Precedenti e ragioni dell’ascesa del processo per l’indipendenza della Catalogna (1)

Il travaglio inutile per un nuovo Statuto di Autonomia

La dignità della Catalogna

https://ca.wikipedia.org/wiki/La_dignitat_de_Catalunya

La dignità della Catalogna è il titolo di un articolo editoriale scritto congiuntamente e pubblicato il 26 novembre 2009 in lingua catalana o castigliana sui dodici giornali con sede in Catalogna. Questo editoriale fu commentato nella maggior parte dei media d’informazione catalani (radio e televisione), così come nella gran parte della stampa scritta, anche al di fuori dei paesi catalani.

L’editoriale denunciava che lo Statuto di Autonomia della Catalogna del 2006, creato e dibattuto per anni, con diversi governi e opposizioni, in seno al Parlamento della Catalogna, approvato dal Parlamento e dopo in un referendum, era l’unico statuto autonomo che doveva passare attraverso la Corte costituzionale Spagnola e, dopo quattro anni, ancora non c’era alcuna risoluzione al riguardo. La risoluzione fu finalmente resa pubblica 7 mesi dopo, il 28 giugno 2010.

I giornali che sottoscrissero e pubblicarono l’articolo furono: La Vanguardia, El Periódico de Catalunya, Avui, El Punt, Diari de Girona, Diari de Tarragona, Segre, La Mañana, Regió 7, El 9 Nou, Diari de Sabadell i Diari de Terrassa. Aderirono anche Diari del Priorat, Diari Ateneu e l’Associació Catalana de la Premsa Gratuïta i Mitjans Digitals.

Reazioni alla pubblicazione

Questo editoriale suscitò diverse reazioni: alcuni politici e i media espressero il rispetto dell’iniziativa affidandosi alla libertà di espressione, rendendo esplicito il loro sostegno o meno, mentre altri lo ritennero inappropriato, in quanto significava esercitare pressioni sulla decisione della Corte costituzionale. Tribunal Constitucional.[6]

A favore

La maggior parte dei partiti parlamentari catalani erano a favore. Il presidente della Catalogna José Montilla si dichiarò “riconoscente”. Il leader dell’opposizione, Artur Mas, applaudì l’editoriale e disse che sperava che ci fosse anche unità tra i partiti catalani. Esquerra Republicana de Catalunya elogiava l’unità della stampa catalana e considerava grottesco che qualcuno potesse intendere l’iniziativa come una misura di pressione. Nei ranghi dell’ICV (comunisti), Joan Saura lo considerò un fatto molto positivo perché rifletteva ciò che la società pensa e Joan Herrera descrisse la pubblicazione come eccellente e la definì come una dimostrazione di come dovrebbe funzionare un Paese, con unità e fermezza.

Numerosi media catalani si unirono all’articolo, come Catalunya Ràdio, RAC 1, Ràdio 4, COM Ràdio, 8tv, il quotidiano portuale El vigía e il settimanale La Veu de l’Ebre, nonché diversi sindacati, ordini professionali, negozianti e club, come FC Barcelona, ​​RCD Espanyol e DKV Joventut. Migliaia di lettori diedero il loro parere a favore e alcune reti di contatti online aprirono gruppi di supporto, ad esempio su Facebook, che ricevettero migliaia di adesioni (in un solo giorno furono raggiunte più di 7000 adesioni)

Contrari

L’ANM spagnola (associazione nazionale magistrati) descrisse l’articolo come una “pressione intollerabile” tentava d’”influenzare beceramente” e che “non era pertinente, accettabile, democratico nè adeguato alle esigenze dello “Stato di diritto”, mentre il portavoce dei Giudici per la Democrazia, Miguel Ángel Gimeno, disse che non c’era alcuna pressione sul Tribunale Costituzionale, el quale non dovrebbe sentirsi offeso da quell’editoriale.

I media spagnoli come El Mundo, La Razón e l’ABC si mostrarono apertamente contrari, mentre El País, considerando sè stesso “più moderato” rispetto agli altri, criticò comunque “la pressione rappresentata dall’articolo congiunto”.

Altre reazioni

Il 29 novembre, nell’evento che iniziava una campagna per promuovere la partecipazione nelle prime consultazioni sull’indipendenza della Catalogna che avvennero il 13 dicembre del 2009, il giornalista Miquel Calçada definì l’editoriale come una “preghiera disperata perché sanno che il nuovo Statuto è l’ultima fermata” e che “la dignità della Catalogna ha soltanto un nome temuto:  indipendenza”.

Eco internazionale

I giornali francofoni parlano di una Catalogna sul piede di guerra per l’autogoverno. In Francia, Libération e Le Figaro fanno riferimento all’articolo congiunto della stampa catalana. In Svizzera, Le Temps annuncia che lo Statuto “è nato morto”.

Referimenti

La dignité de la Catalogne, L’Humanité, 26 de novembre 2009.

Statut Catalan: la presse espagnole de droite contre-attaque, L’Independant, 27 de novembre 2009.

