Vilaweb.cat – Vicent Partal – Editoriale – 02.10.2019 –
Ieri, VilaWeb ha organizzato uno dei soliti eventi con/per gli abbonati. Si è trattato di una conversazione con Núria Cadenas, Ramón Piqué e Tamara Carrasco, che ha voluto mostrare come la repressione contro l’indipendentismo è stata una costante nelle nostre vite.
Núria Cadenas, che abbiamo l’enorme gioia di leggere ogni giovedì sul nostro giornale VilaWeb, fu arrestata nel 1988 con l’accusa di far parte di Terra Lliure, un’accusa che dopo alcuni anni la Corte suprema spagnola, la stessa che ora giudica i prigionieri politici catalani, ha riconosciuto che non era supportata da alcuna prova. Nonostante ciò, fu condannata a trascorrere sei anni in prigione, e ne ha scontati quattro.
Núria fu rilasciata nell’ottobre 1992, poche settimane dopo gli arresti di massa del giudice Garzón in cui quarantacinque persone furono detenute in tutti i Paesi catalani (Catalogna, Baleari, Valencia). Tra questi, c’era Ramon Piqué, arrestato il 6 luglio. Fu detenuto durante quattro giorni e mandato in prigione su cauzione, e per essere rilasciato dovette pagare duecentomila pesetas del tempo. Ma in quei giorni fu torturato. Alla fine fu condannato a sei anni e mezzo di prigione, e subito dopo graziato. Tuttavia, tutti i detenuti di quella operazione combatterono riuscendo ad ottenere che la Corte europea dei Diritti Umani condannasse lo stato spagnolo. Piqué presiede attualmente l’Associazione Memoria contro la tortura, che è riuscita a documentare – fin dal 1974 – oltre trecento casi di tortura nei Paesi catalani ancora sotto il dominio spagnolo, in particolare su indipendentisti.
La terza ospite, Tamara Carrasco, è stata arrestata, come penso tutti sanno, nell’aprile 2018, accusata di far parte del CDR (comitato di difesa della repubblica) e del reato di terrorismo con la sola prova, se così la vogliamo considerare, di un audio WhatsApp in cui parlava della necessità di uno sciopero generale. Più tardi, è stata accusata di molto altro e confinata per legge nella sua città fino a maggio di quest’anno.
Núria, Ramon e Tamara rappresentano tre diversi periodi della repressione dello stato spagnolo contro l’indipendentismo, ma soprattutto rappresentano, e così abbiamo dimostrato nell’incontro, l’inutilità della repressione. Né la prigione, né la tortura né il confinamento li hanno fermati. Piuttosto il contrario.
Il nostro paese vive con il cuore in gola per la repressione. Dopo la prigione e l’esilio del governo legittimo, della presidente del parlamento e dei leader dell’ANC e di Omnium, e dopo il processo contro tutti loro. Anche a seguito degli arresti della scorsa settimana di nove persone, sette delle quali sono finite in carcere, convertiti anche loro in prigionieri politici, accusati di essere membri del CDR, una non- organizzazione della quale possiamo dire di farne parte anche tutti noi. Il dibattito che abbiamo proposto ha voluto evidenziare due cose: la persistenza della repressione come l’unica risposta dello stato spagnolo e anche, direi soprattutto, l’inutilità di questo sforzo.
E’ evidente che la repressione funziona. Ecco perché la usano, pur sapendo che più passa il tempo più nuoce alla credibilità dello stato. Ma a breve termine spezza molte cose. Annulla – come abbiamo visto – le organizzazioni, crea paura e frena, apparentemente, la lotta.
Non illudiamoci. L’indipendentismo catalano ha vissuto permanentemente nella repressione, in particolare dopo la transizione post-franchista. Gli studi storici più documentati contengono un lungo elenco di oltre un migliaio di persone arrestate in qualche momento negli ultimi quarant’anni. Ma le cifre, in questo caso, non rendono giustizia alle persone che sono state vittime della repressione per il loro coinvolgimento nella lotta per la democrazia, la giustizia e l’indipendenza.
