«Veli per la libertà» è un’iniziativa con cui il mondo dell’arte catalano risponde alla condanna per sedizione dei politici locali

Barcellona (Spagna). In questo periodo chi visita i musei catalani troverà alcune delle loro opere più iconiche e significative coperte da un velo nero. La statua di Augusto nel Museo Archeologico di Tarragona, la scultura «Contro l’invasore» di Miquel Blay nel Museo d’Arte di Girona o l’Esculapio nel Museo Archeologico di Barcellona sono alcune delle opere che partecipano a «Veli per la libertà» (#velsperlallibertat), una delle numerose iniziative con cui il mondo dell’arte della Catalogna risponde alla condanna per sedizione contro i politici catalani per avere organizzato un referendum di autodeterminazione.
La sentenza è stata accolta con un’ondata d’indignazione che si è materializzata in una pioggia di comunicati e nell’adesione totale dei lavoratori dei musei e dei centri d’arte allo sciopero generale del 18 ottobre, insieme a un centinaio di collettivi artistici e alla Plataforma Assemblearia d’Artistes de Catalunya. Chiusi anche la Sagrada Familia, le case di Gaudí e i teatri.
«Esprimiamo la nostra opposizione alla sentenza contro i leader indipendentisti. Rivendichiamo il diritto di protestare pacificamente e di essere ascoltati. La libertà d’espressione è una condizione indispensabile per la cultura e la democrazia», si legge nel comunicato della Fundació Miró.
Il Governo di Madrid ha proibito che le televisioni usino le definizioni «esiliati» e «prigionieri politici» e ha fatto chiudere i siti web del movimento sociale pacifista Tsunami Democratico. «I politici catalani hanno fatto quello che avevano promesso e rispettato la volontà di chi li aveva votati, se loro sono colpevoli lo siamo anche noi», affermano rappresentanti di spicco del mondo della cultura come il filosofo Xavier Antich e la scrittrice Empar Moliner.
«La cultura neutrale è una farsa. Abbiamo bisogno di creatività e d’immaginazione per capire la complessità del conflitto catalano, aggiunge la giornalista e critica d’arte Maria Palau in una delle opinioni che pubblica nel quotidiano «El Punt-Avui».
Roberta Bosco, da Il Giornale dell’Arte numero 402, novembre 2019