L’International Trial Watch rende pubblico il rapporto preliminare

Gli osservatori internazionali riferiscono di numerose violazioni da parte di Marchena e dicono che è un precedente pericoloso

L’International Trial Watch rende pubblico il rapporto preliminare, risultato di quattro mesi di osservazione del procedimento alla Corte Suprema  contro il ‘procés’ catalano

Di Josep Casulleras Nualart    VilaWeb    9.07.2019

Gli osservatori internazionali riuniti nella iniziativa International Trial Watch (ITW) hanno seguito tutto il processo penale contro il ‘procés’ catalano presso la Corte Suprema spagnola e lo hanno fatto in una situazione inusuale, poiché è stata loro negata la condizione di osservatori. Hanno assistito a ciascuna delle oltre cinquanta sedute che hanno avuto luogo nel corso dei quattro mesi del processo e, di settimana in settimana, hanno documentato tutte le violazioni dei diritti degli accusati e delle loro difese. Sono state molte, tanto da rimanerne scandalizzati. Oggi (9/07/2019, ndt) è stato reso noto il rapporto con le conclusioni preliminari (https://internationaltrialwatch.org/wp-content/uploads/2019/07/Informe_ITW_001.pdf) relative al periodo di osservazione e, quando verrà emessa la sentenza, sarà resa pubblica l’informativa definitiva. Gli osservatori constatano che il  processo è stato il frutto di una causa generale aperta da tempo contro l’indipendentismo e che Manuel Marchena (presidente del tribunale, ndt) e il tribunale hanno causato numerose difficoltà e opposto ostacoli alle difese.

I portavoce della piattaforma International Trial Watch, Mercè Barceló e Iñaki Rivera, hanno esposto le conclusioni del rapporto in una conferenza stampa nella sede dell’Ordine dei giornalisti della Catalogna. In questo processo si sono verificate numerose violazioni dei diritti umani, perfino prima che cominciasse. Il tribunale che ha giudicato gli imputati, infatti, non era affatto competente per farlo; è stato vulnerato il diritto del tribunale giudicante previsto per legge, che in questo caso avrebbe dovuto essere il Tribunale superiore di Giustizia della Catalogna (TSJC) . E gli avvocati degli accusati sono arrivati al processo senza aver potuto conoscere né criticare gli altri tre procedimenti aperti in questa causa generale contro l’indipendentismo presso la Audiencia Nacional, il TSJC e, soprattutto, il Tribunale per le indagini preliminari 13 di Barcellona. È stato così limitato il loro diritto alla difesa e alla uguaglianza in questo caso e in fase di dibattimento, quando il tribunale ha offerto un trattamento diverso e prevenuto ai testimoni, a seconda che essi fossero proposti dall’accusa o dalle difese.

Gli osservatori hanno individuato ulteriori abusi processuali. Già si configuravano come tali la decisione di mantenere gli accusati in prigione durante il processo e le lunghe udienze, pregiudizievoli per i prigionieri a causa dei costanti trasferimenti. A questi si aggiungono il disordine nella esibizione delle prove e i limiti posti agli interrogatori, laddove il presidente del tribunale ha protetto indebitamente alcuni testimoni dell’accusa.

Non è tutto: si è verificata una violazione del diritto di esibizione della prova, poiché non è stato permesso di mostrare a testimoni dell’accusa video relativi ai fatti del 20 di settembre e dell’1 ottobre, cosa che ha impedito di dimostrare le contraddizioni insite nelle loro dichiarazioni. Inoltre è stata vulnerata la LECrim (Ley de enjuiciamento criminal, Codice di procedura penale, Real Decreto 14 settembre 1982, ndt), permettendo che molti testimoni delle accuse vedessero prima le dichiarazioni dei loro superiori gerarchici: mancanza di spontaneità, linguaggio stereotipato, ripetizioni di parole chiave come ‘violenza’, ‘ostilità’, ‘muri umani’, ecc.

