vertice di Davos, a incontrare Donald Trump o Emmanuel Macron, partecipasse alla tavola rotonda sulle disuguaglianze come problema determinante del nostro tempo e finisse dando una conferenza in Aula sul “futuro della Gran Bretagna e dell’Unione europea dopo la Brexit?” Bene, questo è quello che Filippo VI ha fatto nel 2018, motivo per cui nel 2019 il governo Sánchez lo fa scomparire dall’agenda di Davos.

E arriviamo alla fine. Questo 2020 Davos ha celebrato il suo 50° anniversario con una grande partecipazione di autorità di tutto il mondo e con il Principe Carlo d’Inghilterra, tenendo il discorso inaugurale protocollare. In questo Forum di Davos 2020, le monarchie parlamentari europee hanno inviato membri molto importanti e rilevanti, come il Regno Unito, i Paesi Bassi, il Belgio e la Norvegia. Tutti? No! Il governo PSOE-Podemos ha deciso che la corona spagnola non sarebbe stata presente agli eventi del 50° anniversario di Davos. È così che il quotidiano El Mundo lo spiega in una cronaca: “La casa reale spagnola, l’unica monarchia europea senza presenza a Davos. La corona spagnola è ancora una volta esclusa dal grande evento economico svizzero, al quale parteciperanno quasi tutte le dinastie europee, tra cui inglesi e olandesi”. E sottolinea quelli che ritiene essere i colpevoli: “Davos è ancora una volta un chiaro esempio di questo disprezzo istituzionale per il Capo dello Stato da parte del governo di coalizione, composto da PSOE e Podemos. Rappresentanti da tutto il mondo vengono in Svizzera per prendere parte al Forum di Davos, che inizia ufficialmente domani e celebra il suo 50° anniversario. Ma, ancora una volta, la Corona spagnola non sarà rappresentata all’evento, a cui Pedro Sánchez parteciperà per il secondo anno consecutivo, accompagnato da due vicepresidenti per dimostrare l’importanza che Moncloa concede a questo vertice “.

Quello che riferiscono tutte queste testimonianze, e molte altre, mostra che Filippo VI fece un colpo di autorità il 3 di ottobre. Ecco perché decise di andare di persona all’incontro annuale di Davos nel gennaio del 2018. E’ un modo per dire ben chiaro chi comanda in Spagna e che Mariano Rajoy (ricordiamolo, aveva perso le elezioni del 21 Dicembre contro i partiti indipendentisti) non è più nessuno nella nuova fase del 155.

 

Felipe VI ha preso sul serio questo della guerra al covid19
conferenza stampa del esperto del governo Fernando Simón

 

“Due mesi dopo l’ultimo Davos, a causa di una pandemia, Filippo VI tiene discorsi in televisione e si fa fotografare vestito da militare, l’esercito è in strada, e i mezzi di comunicazione non pubblicano nulla sui conti correnti di Juan Carlos I in Svizzera”. La guerra tra lo stato e il governo continua….e sarà fratricida!

 

 

Amici e amiche, è tardi e, come disse il grande Humphrey Bogart in Casablanca, “Scusate signori. Voi vi occupate di politica. Io, devo dirigere questo locale”. Pertanto, ora mi riposo un pò.

 

 

Guardate il seguito!

Bernat Deltell. Pubblicato, martedi 14 luglio di 2020

https://bernatdeltell.cat/don-venim-i/

 

* traduzione  Àngels Fita-AncItalia

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