Quattro pericoli della militarizzazione Psoe-Podemos
Albano-Dante Fachin – 25 marzo 2020
Non sappiamo chi l’abbia deciso esattamente o chi abbia fatto pressione perché fosse così. Non sappiamo fino a che punto Pablo Iglesias o Ada Colau (sindaca di Barcellona) siano d’accordo o abbiano semplicemente deciso di ingoiare l’ennesimo rospo. Ma ciò che è certo è che il governo PSOE-PODEMOS ha scelto la militarizzazione della crisi COVID-19. Una decisione che comporta pericoli di vasta portata e può essere fatale per la nostra salute democratica. Tra i molti pericoli che si possono intuire e che dovranno essere monitorati in modo permanente, ne ho scelti quattro, che trovate qui di seguito:
Un “aporellos” (prendeteli) virale
Cominciano a circolare in rete filmati di interventi della polizia chiaramente illegali: pugni durante l’arresto, linguaggio umiliante e violazione di domicilio. Chiaramente azioni illegali intraprese da membri delle forze dell’ordine che sembrano aneddoti ma aprono dei precedenti molto pericolosi.
Il messaggio bellico che il governo sta costruendo, trasmette alle forze dell’ordine un importante messaggio di impunità: il pericolo è enorme, è meglio esagerare piuttosto che non fare abbastanza, anche quando ciò implica andare oltre la legalità. D’altra parte, si ottiene che una parte della popolazione assuma questi soprusi della polizia come necessari. La paura della pandemia (che tutti possiamo sentire) si traduce in molti settori sociali in una preoccupante tolleranza degli abusi di potere.
Le distanze sono enormi, ma il meccanismo è lo stesso: di fronte a una seria minaccia, le garanzie dello Stato di Diritto si rilassano. Lo abbiamo visto nell’Argentina della dittatura, nella guerra sporca dei GAL (squadre della morte che negli anni Ottanta rapivano, torturavano e assassinavano presunti terroristi baschi che erano tollerate/spalleggiate dal governo socialista di allora) e si è visto in Catalogna il giorno del referendum del 1 di ottobre. Come dicevo, è vero che le differenze sono grandi, ma questo è il problema: che una volta aperta la porta dell’abuso di potere è molto difficile da richiudere. E con queste porte spalancate, è dimostrato che possiamo tornare indietro di molto, in pochissimo tempo.
Un virus di classe
Le aggressioni della polizia che abbiamo visto ci indirizzano su un’altra pista: ne abbiamo viste molte nei quartieri popolari ma non ne abbiamo viste, nemmeno una, nei quartieri ricchi. L’abuso è sempre un abuso, in Meridiana o a Pedralbes, ed è sempre da denunciare. Ma l’evidenza che tali abusi sono più frequenti nei confronti di settori popolari è enorme. Stiamo vedendo filmati di aggressioni contro ragazzi di periferia, operai che vanno a lavorare, migranti, ma non vediamo alcuno schiaffo contro imprenditori che non rispettano le misure di sicurezza in azienda e nemmeno contro la famiglia Aznar mentre fuggiva dal confinamento di Madrid per andare a Malaga.
La serie Tremé della HBO racconta i processi sociali, economici e culturali che ebbero luogo a New Orleans dopo il passaggio dell’uragano Katrina. È un fatto ampiamente documentato che la risposta del governo di George W. Bush fu tardiva (vi ricorda qualcosa?), erratica (vi ricorda qualcosa?) e fortemente militarizzata. Tremé è uno dei quartieri popolari di New Orleans, in gran parte abitato da afroamericani. Mentre a Tremé i cittadini in cerca di cibo per sopravvivere venivano trattati come “saccheggiatori” dalle forze militari, i bianchi dei quartieri alti erano “vittime” dell’uragano. I media assunsero acriticamente questo fatto. E la diseguale repressione che comportava. Vi ricorda qualcosa?
Nessuno dubiterà che la crisi del coronavirus abbia un impatto maggiore su una donna che fa i mestieri a ore rispetto a un proprietario di 50 appartamenti affittati. Bene, con la militarizzazione e la successiva repressione, succede la stessa cosa: ha un grande pregiudizio di classe.
Il virus della Corona
La militarizzazione rende implicita (e ora esplicitamente) una campagna di riciclaggio della Corona. Non è passata neanche una settimana da quando è arrivata la notizia che il re di Spagna ha conti in Svizzera non dichiarati e ora è già diventato “il primo soldato” nella lotta al virus. Anche la struttura della militarizzazione ha questo obiettivo: riciclare un’istituzione corrotta come la monarchia e impedire qualsiasi tentativo, pensiero o movimento abbia luogo contro di essa. Non devi andare molto più in profondità perché è così ovvio che fa male. Vedremo come tutto si evolverà dopo il confinamento, ma penso che il virus andrà via molto prima delle strutture autoritarie che sostengono la Corona e del marciume che l’accompagna.
La militarizzazione più progressista della storia
Il quarto pericolo è politico. L’assunzione da parte di PSOE e di PODEMOS del contesto militare è il miglior favore che può essere fatto all’estrema destra. Il crollo è evidente e il fallimento sarà enorme: promuovere risposte autoritarie, di patriottismo rancido e di tolleranza di comportamenti repressivi non gioveranno in alcun modo al cosiddetto “governo progressista”. Anzi: stanno facendo la prossima campagna elettorale a Vox. Da un lato, rinforzando il telaio in cui si muovono la destra e l’estrema destra. Dall’altro lato, la prossima volta che quelli che oggi acclamano il re e il suo autoritarismo ci chiederanno un voto “di sinistra”, la cosa migliore che possiamo fare è mandarli direttamente al diavolo.
La militarizzazione non è solo una questione semiotica, non una “cornice” o una “storia” o una qualsiasi delle etichette utilizzate dai politologi di marketing con stipendio da consulente. La militarizzazione che stiamo vivendo ha conseguenze civili, democratiche, economiche, di classe e di genere che sono innegabili. Avremo bisogno di molta comunità e collettività per far fronte all’autoritarismo che imperversa ad ogni conferenza stampa, ogni arringa avvolta nella bandiera e ogni silenzio complice di una sinistra che ha definitivamente perso la bussola.
* traduzione Àngels Fita-AncItalia