Erika Casajoana – ElMatí digital – 14/08/2019
Un così netto contrasto tra ciò che l’Unione Europea vuole essere e rappresentare dal 1957, e la repressione che sta tollerando da noi è semplicemente insostenibile.
“Chi salva una vita, salva l’Umanità intera”, afferma un precetto ebraico del Talmud, raccolto più tardi anche nel Corano.
Jimmy Lai, padrone del giornale anticomunista di Hong Kong “Apple Daily”, è l’imprenditore di stampa più odiato a Pechino. Lui dice che durante una riunione a Washington nel mese di luglio scorso, con il Vicepresidente Mike Pence e il Secretario di Stato Mike Pompeo, chiese all’Occidente e, soprattutto, agli Stati Uniti di dare supporto a Hong Kong con la loro autorità morale, dato che con questa lotta in piazza dei giovani contro il governo di Pechino si decide la forza della resistenza dei valori universali contro un autoritarismo sempre più diffuso.
L’affermazione di Jimmy Lai a 10.000 km da qui, può essere estesa alla lotta pacifica della Catalogna per i propri diritti legittimi. Incarna gli stessi valori universali. Salva la democrazia dell’intera Unione Europea e costituisce un modello per il mondo intero.
Molti catalani sono delusi dall’Unione europea e c’è chi flirta con l’idea di prescindere da lei quando saremo indipendenti. Sarebbe un errore imperdonabile, di assoluta incoerenza con gli oltre mille anni del nostro percorso come nazione e anche oltre. La Catalogna non si trova soltanto in Europa: noi siamo l’Europa. Non si capisce l’Europa senza la Catalogna: bisogna soltanto guardare la cartina e conoscere un pizzico di storia. Dovrebbero tenerlo presente sia gli “hooligan” spagnolisti che gli indipendentisti offesi con Bruxelles.
Il nostro atteggiamento nei confronti dell’Unione Europea dovrebbe superare la fase di arrabbiatura –logica– per l’ingiustificata omissione nella difesa dei diritti e delle libertà fondamentali dei catalani. Pressata dal Regno di Spagna, l’Unione Europea consente, per ora, la peggiore regressione di diritti democratici al suo interno da quando fu fondata più di 60 anni fa.
Ne prendiamo atto e, tuttavia, concentriamoci e diamo un’occhiata agli altri Stati membri: in Italia, paese fondatore del progetto comunitario, un populista xenofobo di nome Matteo Salvini ha aperto una crisi di governo per puri calcoli elettorali. Il paese è zavorrato da un debito pubblico di oltre il 130% del PIL in crescita! Notiamo che, per anni, l’Europa ha chiuso un occhio ogni qualvolta Roma superava i limiti concordati di deficit. E dunque, la palla del debito ha continuato a rotolare e ad aumentare, diventando una spada di Damocle per la moneta unica. L’Italia rappresenta la 3a. economia dell’Eurozona. Contrariamente alla modesta Grecia, è un’economia troppo grande per essere salvata dai meccanismi europei nel caso di una crisi del debito.
A proposito del Regno Unito e di come si sta avvicinando al Brexit, non c’è molto da dire. La politica britannica è diventata un circo con tre piste, dove Boris Johnson agisce da fachiro giocando col fuoco. La nazione scozzese difende in modo fermo e abile il suo diritto di rimanere nell’Unione Europea. Ora può avere un’altra opportunità per diventare indipendente, fornita dalla suprema incompetenza dell’attuale classe dirigente inglese. Le auguriamo buona fortuna.
Sorvoleremo rapidamente sull’Ungheria con il governo di Fidesz de Viktor Orbán e sulla Polonia del partito ultraconservatore PiS. Entrambi i paesi hanno procedure aperte a Bruxelles per violazioni dello stato di diritto e i due partiti si vantano di aver favorito l’elezione di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione Europea.
In Romania, dove la popolazione organizza manifestazioni multitudinarie contro la corruzione, dobbiamo evidenziare il caso di Laura Codruta Kövesi, candidata a diventare il primo Procuratore Generale dell’Unione Europea. Ha consolidato una reputazione di integrità quando fu procuratore generale della Direzione Nazionale Anticorruzione; fu destituita dalla carica nel 2018 da un governo liderato dal partito socialdemocratico –il cui leader si trova in carcere per corruzione. La Romania occupava la presidenza di turno dell’UE nel primo semestre del 2018 mentre apriva uno scandaloso processo penale contro Kövesi impedendole di uscire dal paese. Una vera vergogna contro la quale hanno protestato gli stessi leader europei che ora tacciono sui prigionieri politici ed esiliati catalani.
A parte il preoccupante aumento delle tendenze illiberali interne, l’Unione Europea deve affrontare sfide esterne immediate come la crisi dei rifugiati nel Mediterraneo, i migranti dall’Africa, la situazione dell’Ucraina con Putin, la guerra civile in Siria, il terrorismo islamico, la potenza economica della dittatura cinese, la Turchia di Erdogan… e Trump.
Guardando il panorama e parafrasando John F. Kennedy, i catalani dovremmo smettere di pensare a cosa può fare l’Europa per noi e chiederci cosa possiamo fare noi per l’Europa.
Siamo un’ispirazione e un esempio in tutto il mondo. Incarniamo i valori fondanti dell’Europa, in contrasto con i dubbi esistenziali del Vecchio Continente. Il nostro processo di emancipazione è la lotta pacifica di una società avanzata, moderna e aperta al mondo, che si trova limitata come colonia di un’autocrazia castigliana, monarchica, caduca, oligarchica e isolata: 100% centralista. Ci sforziamo di equipaggiarci del sistema politico di libertà che ci meritiamo e riscontriamo, increduli, come l’Europa ce lo rifiuta. Quante speranze infrante! Nel frattempo, le istituzioni comunitarie continuano a ripetere il mantra, ora vuoto, di essere il più grande spazio globale per la pace, i diritti umani e la democrazia.
Un così netto contrasto tra ciò che l’Unione Europea vuole essere e rappresentare dal 1957, e la repressione che sta tollerando da noi è semplicemente insostenibile. Prima o poi l’Europa non ha altra scelta che assumere il ruolo di principe azzurro che salva Cenerentola dalla matrigna Spagna. Ne va della sua anima. Sarà fedele a se stessa solo se sarà leale con la Catalogna.
Dobbiamo resistere fino ad allora. Saremo liberi.
* traduzione Àngels Fita-AncItalia