Il tribunale spagnolo smentisce la Corte europea: “Junqueras resta in carcere”
Il leader indipendentista, condannato a 13 anni, non potrà partecipare alla sedute del parlamento. Puigdemont invece prenderà possesso del seggio. Governo: Sanchez sceglie tre vicepremier donne
Francesco Olivo LaStampa 09 Gennaio 2020
L’uomo che ha consentito la nascita del governo spagnolo resta in carcere. Il Tribunale supremo spagnolo ha stabilito che Oriol Junqueras non può partecipare alle sedute del parlamento europeo. Era stato la stesso parlamento pochi giorni fa a dichiarare il diritto del leader di Esquerra Republicana de Catalunya di prendere possesso del seggio. La questione giuridica è complessa: Junqueras è stato eletto alle Europee del maggio scorso, ma essendo in carcere preventivo, per il tentativo di dichiarare l’indipendenza della Catalogna nel 2017, non è mai entrato in carica. A dicembre la Corte di giustizia lo ha dichiarato parlamentare e quindi con il diritto all’immunità. Nel frattempo, però, il leader indipendentista era stato condannato dal Tribunale supremo a 13 anni, così la carcerazione non era più preventiva. Con questa motivazione i magistrati spagnoli non hanno voluto aprire le porte della prigione, di fatto ignorando la sentenza del tribunale di Lussemburgo. Junqueras era stato appena nominato vicecapogruppo dei Verdi a Strasburgo, ma per il momento potrà esercitare il suo ruolo solo dalla cella del carcere di Lledoners.
A godere della decisione della Corte europea sarà invece Carles Puigdemont, l’ex presidente catalano, anch’egli eletto alle Europee, non è stato condannato (in Spagna non si processa per contumacia) e quindi lunedì prossimo potrà prendere parte della seduta del parlamento, insieme all’altro esponente indipendentista Toni Comin.
Se letta in termini politici, la vicenda è ancora più paradossale. Oriol Junqueras l’uomo che, optando per il dialogo, ha permesso la nascita del governo di Pedro Sanchez non sarà deputato. Una scelta che ha visto la netta contrarietà di Puigdemont, i suoi hanno votato “no” alla fiducia al Congresso.
Tre vicepremier donne
Poche ore prima dell’arrivo della sentenza del tribunale supremo, il premier Pedro Sanchez, fresco di giuramento davanti al re, aveva telefonato al presidente catalano Quim Torra, fedelissimo di Puigdemont. I due hanno fissato una riunione per i prossimi giorni. Un piccolo spiraglio per risolvere una questione che resta molto tesa. Nel frattempo Sanchez è alle prese con la composizione del suo governo. Si tratta del primo esecutivo di coalizione dal 1937 e quindi l’operazione non è semplice. Podemos avrà 5 ministeri, il leader Pablo Iglesias sarà uno dei 4 vicepresidenti, le altre tre sono donne. «Siamo un governo femminista», aveva detto il premier.