“Siamo in guerra, se necessario faremmo proiettili”

 

Matrix, il gruppo “decisivo” di volontari che fornisce materiale di protezione alla Catalogna centrale

 

Elmon.catQuico Sallés  Manresa 3 maggio 2020

 

Matrix. Questo è il concetto che definisce la rete in cui qualcosa cresce. Un termine preso in prestito dal successo degli anni 90. E ora, in tempi di distopie e di società indesiderabili, è il nome con cui 200 volontari hanno nominato la rete di approvvigionamento di materiale sanitario nella zona del Bages, una delle tre contee, insieme con Anoia e Berguedà, con più morti a causa del coronavirus.

Il campo d’azione è Telegram, lo Stato Maggiore ha il campo base proprio di fronte ad Altahia, l’Ospedale di Manresa, e la valuta è la necessità di “essere decisivi”. La vicinanza con l’ospedale rende molto comodo uscire ogni sera per applaudire al personale sanitario. Dopotutto, anche il personale sanitario dietro i DPI (dispositivo protezione individuale) esce per applaudire loro. È un riconoscimento implicito del lavoro svolto da Matrix per garantire che il personale ospedaliero o delle case di cura, o dove necessario, sia protetto dal virus.

Appena da 40 giorni cercano, trovano, ottengono e fabbricano equipaggiamenti di difesa contro il COVID 19. Tutto è volontario e tramite donazioni, al punto che il grande furgone usato per le consegne è una Mercedes nuova di zecca donata dal concessionario ufficiale di Manresa. “Abbiamo iniziato un fine settimana e nel giro di poche ore moltissime persone hanno aderito“, ha dichiarato con orgoglio Joan Sebarroja, docente di Farmacia e uno dei principali promotori del progetto. “Abbiamo applicato la formula del ragno, vale a dire che ogni comune era una gamba e funzionava secondo le proprie possibilità e quindi pian piano si sarebbe tessuta una rete”, dice Joan in una stanza piena di materiale.

 

Il grande franchising cooperativo

In questo modo, sono riusciti a creare una rete di fabbriche di gel idroalcolico, guanti, schermi, mascherine e persino attrezzi meccanici per aprire le porte senza toccare le manopole o le serrature.

Esistono otto comuni con stampanti 3D che lavorano 24 ore al giorno: Sant Vicenç de Castellet, Sant Joan de Vilatorrada, Sant Fruitós de Bages, Santpedor, Artés, Navarcles, Monistrol de Montserrat e Manresa. Ogni gruppo locale ha dei “capitani” per impedire alle chat o ai telefoni di diventare troppo confusionari. Ci sono persone dagli 14 ai 84 anni che lavorano. “Abbiamo il caso di un ragazzo con una stampante 3D che si trova nella casa di sua madre, e quando deve andare dal padre per 15 giorni, lascia la stampante con tutte le linee guida per la stampa e la produzione”, afferma Joan.

La formula di lavoro è semplice ma efficace. Ogni comune è organizzato in base alle sue capacità e collabora in uno stock condiviso. “Un ottimo excel raccoglie il materiale disponibile e le esigenze di ogni comune, anche se non è prodotto là”, spiega Joan supportato da scatole di materiale che sono arrivate dalla Polonia, acquistate dall’atleta Núria Picas, per centinaia di schermi forniti da Casa Tarradellas o di gel idroalcolico della MacBride di Sallent. A seconda delle scorte e delle esigenze, il materiale viene fornito. Quindi, se Callús, Sant Mateu de Bages o Balsareny hanno bisogno di maschere per la protezione civile, la casa di riposo o il Centro di Prima Assistenza consultano lo stock e Matrix fornisce. Infatti, forniscono anche gli ospedali di Manresa e Sant Andreu, che si trovano a pieno ritmo a causa della pandemia. Possono anche fornire alle aziende che necessitano di protezioni per i propri lavoratori in cambio di materiale per produrre più DPI. È una specie di franchising cooperativo.

“Questo è grande e grosso”
La logistica e la velocità di ricevimento, produzione e consegna del materiale sono sorprendenti. “Non siamo rimasti fermi,siamo in guerra; infatti, se ci avessero chiesto di fabbricare proiettili, li avremmo fatti, non so come, ma li avremmo fatti”, dice Joan con la complicità di coloro che ci ascoltano mentre lavorano nel magazzino. Le “fabbriche” del ragno Matrix sono un rituale. Persino si è aggiunta un’autoclave per sterilizzare le apparecchiature mediche. “Ci sono quelli che fanno a gara per realizzare più maschere o più schermi”, osservano quelli di Matrix.

La catena ha avuto la complicità dei sindaci, come Jordi Solernou, di Sant Joan de Vilatorrada, che erano alla disperata ricerca di materiale per case di riposo municipali o centri sanitari o anche per il loro personale di servizio, come la polizia locale. “Siamo risolutivi e trasparenti”, ha dichiarato Joan. Lo scopo, tuttavia, non è solo quello di fermare questa pandemia, che può essere puntuale, ma di mostrare come si può creare un “sistema di protezione civile autogestito”. “Qui c’è qualcosa di grosso e grande”, concludono con soddisfazione.

 

* traduzione  Àngels Fita – AncItalia

https://www.elmon.cat/societat/estem-guerra-calgues-fariem-bales_2122031102.html

 

 

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