https://www.elcritic.cat/opinio/andres-garcia-berrio/construir-enemic-degradar-el-dret-36097
ElCrític 26/09/2019
ANDRES GARCÍA BERRIO – Advocat penalista i director estratègic d’Irídia – Centre per la defensa dels Drets Humans

Operazione di polizia alle sei del mattino con 500 agenti in divisa, diverse unità della Guardia Civil. Entrano in alcune case a sorpresa e violentemente, anche se all’interno ci sono bambini, anche se potevano suonare il campanello (come hanno fatto in molte altre perquisizioni), oppure potevano entrare a sorpresa ma più rapidamente (soprattutto, dopo aver visto il filmato che è stato diffuso). Tant’è: i diritti dei detenuti non contano. Perché sono terroristi e vogliono mostrare al mondo che in Catalogna ci sono terroristi indipendentisti.
La categorizzazione dei detenuti avviene al momento dell’ingresso della Guardia Civil nelle case e nei locali. Entrano in questo modo perché sono terroristi e presto agiranno. Inizia il primo capitolo di una storia mediatica in cui i cattivi sono cattivi fin dall’inizio. I media rispondono acriticamente a questo inizio, in particolare fuori della Catalogna. Massima efficacia dell’operazione: verso le otto del mattino, migliaia di persone parlano di terroristi indipendentisti arrestati. In effetti, c’è un clima di violenza così forte perché ci sono persone dei CDR (comitati di difesa della repubblica) che stanno per far esplodere esplosivi.
Hanno inoculato un messaggio chiaro: ci sono terroristi indipendentisti pronti ad agire e lo stato ci salva.
Ore dopo, viene rilasciato un comunicato stampa in cui si dice che sono state evitate eventuali azioni future e che possedevano sostanze precursore della fabbricazione di esplosivi. Se erano sul punto di attentare… dove sono gli esplosivi? Casualmente, nello stesso momento in cui si diffonde la notizia – che aveva già generato dei dubbi tra alcuni giornalisti – si diffonde la voce, che non si sa bene da dove provenga (o forse sì) che i detenuti avevano gomma2. Sì, proprio l’esplosivo utilizzato da ETA in molti dei suoi attentati. E allora in effetti, sono terroristi. E così, dopo qualche ora il messaggio chiaro è stato instillato: ci sono dei terroristi indipendentisti in Catalogna pronti ad agire e lo Stato ci sta salvando.
In appena un’ora si possono generare notizie che etichettano e creano un nemico interno in un contesto di conflitto politico, in cui gli stereotipi e il marchio di infamia si moltiplicano a causa dell’emotività che incarna qualsiasi conflitto, e ancora di più quando il conflitto è territoriale. Nel caso in cui le cose non siano come sono state spiegate, ci vorranno anni per smantellare la convinzione che ci sono terroristi pronti ad agire in Catalogna e che esiste un alto grado di violenza.
Ciò è chiaramente utile dal punto di vista della repressione politica. Un’operazione perfetta al momento giusto, quando mancano poche settimane alla notifica di una sentenza che può generare un grande impatto sui diritti civili e politici della democrazia. Ma sono violenti e il 20 settembre, il 1 ottobre e anche il 3 di ottobre del 2017 c’era violenza. E c’erano dei CDR, che sono molto violenti e sono terroristi pronti ad agire. In effetti, ampi strati della popolazione capiranno che è giusta una dura sentenza che interpreterà che vi è stata una grave violenza (requisito indispensabile per applicare il reato di sedizione o ribellione) in tutte quelle occasioni.
Siccome sono terroristi, non si applica qualsiasi legge. Si applica la legge speciale, quella che si applica ai terroristi. E cosa significa? Che la detenzione può essere estesa a cinque giorni anziché a tre. Quindi, se sei detenuto solo per tre giorni, devi ringraziare. Significa inoltre che sono trasferiti a Madrid per essere messi a disposizione di un tribunale d’eccezione, abituato a mettere in carcere preventivo le persone sotto processo senza prove, perché l’etichetta funziona perfettamente. Sono terroristi, sono pericolosi. E in questo caso, inoltre, sono ribelli indipendentisti. Anche prima di arrivare in tribunale?
Dato che sono terroristi, non avvertono gli avvocati d’ufficio perché siano presenti nelle perquisizioni, si rende difficoltosa l’assistenza degli avvocati nominati dalla famiglia, li tengono 36 ore senza poter dialogare con i loro assistiti, senza sapere dove siano per molte ore. È anche normale, siccome dicono che sono terroristi, che ci siano interrogatori che durano sette ore. Dalle undici di sera fino alle sei del mattino, come hanno riferito dall’organizzazione anti-repressione Alerta Solidaria. E dicono che hanno confessato, proprio le due persone che non hanno avuto un avvocato nominato.
Oggi sono passati a disposizione giudiziaria e hanno prescritto la custodia cautelare. Poiché sono cattivi, molto cattivi, è molto probabile che il regime penitenziario applicato in maniera diretta sia l’isolamento: 21 o 22 ore al giorno in una cella. Quasi due anni trascorse un’avvocatessa basca in questo regime carcerario in attesa di processo. Ma, naturalmente, era anche lei, presumibilmente, una terrorista.
