È stato un processo orribile : la dura critica di Ferrajoli

E’ stato un processo orribile: la dura critica di Ferrajoli, uno dei giuristi più prestigiosi, contro la sentenza

www.vilaweb.cat – 3.12.2019

 

Luigi Ferrajoli considerato il padre del garantismo penale, critica duramente la sentenza del Tribunale Supremo spagnolo e le violazioni dei diritti fondamentali

Luigi Ferrajoli in una immagine d’archivio (foto: università d’Ovieu)

 

Luigi Ferrajoli è uno dei giuristi italiani più prestigiosi e riconosciuti in ambito internazionale, specialmente nel campo del diritto penale. Ferrajoli, dottore honoris causa in una ventina di università, ha seguito il giudizio contro il processo d’indipendenza del Tribunale supremo spagnolo e ne ha analizzato la sentenza. È molto critico sia verso il tribunale presieduto da Manuel Marchena, del quale dice che ha forzato il codice penale per condannare i prigionieri politici, sia verso la politica spagnola, che ritiene abbia abdicato dalle sue responsabilità e abbia orchestrato un’operazione repressiva attraverso la via penale.

 

Ferrajoli ha sviluppato la sua dura critica verso la sentenza e ha esposto le violazioni dei diritti fondamentali dei prigionieri politici in un incontro all’Università di Roma III il 28 novembre, in un intervento a cui ha potuto assistere VilaWeb. La conferenza era organizzata dalla associazione italiana Antigone, un osservatorio che lavora per i diritti e le garanzie del sistema penale in Italia. Alla tavola rotonda sono intervenuti anche il presidente  di  Antigone, Patrizio Gonnella, e il direttore dell’Osservatorio del Sistema Penale e dei Diritti Umani, Iñaki Rivera, lì come membro d’International Trial Watch (ITW), la piattaforma di osservatori internazionali che ha seguito il giudizio contro il processo d’indipendenza.

Rivera spiega a VilaWeb che Ferrajoli collaborerà ad un libro che analizza la sentenza, insieme alle organizzazioni dei diritti umani e agli osservatori internazionali presenti al Tribunale Supremo spagnolo attraverso ITW. Il libro sarà pubblicato all’inizio del prossimo anno.

 

La sedizione, ‘un residuo dell’epoca fascista’

Ferrajoli ha dedicato buona parte del suo intervento a screditare il giudizio e la sentenza. Inizialmente ha affermato che in Catalogna non c’è stata violenza da parte dell’indipendentismo, anche se teme che l’uso repressivo del diritto penale possa provocarne lo scoppio. In questo senso, ha fornito come esempi il caso della Iugoslavia e anche la conflittualità del Medio Oriente, equiparando il diritto penale repressivo al fanatismo religioso.

 

Riguardo alla sedizione, l’ha definita come una ‘vergogna, un residuo dell’epoca fascista’. ‘E’ stato un giudizio orribile’, ha affermato in seguito, dopo aver parlato di un attacco ai diritti fondamentali di riunione, manifestazione e libertà ideologica, ‘il cuore dei diritti politici’. Ha affermato che il giudizio è stato contro un conflitto identitario e non contro fatti che possano essere perseguiti penalmente.

 

La sentenza, secondo Ferrajoli, è “insensata e irresponsabile” perché “butta benzina sul fuoco”, è un “duro colpo alla democrazia e allo stato di diritto”. Non si può applicare il codice penale per reprimere la dissidenza, aggiunge, criticando la “volontà di drammatizzare il conflitto” da parte del nazionalismo spagnolo. Considera che tanto la ribellione quanto la sedizione siano “delitti del sospetto” che collidono con il diritto di manifestazione. E al contempo critica che si forzino le fattispecie penali e che non si rispetti il principio di tassatività, cioè, la corrispondenza dei fatti giudicati con il codice penale. Inoltre, ha detto che era perplesso per il fatto che l’estrema destra potesse esercitare il ruolo di accusa popolare durante il giudizio.

 

“E’ stato importante che sottolineasse il carattere pacifico dell’indipendentismo”, dice  Iñaki Rivera, insistendo sulla durezza della critica di Ferrajoli nei confronti del giudizio del Tribunale Supremo spagnolo contro i dodici leaders indipendentisti. «Ha anche screditato la sedizione : tutti i riferimenti alla tassatività e la mancanza di corrispondenza dei fatti ai relativi articoli penali è fondamentale», aggiunge.

 

Abdicazione totale della politica

D’altro canto, non ha risparmiato critiche alla classe politica spagnola. Ha attribuito l’aumento dell’indipendentismo al fatto di aver snaturato lo Statuto della Catalogna nel 2010 e ha attribuito al PP (partito popolare) la responsabilità di aver condotto un’  «operazione propagandistica e demagogica» con il suo ricorso al Tribunale Costituzionale spagnolo. La sentenza relativa allo statuto, secondo lui, è stata un «atto di lesione alla dignità e alla identità catalana che ha suscitato le manifestazioni indipendentiste».