Doce periódicos catalanes arremeten contra los ‘irreductibles’ del TC, El Mundo, 26 de novembre 2009 14:25 hores.

El “Diario de Terrassa” publicà l’editorial un dia més tard La Vanguardia, 03/12/2009,

Lista de adhesiones de entidades al editorial conjunto de 12 diarios catalanes en defensa del Estatut

Cataluña presiona en defensa del Estatuto, El País, 27 de novembre 2009.

Suport majoritari dels partits a l’editorial conjunt de la premsa de paper en defensa de l’estatut, Vilaweb, 26 de novembre 2009.

Montilla agradece a los 12 diarios catalanes su apoyo en la defensa del Estatut, El Mundo, 27 de novembre 2009.

Mas aplaudeix l’editorial conjunt i espera que també hi hagi unitat de partits catalans, Europa Press, 26 de novembre 2009.

ERC elogia “la unitat” de la premsa catalana i veu “grotesc” que s’entengui com a mesura de pressió, Europa Press, 26 de novembre 2009.

Saura veu “molt positiu” l’editorial conjunt perquè reflecteix el que pensa la societat, Europa Press, 26 de novembre 2009.

Tots els partits, menys el PP, subscriuren l’editorial publicat per 12 diaris catalans, RAC 1, 26 de novembre 2009

L’editorial unitari desencadena un rosari de suports El Periódico de Catalunya, 27/11/2009

Alud de adhesiones en apoyo al editorial pro Estatut de Catalunya, La Vanguardia, 27 de novembre 2009

Yo también me adhiero al editorial ‘La dignidad de Catalunya’, Facebook.

12 periódicos catalanes presionan al Constitucional, El Mundo, 26 de novembre 2009 05:50 hores

Los diarios de Madrid contraatacan el editorial pro Estatut de Catalunya, La Vanguardia, 27 de novembre 2009

La dignidad de la Constitución, ABC, 27 de novembre 2009.

La coordinadora de consultes sobiranistes crida a la participació en un acte multitudinari al Fòrum, 3cat24.cat.

Els diaris francòfons parlen d’una Catalunya en peu de guerra, Avui, 29 de novembre 2009

Posiciones comunes, El País, 27 de novembre 2009.

 

 

TESTO INTEGRALE – TRADUZIONE ITALIANA:

La dignità della Catalogna

Editoriale 26/11/2009

Pubblicato da La Vanguardia, Avui, El Punt, El Periódico, Diari de Girona, Diari de Tarragona, Segre, La Mañana, Regió 7, El 9 Nou, Diari de Sabadell e Diari de Terrassa.

Dopo quasi tre anni di lenta delibera e di continue manovre tattiche che hanno danneggiato la coesione ed eroso il prestigio della la Corte costituzionale, ora la Corte potrebbe essere in procinto di emettere una sentenza sullo Statuto della Catalogna, promulgato il 20 luglio del 2006 dal capo dello stato, re Juan Carlos, con il seguente titolo: “Sappiate: che il Parlamento spagnolo (Cortes Generales) ha approvato, i cittadini della Catalogna hanno ratificato in referendum e Io vengo a sanzionare la seguente legge organica”. Sarà la prima volta, dalla restaurazione democratica del 1977, che l’alta Corte si pronuncia su una legge fondamentale ratificata dagli elettori. L’aspettativa è alta.

Le aspettative sono alte e la preoccupazione non è poca di fronte all’evidenza che la Corte costituzionale è stata chiamata dagli eventi ad agire come una “quarta Camera”, in aperto confronto con il Parlamento della Catalogna, le Cortes Generales e la volontà dei cittadini espressa alle urne. Ripetiamo, questa è una situazione senza precedenti in una democrazia. Vi sono, tuttavia, altri motivi di preoccupazione. Dei 12 magistrati che compongono il tribunale, solo 10 saranno in grado di emettere la sentenza, poiché uno (Pablo Pérez Tremps) è stato ricusato dopo una oscura manovra mirata chiaramente a modificare l’equilibrio del dibattito, e un altro (Roberto García-Calvo) è morto. Dei 10 giudici con diritto di voto, quattro rimangono in carica dopo la scadenza del loro mandato, a seguito del sordido disaccordo tra il governo e l’opposizione sul rinnovo di un organo recentemente definito da José Luis Rodríguez Zapatero come «cuore della democrazia». Un cuore con le valvole otturate, poiché solo metà dei suoi membri sono oggi liberi da contrattempi o proroghe. Questa è la Corte di cassazione che sta per decidere sullo Statuto della Catalogna. Per rispetto della Corte – un rispetto senza dubbio superiore a quello che detta Corte ha mostrato in diverse occasioni per se stessa- non faremo più alcun riferimento alle cause del ritardo nell’emissione della sentenza.