Se ti affibbiano mediaticamente e giuridicamente l’etichetta di terrorista, tutto vale. Le prove sono secondarie.
Tutto vale; se si riesce ad etichettare mediaticamente e giuridicamente una persona come terrorista, tutto vale: Le prove sono secondarie: l’importante è l’etichetta. Al tribunale nazionale non vi è presunzione di innocenza fino a quando non viene dimostrato il contrario, cosa che accade la maggior parte delle volte. Esiste la presunzione di colpa fino a quando non viene dimostrato il contrario. E questo è contrario alla legge? Certo. Ma, nel caso di terroristi, sediziosi, ribelli e nemici del sistema, la legge è diversa, è speciale. Eccezionale, dicono. Diritto penale del nemico: applicazione di meccanismi e tribunali eccezionali, di leggi eccezionali, di pratiche eccezionali, di reati penali eccezionali sovra-criminalizzati. E’ successo per molto tempo con i detenuti dei Paesi Baschi, per i quali il divieto di tortura è stato sospeso durante l’arresto in isolamento, anche se oggi tentano di negarlo.
Oggi, queste sette persone hanno attraversato l’Alta Corte Nazionale, ma ci sono state già molte operazioni di costruzione di nemici interni nel quadro di processi di criminalizzazione del dissenso. Quindi, vedremo quali prove presentano in tribunale e come verranno valutate. Al momento, nemmeno i loro avvocati lo sanno, perché, in realtà, esiste il segreto istruttorio che potrebbe essere prorrogato per mesi.
In questa occasione, il tentativo di etichettare come nemico interno gli arrestati e i CDR non ha funzionato per una parte importante della popolazione e dei media catalani. La repressione che si sta vivendo in Catalogna ha aperto gli occhi a molte persone. Non sono riusciti a isolarli – l’obiettivo chiave della repressione politica – né pensiamo tutti che qualsiasi durezza a loro applicata sia legittima. Sono stati arrestati e la presunzione di innocenza deve essere rispettata. Gli arresti sono stati molto violenti e qualcosa puzza.
Tra il 2014 e il 2015, un totale di 39 attivisti legati all’anarchismo subirono un processo identico. Dal modo in cui furono arrestati fino al processo mediatico, passando attraverso la messa a disposizione della stessa corte e la prigione preventiva in isolamento per molti di loro. Era il terrorismo anarchico. Un terrorismo che non esisteva, ma che serviva da etichetta per dare un colpo repressivo senza precedenti e che ha avuto gravi conseguenze. Anni dopo, la mancanza di prove era così ovvia che il caso fu archiviato e non si arrivò nemmeno al processo. Quasi nessuno ha saputo poi che i violenti anarchici erano solo attivisti anarchici. Non sono passati così tanti anni. L’operazione fu guidata dai Mossos d’Esquadra e sostenuta da leader politici che, fortunatamente, hanno messo ora in dubbio l’operazione che stiamo vivendo.
Ciò che onora una società è che antepone i diritti umani soprattutto e indipendentemente da chi sia la persona sotto processo
Una società è avanzata in democrazia quando sa applicare le garanzie del diritto penale e i suoi principi di base quando si tratta di processare e giudicare tutti i cittadini. Non è sufficiente vedere gli errori e le perversioni del sistema quando si applica a coloro con cui mi identifico. Ciò che onora una società e i suoi leader politici e giudiziari è che sappiano anteporre soprattutto i diritti umani indipendentemente da chi sia la persona sotto processo. Abbiamo molta strada da fare, e le organizzazioni per i diritti umani da tempo diciamo che una delle poche cose positive che possiamo apprendere da un momento di repressione, eccezionalmente triste, è che possiamo metterci al lavoro per avanzare come società nella difesa e il rispetto dei diritti umani e nella costruzione di meccanismi e pratiche di garanzia nell’ambito del sistema penale. Eravamo lì, ci siamo e saremo sempre disposti a lavorarci.
Per quanto riguarda il caso, prudenza. Probabilmente non si saprà nulla fino a qualche mese, quando gli avvocati potranno accedere alla pratica. Ci sarà un’indagine e un processo (o no, se succede come con gli attivisti anarchici). Normalmente, la chiave di questi processi è l’interpretazione giuridica che viene fatta di determinate prove. A volte, ci sono interpretazioni garantiste (poche nel tribunale nazionale spagnolo) e, altre volte, ci sono interpretazioni eccezionali: bombole di gas da campeggio che vengono utilizzate per fabbricare esplosivi o, in realtà, chi le aveva va spesso in campeggio?; materiale pirotecnico che serve per un attentato o resti di una festa di paese?; note politiche personali che fanno parte della libertà di espressione o note che denotano l’ideologia di un radicale terrorista pronto per agire? Speriamo che i seguenti capitoli giuridici e mediatici di questa storia di repressione siano meno semplicistici e prevedibili. Benché la storia funzioni inizialmente, potrebbe finire smantellata.
* traduzione Àngels Fita-AncItalia