La Spagna del colpo di stato permanente

La crisi del coronavirus avrebbe potuto essere gestita in modo molto diverso: più camici bianchi che uniformi militari

ElMon.cat     Joan Rovira     27 maggio 2020

 

La Spagna tende al golpismo con naturalezza: è nella sua natura, nel DNA delle sue aristocrazie e classi dirigenti. Hanno nel sangue un certo modo di fare politica: quando non gli piace o non gli conviene come va il Paese si credono in diritto di fare un colpo di mano. Sempre, ma proprio sempre, dicono e diranno che è per il bene della Spagna, un bene a vantaggio di tutti, ma in realtà questo significa che si credono in diritto di costruire un paese su misura dei loro interessi.

E la maggioranza degli spagnoli e delle spagnole – e in questo non ci sono differenze né di genere, né culturali né economiche – di solito glielo permette. Il colpo di stato è nel DNA politico della Spagna. Ora si chiama “cayetanismo” (1) ma ha avuto altri nomi. Ce n’è uno che li riassume tutti: franchismo. Franco non ha inventato il golpismo, è stato semplicemente un eccellente discepolo di una solida tradizione. Una tradizione che non è né di destra né di sinistra, ma piuttosto una cultura politica trasversale: il colpo di Stato permanente.Ha forti radici nella mancanza di una solida cultura democratica.

Abbiamo creduto nella bella favola della transizione e ci hanno preso in giro per mezzo secolo.A volte lo strumento del colpo di Stato è stato l’esercito. Altre volte, l’esercito camuffato, come può essere la Guardia Paramilitare o la Guardia Civile, impersonificata da gente come il “martire” De los Cobos (3). A volte può essere la casta giudiziaria, i Marchena, i Llarena, la procuratrice Madrigal e altri della stessa specie. Oppure giornalisti disposti a servire la patria, in cambio di patriottiche remunerazioni, come i pedrojota, gli inda e tanti altri opportunisti.(4)

È sempre la stessa cosa: dietro c’è la capacità brutale di imporre il potere. A colpi di ceffoni, di spari, con processi giudiziari o menzogne. La forma è andata cambiando, la sostanza no. O passi di qui o passi di qui e comunque ti tritureremo.E una seconda caratteristica essenziale: è un paese che accetta gli stati di emergenza, di eccezione, gli stati d’assedio, di guerra o di quello che sia, come se fossero quisquilie.

Questa è la chiave politica della Spagna: non è un paese di uomini e donne che si sentono e si sanno liberi, ma un paese viziato, legato a leadership di emergenza e a crisi eccezionali.

La crisi del coronavirus avrebbe potuto essere gestita in modo molto diverso: con più camici bianchi che uniformi militari. La crisi della indipendenza frustrata della Catalogna, a causa dell’incompetenza dei suoi principali attori, avrebbe potuto avere una gestione molto più democratica da parte dello Stato.La crisi della spettacolare corruzione che ha putrefatto la monarchia – andiamo a chiedere alla Svizzera in merito agli affari del “campechano” [appellativo di Juan Carlos I] e dei suoi figli e amanti – avrebbe potuto essere gestita in modo mille volte più intelligente.

Il problema è il DNA politico: hanno creato una mentalità secondo cui il colpo di Stato è la cosa più normale al mondo. O la menzogna di Stato. O la storia ufficiale che ci trasforma direttamente in idioti, in Catalogna come nell’insieme della Spagna.

Rompere con questo DNA distorto e corrotto è il primo passo verso …l’indipendenza? No. Verso il federalismo? Nemmeno. Verso una qualche forma di repubblica? Ancora meno. E’ il primo passo verso la verità. E dalla verità deriva sempre la dignità.

In chiave catalana: il 155 (5) è stato un colpo di Stato, senza dubbio, ma in un contesto di molti colpi di Stato simultanei. E di molte miserie politiche interconnesse.Fino a quando non riscopriremo la democrazia, con tutti i suoi pro e contro, non troveremo la via d’uscita da tanta miseria politica. È necessario riscoprire la decenza, la dignità, il rispetto delle differenze, le molte verità …Altrimenti, non smetteremo mai di essere il paese del 23-Febbraio [si riferisce al 23.02.1981 data del tentativo del colpo di Stato del colonnello Tejero alla guida di un numeroso gruppo di militari della Guardia Civil], dei colpi di stato organizzati dallo Stato o dagli aspiranti allo Stato, dei monarchi con o senza corona.

Non è affatto facile essere il paese delle urne. Ma questa è l’unica strada che ci può aprire un futuro diverso. Le urne. Altrimenti, siamo condannati agli stati di emergenza e di eccezione di coloro che sanno gestire al meglio il DNA politico del virus franchista e delle sue infinite mutazioni.

 

* traduzione  Claudia Daurù

https://www.elmon.cat/opinio/espanya-cop-permanent_2125260102.html

 

(1)   Espressione che indica il modo spregiudicato di agire di Cayetana Alvarez de Toledo, portavoce del Partito Popolare che, per esempio, recentemente in un dibattito parlamentare ha chiamato Pablo Iglesias “figlio di un terrorista”.

(2)   Il termine ‘transizione’ indica il periodo storico (1975-1979) seguito alla morte di Franco che ha portato la Spagna dalla dittatura militare ad uno stato democratico. Secondo molti storici e intellettuali la transizione non è stata caratterizzata da una chiara e adeguata discontinuità rispetto al franchismo.

(3)   Diego Pérez de los Cobos è stato comandante della Guardia Civil di Madrid, molto discusso in passato per il suo modo di agire nel Paese Basco e in Catalogna per la repressione durante il referendum del 1 Ottobre 2017. In questi giorni è stato destituito dal governo spagnolo per “perdita di fiducia”, per non aver riferito al governo dell’avvio di indagini, richieste della magistratura, sulla gestione governativa dell’emergenza sanitaria Covid19. In molti si chiedono se questa destituzione non ci sia una mossa del “deep-state”.

(4)  Si riferisce ai giornalisti Pedro J. Ramirez e Eduardo Inda.

(5)  L’art. 155 della Costituzione spagnola prevede che il Governo centrale, previo voto parlamentare, possa intervenire sulle istituzioni delle Comunità autonome. L’art.155 è stato applicato una sola volta, in Catalogna, nel 2017 dopo la dichiarazione di indipendenza catalana: è stato sciolto il Parlamento catalano e destituito il suo presidente Carles Puigdemont.

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