Cosa significa la sentenza Ue

MACHIAVELLI

CENTRO DI STUDI POLITICI E STRATEGICI

 

Cosa significa la sentenza Ue pro-Catalogna | Antonio PILATI

27 Dicembre, 2019

 

La Corte di Giustizia Ue ha deciso, poco prima di Natale, che tre eletti catalani al Parlamento europeo, protagonisti delle iniziative politiche (pacifiche) per l’indipendenza di Barcellona e perciò finiti in carcere o in esilio, avevano diritto a godere dell’immunità e quindi a partecipare da subito alla legislatura apertasi dopo il voto del 26 maggio. Il punto rilevante stabilito dalla Corte è la dipendenza della “qualità di membro del Parlamento europeo dalla sola elezione dell’interessato”: in quanto “espressione del principio costituzionale della democrazia rappresentativa”, l’elezione dispiega i suoi effetti (diventare membro del Parlamento) dal momento della proclamazione dei risultati e non necessita di ulteriori formalità nazionali, come il giuramento a Madrid sulla Costituzione richiesto dalla Spagna (atto che il detenuto Oriol Junqueras e gli esuli Carles Puigdemont e Toni Comin non avevano potuto compiere).

È una sentenza importante per almeno tre motivi. Il primo motivo, dichiarato apertamente dalla Corte, è che la volontà popolare, quale si palesa nell’elezione del Parlamento Ue, non può essere gravata di condizioni che la limitano e anzi, in taluni casi, danno modo a uno Stato nazionale di annullarla.

Il secondo motivo riguarda il Parlamento europeo. Organo di cui si è spesso dichiarata l’irrilevanza, quasi l’impalpabilità, nell’architettura istituzionale dell’Unione, con il caso attuale sembra aver colto l’occasione per dare una conferma empirica alle critiche più acuminate. I vertici dell’Assemblea, di fronte a un divieto che negava ad alcuni membri – rappresentanti del popolo – status e facoltà d’azione, hanno taciuto: non hanno difeso le prerogative dell’organo presieduto, il suo diritto a una completezza non assoggettata a decisioni di terzi. È un’altra prova che il realismo degli interessi nazionali, la forza degli Stati prevale sull’idealismo dei proclami comunitari.

Il terzo motivo riguarda la varietà dei criteri di giudizio e la divergenza fra parola e azione vigenti nell’Ue. Il Regno Unito nel 2014 diede il via libera a un referendum sull’indipendenza della Scozia che si tenne senza problemi (vinsero i no con il 55% dei voti). La Spagna non solo vieta i referendum in materia ma scatena una durissima repressione corredata da severe pene detentive (in Europa si può fare un paragone solo con la Turchia e la sua repressione del partito curdo). L’Ue, che proclama se stessa quale massimo difensore dei diritti umani nel mondo, non dice nulla: la sua attenzione è concentrata sulla Polonia contro cui avvia una procedura d’infrazione perché manda in pensione anticipata magistrati già operanti in epoca comunista.

 

Antonio Pilati è stato componente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e consigliere d’amministrazione Rai ed è autore di numerosi saggi sui media e sulle relazioni internazionali.

 

https://www.centromachiavelli.com/2019/12/27/pilati-ue-catalogna/

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