Riprende il processo contro l’eroe della Polizia catalana. Lo stato di diritto viene calpestato in Spagna per preservare l’integrità territoriale dello stato.
di Enric Casulleras/ Universitat de Vic su 15 Giugno 2020 16:00
La fine del confinamento ha permesso al Tribunale Nazionale Spagnolo (Audiència Nacional) di tornare in attività: questa settimana è ripreso il processo contro il Maggiore Josep Lluís Trapero, l’ex direttore generale Pere Soler, l’ex segretari interno César Puig e l’ufficiale Teresa
Laplana, alti funzionari del Corpo dei Mossos d’Esquadra – la Polizia catalana – durante l’estate e l’autunno del 2017.
Sono accusati di sedizione: la tesi del procuratore è che, nel tentativo del governo della Catalogna di proclamare l’indipendenza, nell’ottobre 2017, il corpo dei Mossos d’Esquadra avrebbe svolto un ruolo decisivo nel mettersi a disposizione del presidente Carles Puigdemont. Uno degli elementi incriminanti sarebbe la presunta passività dei Mossos d’Esquadra quando si trattò di requisire le urne e impedire il voto del referendum di autodeterminazione, disobbedendo agli ordini impartiti dal giudice (1). Per questo, l’accusa chiede dieci anni di carcere per i primi tre e quattro anni per Laplana.
Questo processo è pieno di irregolarità.
La prima, il reato che viene contestato agli imputati: il reato di sedizione che comporta una tumultuosa rivolta per impedire l’applicazione della legge. La Polizia catalana non ha condotto nessuna rivolta; anzi ha evitato la rivolta (… se una manifestazione può essere considerata una rivolta). Tale è l’ambiguità del concetto, che nella maggior parte dei codici penali europei la sedizione non è ‘tipizzata’ come reato.
La seconda irregolarità è che il principale testimone contro il Maggiore Trapero è il tenente colonnello della Guàrdia Civil, Diego Pérez de los Cobos, destituito due settimane fa dal Governo spagnolo per falsificazione di notizie.
La terza contraddizione è che, nonostante l’accusa di passività, durante il referendum, la Polizia catalana ha requisito più urne elettorali ed è riuscita a chiudere più seggi elettorali (130) rispetto alla Guàrdia Civil (60); la differenza è che la Polizia catalana lo ha fatto educatamente, solo dove era possibile farlo senza percosse; mentre la Guàrdia Civil agli ordini di Pérez de los Cobos, ha distribuito botte a destra e a manca e ha causato un migliaio di feriti.
La quarta sorpresa è arrivata dalla stessa voce del Maggiore Trapero, quando è stato interrogato come testimone durante il processo ai leader catalani nella Corte suprema: Trapero ha dichiarato di non avere alcun interesse per l’indipendenza della Catalogna, ha ritenuto che i Ministri catalani abbiano agito in modo irresponsabile e ha anche dichiarato di aver preparato un piano per arrestare Puigdemont se questi avesse reso effettiva la Repubblica catalana dopo il referendum, una dichiarazione che suggerisce che l’indipendenza era ancora più complicata di quanto pensassimo, ma che rende senza fondamento penale le accuse contro Trapero e Ministri.
Allora perché vogliono condannare il Maggiore Trapero a tanti anni di carcere?
Tutto fa pensare che si tratti di un atto di vendetta per l’umiliazione che lo Stato spagnolo ritiene di aver subito nell’agosto 2017.
Il 17 agosto di quell’anno ci furono attacchi terroristici sulla Rambla a Barcellona e in altre parti del Paese, con feriti e morti di diverse nazionalità. La reazione del Governo catalano fu rapida ed efficiente: il consigliere Joaquim Forn e il Maggiore Trapero assunsero le redini dell’operazione di Polizia che fece un dispiegamento straordinario. Il Presidente Puigdemont e il vicepresidente Junqueras si rivolsero alla popolazione e fecero un ottimo lavoro di comunicazione; il Ministro degli Affari Esteri, Raül Romeva ricevette i Ministri degli Esteri di Francia e Germania all’aeroporto di Barcellona, riferì loro in dettaglio e con precisione sulla situazione delle vittime dei loro Paesi; il Ministro della Sanità, Toni Comín, li accompagnò, così come i rappresentanti di Portogallo e Italia, negli ospedali dove erano state ricoverate le vittime. Le informazioni, la logistica, la sicurezza e il trattamento furono impeccabili.
Con le operazioni ordinate dal Maggiore Trapero, in 24 ore tutti i membri del comando
terroristico erano stati annientati.
Nel frattempo, il Presidente del governo spagnolo, Mariano Rajoy, interpretava il ruolo della figura secondaria, mentre la vicepresidente Soraya Sáez de Santamaría girava per Madrid cercando di convincere i politici di PP e PSOE della convenienza di schierare l’esercito in Catalogna; in quei giorni, la cosa che più preoccupava lo Stato spagnolo era trovare le urne del referendum che si doveva svolgere due mesi dopo.
In breve: la reazione delle istituzioni e della Polizia della Catalogna all’attentato mostrava che il Paese era pronto ad agire come uno Stato indipendente, con molta più efficacia dello stesso Stato spagnolo. L’unico punto oscuro dell’attentato – ancora non chiarito – è stato che l’imam che ha incoraggiato i giovani terroristi a perpetrare il massacro di Barcellona era un confidente del Centro di intelligence nazionale spagnolo, dettaglio che lascia aperto il sospetto o di un’enorme incompetenza o di una terribile malvagità da parte del comando dei servizi segreti spagnoli.
Per inciso, tutte le forze dell’ordine spagnole e le forze di sicurezza che si sono mobilitate in Catalogna non sono state in grado di trovare una sola urna referendaria: l’ingegnosità, la complicità e la discrezione di migliaia di catalani l’hanno impedito.
Il referendum si è tenuto il 1 ° ottobre, con un’eroica resistenza da parte degli elettori che, con le braccia alzate, hanno subito tremende percosse da parte della Polizia spagnola e della Guàrdia Civil.
Infine: gli eroi di quei giorni di agosto sono in esilio (Puigdemont, Comín), in prigione (Junqueras, Forn, Romeva) o accusati, Trapero e i suoi compagni, del reato di sedizione, in un infame processo.
Solo l’assoluzione può impedire uno scandalo gigantesco che si aggiungerebbe alla vergogna di avere esiliati e prigionieri politici in pieno XXI secolo.
(1) la polizia catalana ha anche il ruolo di polizia giudiziaria su richiesta dei giudici spagnoli
https://www.lindro.it/spagna-il-famigerato-processo-contro-il-maggiore-trapero/