Perseguire penalmente i leader politici e sociali catalani per ribellione costituisce una violazione dei diritti democratici fondamentali dell’Europa del XXI secolo:
- il referendum di autodeterminazione;
- il diritto al dibattimento in sede parlamentare;
- la libertà di riunione e di associazione, la libertà d’espressione.
A Madrid è ormai concluso il dibattimento del processo politico contro i dirigenti politici e civili catalani e ora si attende la sentenza.
Questo processo non avrebbe mai dovuto avere luogo: un diritto universale come quello all’autodeterminazione non può essere presentato come un reato.
La carcerazione preventiva arbitraria, la mancanza della garanzia di un processo equo e il fatto che siano stati lesi i diritti politici e perseguiti i rappresentanti eletti costituiscono violazioni flagranti dei diritti umani.
Lo stato spagnolo e le sue strutture profonde si servono della repressione politica per soffocare il movimento indipendentista catalano, che è pacifico e democratico.
Recentemente il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha richiamato il governo spagnolo affinché liberi immediatamente i prigionieri politici e ha confermato altresì la violazione del diritto a un processo equo.
Il Gruppo di lavoro dell’Onu ha concluso che gli accusati erano stati detenuti per aver difeso il diritto all’autodeterminazione e che, secondo la legislazione spagnola, organizzare un referendum è legale.
Perciò il processo e le sentenze che seguiranno devono servire come strumento politico di denuncia e come appello alla solidarietà internazionale in favore del diritto all’autodeterminazione del popolo catalano.
L’autodeterminazione è un diritto, non un delitto!