 

Ferrajoli ha argomentato, parlando poi dell’ 1-Ottobre, che c’è stata una «abdicazione totale della politica». Il referendum, ha detto, è stato ‘illegittimo’ e lo stato spagnolo avrebbe potuto dire che era un atto senza efficacia giuridica, una manifestazione d’opinione della cittadinanza. Tuttavia, si è avviata una ‘operazione politica per via penale’ a causa dell’incompetenza dello Stato. È anche critico verso il fatto che il nazionalismo spagnolo dica che l’1-Ottobre sia stato un colpo di stato: «La maggioranza dei partiti hanno ceduto alla tentazione populista».

 

Secondo Ferrajoli, l’opinione pubblica europea «non può restare in silenzio» davanti alla sentenza contro il processo indipendentista. «E’  in gioco il concetto di democrazia», ha detto. Secondo lui, è necessario aprire una tappa di dialogo, con una mediazione politica, e si potrà parlare dell’amnistia se si riesce ad ottenere abbastanza consenso politico per portarla avanti.

 

Violazione dei diritti fondamentali dei prigionieri politici

La questione dei diritti fondamentali è stata al centro di gran parte del giudizio e della strategia della difesa, che dal banco degli accusati del Tribunale Supremo guardava già alla Corte di Strasburgo. Buona parte degli avvocati hanno denunciato, prima, durante e dopo il giudizio, le violazioni dei diritti fondamentali dei 12 imputati, particolarmente gravi nel caso dei 9 prigionieri politici per la privazione della libertà.

Ferrajoli concorda in buona parte riguardo ai diritti violati che gli avvocati difensori hanno denunciato: la violazione del principio di tassatività, con un’interpretazione molto restrittiva della legge; il diritto alla doppia istanza giudiziaria, a suo parere fondamentale; la mancanza di imparzialità del tribunale, a causa del sistema di elezione dei giudici e delle influenze politiche nel Consiglio Generale del Potere Giudiziario; e il diritto ad avere un giudice naturale, cioè che i fatti dovevano essere processati al Tribunale Superiore di Giustizia della Catalogna, non al Tribunale Supremo spagnolo.

 

Diritto di autodeterminazione e identità

Le opinioni di Ferrajoli hanno un peso rilevante. È un punto di riferimento internazionale, anche per il procuratore del Tribunale Supremo spagnolo Javier Zaragoza, che lo ha citato durante il secondo giorno del giudizio, raccomandandone la lettura agli avvocati difensori perché Ferrajoli circoscrive il diritto all’autodeterminazione ai  processi di decolonizzazione e ai casi dei popoli oppressi. Zaragoza  ha definito il giurista italiano “il padre del garantismo penale e dello sviluppo dei diritti fondamentali”, ma ha taciuto che è anche un teorico fortemente contrario alla prigione preventiva, una misura che i prigionieri politici hanno dovuto sopportare per due anni.

 

Il giurista ha iniziato l’intervento ribadendo la posizione contraria all’applicazione del diritto all’autodeterminazione nel caso catalano perché ritiene che la Catalogna non sia un popolo oppresso e pensa che lo Stato spagnolo sia una democrazia consolidata. Tuttavia, nella conferenza,  Ferrajoli ha aperto il dibattito sul fatto che la Catalogna possa avere diritto ad auto-determinarsi dopo la sentenza, a causa della situazione di repressione. Teme però che questo provochi un effetto espansivo dentro lo stesso Stato spagnolo e in altri Stati europei, come l’Italia. “È una sfumatura importante perché Ferrajoli è sempre stato contrario all’autodeterminazione della Catalogna e ora apre uno spiraglio, ammettendo che è una questione che suscita dibattito”, commenta Iñaki Rivera.

 

“La democrazia consiste nella convivenza pacifica di diverse identità, la convivenza della differenza”, ribatteva, confrontando questo con il nepotismo politico, il populismo e l’autoritarismo che sono “intolleranti con le opinioni diverse”. Secondo Ferrajoli, una possibile radicalizzazione dell’indipendentismo sarebbe in gran parte responsabilità del nazionalismo spagnolo. “Dobbiamo sperare che non ci sia violenza”, ha avvertito. Per Ferrajoli, il conflitto tra Catalogna e Spagna è un conflitto tra due identità. “Ci sono due nazionalismi a confronto, due identità. Il più radicale è quello spagnolo”, ha concluso.

 

Traduzione di Gaia Dolfi e Claudia Daurù

 

https://www.vilaweb.cat/noticies/luigi-ferrajoli-critica-sentencia-proces-tribunal-suprem/

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