Avanti o indietro

La definizione della Catalogna come nazione nel preambolo dello Statuto, con la conseguente emanazione di simboli nazionali (forse non riconosce la Costituzione, nel suo articolo 2, una Spagna composta da regioni e nazionalità?); il diritto e il dovere di conoscere la lingua catalana; l’articolazione della magistratura in Catalogna e le relazioni tra lo Stato e la Generalitat sono, tra gli altri, i punti più evidenti di attrito nel dibattito, secondo le loro versioni, poiché una parte significativa della Corte sembra stia scegliendo una posizione irriducibile. C’è chi sogna di nuovo con interventi chirurgici risolutori per eliminare alla radice la complessità spagnola. Questa potrebbe essere, purtroppo, la pietra miliare della frase.

Non confondiamoci, il vero dilemma è: avanti o indietro; accettazione della maturità democratica di una Spagna plurale o del suo blocco. Non è solo in gioco questo o quell’articolo, è in gioco la stessa dinamica costituzionale: lo spirito del 1977, che rese possibile la transizione pacifica. Ci sono serie ragioni di preoccupazione, in quanto potrebbe essere una manovra per trasformare la sentenza sullo Statuto in una vera chiusura con serratura istituzionale. Un arrocco contrario alla suprema virtù della Costituzione, che non è che il suo carattere aperto e integratore. La Corte costituzionale, quindi, non deciderà solo sulla causa intentata dal Partito Popolare contro una legge organica dello Stato (un PP che si sta ora avvicinando alla società catalana con discorsi costruttivi e atteggiamenti lusinghieri).

I patti sono vincolanti

L’alta corte deciderà sulla reale dimensione del quadro di convivenza spagnolo, ovvero sull’eredità più importante che i cittadini che vissero, e di cui furono protagonisti, il cambio di regime alla fine degli anni ’70 passeranno alle giovani generazioni, istruite in libertà, pienamente integrate nella complessa sovranazionalità europea e confrontate con le sfide di una globalizzazione che relativizza le cuciture più rigide del vecchio stato-nazione. Sono in gioco i patti profondi che hanno reso possibili i 30 anni più virtuosi della storia della Spagna. E a questo punto è essenziale ricordare uno dei principi alla base del nostro sistema legale, con radici romane: Pacta sunt servanda. I patti sono vincolanti, obbligano.

C’è preoccupazione in Catalogna e tutti in Spagna devono saperlo. C’è qualcosa di più che preoccupazione. C’è una crescente insofferenza per dover sopportare lo sguardo arrabbiato di coloro che continuano a percepire l’identità catalana (istituzioni, struttura economica, lingua e tradizione culturale) come un difetto di manifattura che impedisce alla Spagna di raggiungere un’uniformità sognata e impossibile. I catalani pagano le tasse (senza privilegi “forali” – condizioni di favore concesse al paese basco); contribuiscono con i loro sforzi al trasferimento delle entrate verso la Spagna più povera; affrontano l’internazionalizzazione economica senza i sostanziali benefici di una capitale statale; parlano una lingua con un margine demografico maggiore di quello che hanno diverse lingue ufficiali nell’Unione europea, una lingua che, invece di essere amata, è così spesso soggetta al controllo ossessivo da parte del nazionalismo spagnolo ufficiale e si attiene alle leggi, ovviamente, senza rinunciare alla sua pacifica e comprovata capacità di resistenza civile. In questi giorni, i catalani pensano soprattutto alla loro dignità; ed è giusto che si sappia.

Siamo alla vigilia di una risoluzione molto importante. Speriamo che la Corte Costituzionale decida tenendo conto delle circostanze specifiche della questione che ha in esame – che non è altro che la richiesta di miglioramento dell’autogoverno di un vecchio popolo europeo -, ricordando che non esiste giustizia assoluta, solo giustizia nel caso concreto, motivo per cui la virtù giuridica per eccellenza è la prudenza. Ricordiamolo ancora: lo Statuto è il risultato di un doppio patto politico e poi sottomesso a referendum.

Solidarietà catalana

Che nessuno confonda o fraintenda le inevitabili contraddizioni della Catalogna di oggi. Non commettere errori sulla diagnosi, indipendentemente da tanti problemi, disaffezioni e contrarietà. Non stiamo affrontando una società debole, prostrata e disposta a guardare impassibile il deterioramento della sua dignità. Non vogliamo presupporre un epilogo negativo e confidiamo nella probità dei giudici, ma nessuno che conosca la Catalogna metterà in dubbio che il riconoscimento dell’identità, il miglioramento dell’autogoverno, l’ottenimento di un finanziamento equo e un salto di qualità nella gestione delle infrastrutture sono e continueranno a essere tenacemente richieste con ampio sostegno politico e sociale. Se necessario, la solidarietà catalana articolerà nuovamente la risposta legittima di una società responsabile.

 

*  testo originale in catalano:

 https://www.elpuntavui.cat%2Fopinio%2Farticle%2F8-articles%2F277640–la-dignitat-de-catalunya-.html

*  testo originale in spagnolo:

https://www.elperiodico.com%2Fes%2Fopinion%2F20091126%2Fla-dignidad-de-catalunya-115794

 

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