L’atteggiamento dei Pubblici Ministeri e la permissività di Marchena, presidente del tribunale, hanno suscitato l’attenzione degli osservatori dall’inizio alla fine. Tra le conclusioni del rapporto, si constata che i rappresentanti dell’accusa hanno presentato le informative finali, di centinaia di pagine, solo pochi minuti dopo l’esibizione dell’ultimo video, senza aver atteso dunque la conclusione e la valutazione della prova videografica. «Con ciò si è mostrato disprezzo per una prova tanto decisiva» sottolineano.

‘Un precedente pericoloso’

Al margine di tali questioni formali, gli osservatori internazionali rimarcano che nel corso del processo non si sono potuti dimostrare né l’insurrezione, né la violenza, né i tumulti che configurano  il delitto penale di ribellione e sedizione. Pertanto, concludono, «una condanna per questi delitti lederebbe il principio di legalità penale riconosciuto come diritto fondamentale nell’articolo 25.1 della Costituzione spagnola».

A ciò si aggiunga che, nel caso di Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, essi sono stati processati per aver convocato riunioni e manifestazioni e sempre hanno agito nel nome della libertà di pensiero, del diritto di riunione e della libertà d’espressione. «Essere indipendentista e reclamare il conseguimento di uno stato proprio è un diritto salvaguardato dalla Costituzione spagnola, in base a quanto sostenuto dal Tribunale costituzionale in molte sentenze sul concetto di ‘democrazia militante’».

Nel caso di Carme Forcadell, le sue azioni erano sostenute dalla prerogativa dell’immunità parlamentare e dal diritto fondamentale al libero esercizio della carica pubblica riconosciuto nell’articolo 23 della Costituzione spagnola. La Forcadell ha compiuto scrupolosamente la sua funzione di presidente, non permettendo che alcun potere interferisse con questa inviolabilità. Interpretare che il Tribunale costituzionale poteva prescriverle quali iniziative si potessero intraprendere e quali no avrebbe implicato riconoscere un sistema di governo dei giudici.

Infine gli osservatori sono stupiti per il disprezzo con cui i membri del tribunale, una volta terminato il processo, si sono riferiti al gruppo di lavoro contro le detenzioni arbitrarie dell’Onu. Un rapporto che diceva che erano stati violati il diritto alla libertà dei prigionieri, il diritto di usufruire del tempo necessario e dei mezzi adeguati per preparare la difesa, la presunzione d’innocenza e il diritto a un giudizio giusto con un tribunale imparziale e competente (territorialmente). Il Supremo non se ne è curato, attaccando l’indipendenza dei membri del gruppo. «La disobbedienza che il tribunale ostenta con quest’ultima risoluzione – avvisano gli osservatori – costituisce un precedente pericoloso».

‘Informe ombra’ all’Onu

Oltre al rapporto preliminare, il 18 luglio l’ITW presenterà all’Alto Commissariato dell‘Onu per i diritti umani il cosiddetto ‘informe ombra’ sulla violazione dei diritti umani nello stato spagnolo che passerà l’esame periodico nel prossimo mese di gennaio. L’‘informe’, di una dozzina di pagine, tratterà della violenza della polizia il primo ottobre, il processo giuridico e la minaccia alla libertà d’espressione e manifestazione. Questa informativa e altre curate da organizzazioni per i diritti umani si metteranno a confronto con l’informativa elaborata dallo stato spagnolo in un dibattito di circa tre o quattro ore dal quale usciranno raccomandazioni non vincolanti.

L’ITW ha ricevuto il supporto di trenta organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra le quali la più importante dell’Argentina, che ha lottato contro i crimini della dittatura militare, e la più antica al mondo, la Federazione Internazionale per i diritti umani francese, oltre ad altre entità straniere e del resto dello stato spagnolo. L’ITW ha ricevuto il contributo economico di quattromila persone. Sessanta sono stati gli osservatori: quaranta esperti stranieri dei quattro continenti, dieci giuristi e cattedratici del resto dello stato e dieci entità per i diritti umani. Essi hanno scritto oltre novecento pagine di annotazioni nel corso della cinquantina di sedute del processo.

* traduzione  Raffaella Paolessi

https://www.vilaweb.cat/noticies/observadors-internacionals-informe-conclusions-judici-proces/

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