Crisi di nervi spagnola a Strasburgo
di Jean Quatremer, correspondente aà Bruxelles (UE)
23 dicembre 2019
Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha tenuto testa agli eurocrati spagnoli in merito alla immunità degli eurodeputati a partire dal momento in cui sono stati eletti. Una vittoria per gli indipendentisti catalani.
Giovedì a mezzogiorno, i deputati europei riuniti a Strasburgo attendono pazientemente che il presidente del Parlamento, il socialista David Sassoli, prenda posto per poter riprendere il corso della seduta plenaria. Ma la tribuna resta vuota. Infine, con una mezz’ora di ritardo, l’italiano, un po’ più cupo del solito, compare tenendo tra le mani un testo che legge immediatamente.
Niente di straordinario: si tratta di un resoconto dei fatti in merito alla sentenza emessa due ore prima dalla Corte di giustizia europea del Lussemburgo che dice che la Spagna non può esigere dagli eletti europei che prestino prima giuramento di fedeltà alla Costituzione spagnola per essere riconosciuti deputati, ma che lo sono fin dalla proclamazione dei risultati dell’elezione. Termina il suo discorso intimando allo Stato spagnolo di «conformarsi» alla sentenza, che è il minimo.
Ciononostante, dietro le quinte, la Spagna ha fatto di tutto per impedire a Sassoli di rendere nota questa sentenza, perché si tratta di un incubo: tre odiati indipendentisti catalani, tra cui Carles Puigdemont, ex presidente della Generalitat rifugiato in Belgio, diventeranno deputati europei e sopratutto godranno dell’immunità parlamentare che li renderà intoccabili. Peggio: la condanna di Oriol Junqueras a 13 anni di carcere per «sedizione» è illegale perché pronunciata dopo la sua elezione… La Spagna vuole dunque guadagnare tempo per riorganizzarsi.
Una parte dell’amministrazione del Parlamento, influenzata da funzionari spagnoli agli ordini di Madrid, così come quella della Commissione, chiede che la sentenza venga innanzitutto studiata a lungo, molto a lungo, dall’ufficio legale prima di prendere una posizione e quindi di applicarla. Non è a caso che il Parlamento e la Commissione hanno sostenuto la Spagna davanti alla Corte di Giustizia …
Rabbia
Sassoli, che non è noto per la rigidità della spina dorsale, non ci sente da questo orecchio e lo dice al momento della riunione dei presidenti dei gruppi politici: la Corte è chiara ed è una buona notizia per il Parlamento perché i deputati si vedono riconoscere uno status proprio.
La spagnola Iratxe Garcia, presidente del gruppo socialista, esige allora di incontrarlo prima della ripresa della seduta plenaria.
Il dialogo ha luogo in una stanza privata dell’emiciclo di Strasburgo alla presenza di uno sciame di eurocrati. Quando capisce che Sassoli non cambierà opinione, Garcià perde il controllo dei nervi e si mette ad urlare: «Non puoi fare questo alla Spagna, ti rendi conto di ciò che stai per fare?».
Con rabbia getta a terra i suoi dossiers. Sassoli, per niente scosso dalla violenza della spagnola, non cede.
Ma gli spagnoli non hanno detto la loro ultima parola. Carles Puigdemont et Toni Comín hanno deciso di raggiungere l’indomani il Parlamento per ritirare il loro accreditamento? Non importa, bisogna stroncare questo evento mediatico in modo che non possano brandire la loro tessera di eurodeputati davanti alle telecamere.
L’amministrazione, la stessa che, a giugno, su istruzione di Madrid, obiettò che i due uomini potessero ottenere il loro accreditamento temporaneo, decide di concedere loro solo un badge di un giorno, sempre al fine di studiare la sentenza. Ma nella confusione generale, nel mezzo della ressa mediatica, l’amministrazione si sbaglia e accorda loro un badge per un anno …
* traduzione Gaia Dolifi
https://www.liberation.fr/planete/2019/12/23/crise-de-nerfs-espagnole-a-strasbourg_1770661