Consentitemi quindi di ricordarli in modo selettivo. Soltanto un accenno. Siamo ad ottobre e ricorderemo, quindi, gli arrestati ad ottobre. Perché nessuno dimentichi che veniamo da molto lontano e che, se siamo dove siamo, è per la resistenza di molte persone.
Nell’ottobre 1979 fu arrestato Francesc Xavier Andreu Prat. Nell’ottobre 1980, i dieci accusati di appartenere a EPOCA in Catalogna oltre a Josep Guia e Carles Dolç a Valencia. Nell’ottobre 1981, la Guardia Civil occupò militarmente il Puig e arrestò e identificò dozzine di persone che tentavamo di celebrare quel raduno. Nell’ottobre 1982, Francesc Magriñà Mateu fu arrestato, torturato e imprigionato per aver bruciato una bandiera spagnola di fronte a Juan Carlos. Nell’ottobre 1983 ci furono tanti arresti a Valencia e Figueres, sempre nel tentativo di vietare il raduno del Puig, con accuse di “terrorismo”. Nell’ottobre 1984, Lluís Gómez i López fu arrestato per aver voluto presentare una denuncia in catalano presso la stazione di polizia di Sant Andreu (quartiere di Barcellona) e finì in prigione con l’accusa di insulti all’autorità e oltraggio. Nell’ottobre 1985 ci furono quattro detenuti a Barcellona. Nell’ottobre 1986 Jaume Fernández e Albert Ibáñez furono processati a Madrid e proseguirono gli arresti a Valencia per il raduno del Puig, che tentarono di vietare durante molti anni. Nell’ottobre 1987, l’udienza di Barcellona condannò tre indipendentisti a sei mesi di carcere, per disordini; altri quattro furono arrestati durante gli atti di protesta contro la festa dell’ispanità, 12 ottobre; a Mataró, quattro membri del MDT furono processati per aver scritto cartelli in catalano in edifici pubblici più altri sei indipendentisti, tra cui Josep Guia e Gustau Navarro, che furono processati per aver partecipato a una manifestazione contro la presenza di un noto ultra-spagnolista nel quartiere di Sant Antoni. Siamo arrivati al 1988 e ad ottobre, Manel Molina è arrestato a Valencia, accusato di portare dei cocktail Molotov; e Salvador Balcells, Joan Sànchez, Dolors Bolancé, Xavier Solé e Marc Casanovas vengono arrestati per aver partecipato alla manifestazione contro il cosiddetto V centenario (che celebrava la scoperta delle Americhe).
Potremmo continuare, saltando di anno in anno ad ogni ottobre, fino ai giorni nostri, ma penso che questo assaggio sia stato sufficiente. La repressione dello stato spagnolo contro l’indipendentismo è stata una costante nelle nostre vite. La Spagna ha sempre usato la violenza e centinaia di persone ne sono state vittime. A volte, in silenzio e solitudine; ora, accompagnati da un intero paese che – come abbiamo potuto vedere sabato scorso a Sabadell e l’altro ieri un pò ovunque – ha perso la paura e il rispetto, qualsiasi forma di rispetto, verso la Spagna.
Núria, Ramon e Tamara ieri hanno rappresentato per noi la vittoria su questa repressione pesante e costante. Lo stato spagnolo è riuscito a far loro del male e persino a tenerli temporaneamente lontano dalla società. Ma non ha potuto batterli. Non ci riuscirà. Anzi: li ha trasformati in gradini importanti per la squalifica pubblica, vissuta intimamente da tutti noi, di questa Spagna che il primo ottobre del 2017 è stata finalmente costretta a scoprire il suo vero volto, quando presa dal panico ha attaccato tutta la popolazione, a destra e a manca, incontrollabilmente. Consapevole del suo fallimento storico.
https://www.vilaweb.cat/noticies/repressio-independentisme-constant-editorial-vicent-partal/
* traduzione Àngels Fita-AncItalia
Il video dell’atto dedicato alla repressione