Corsa contro il tempo

Aggiornamenti dalla Catalunya
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Per il momento ha funzionato lo stratagemma del Tribunal Supremo di non permettere a Oriol Junqueras di presentarsi davanti alla Junta Electoral per trasformarsi in un parlamentare europeo. In fondo si tratta di un caso talmente raro, che non c’è una legislatura a cui Junqueras possa aggrapparsi. Ovvio che l’anomalia è visibile a chiunque. Che un tribunale impesisca ad un deputato eletto di usufruire dei suoi diritti politici, senza nessuna condanna, è concettualmente anti democratico. Se, per qualche motivo al momento non pervenuto, Junqueras riuscisse a risultare ufficialmente un parlamentare europeo, vista l’immunità parlamentare di cui godrebbe, il processo dovrebbe essere subito interrotto e non si potrebbe emettere la sentenza. Certo, il tribunale può chiedere il permesso al Parlamento Europeo, ma se questo rispondesse come i giudici tedeschi fecero con Puigdemont? Ossia, ti permettiamo processarlo, ma non per ribellione e sedizione visto la palese assenza di violenza. Quindi resterebbe solo il reato di malversazione…

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Salterebbe tutto l’impianto accusatorio.
Senza contare il tempo burocratico che tutto ciò comporterebbe…
La corsa è contro il tempo. Perchè tra l’altro anche Puigdemont o Comín potrebbero riuscire a sbloccare l’ingranaggio burocratico, diventare parlamentari, e forti della propria immunità, farsi una bella passegiata nel centro di Madrid…
Il piano sarebbe quello di riuscire ad emettere la sentenza prima che si risolva il problema dei deputati europei. Allora, diventerebbe facile farli sospendere dal Parlamento Europeo, difronte ad una condanna pesante e per reati pesanti, interverrebe la separazione dei poteri, ed il Parlamento Europeo non potrebbe far altro che accettare la situazione.
È anche vero che tutti questi movimenti rafforzano l’idea, già ampiamente diffusa, della poca imparzialità del Tribunal Supremo, ma è un rischio da correre.
E per sentirsi un po più sicuri, si è pensato bene di invitare il presidente del Tribunale di Giustizia dell’Unione Europea, Koen Leanerts, alla costituzione della “rete di cooperazione di giustizia internazionale” del Consejo General del Poder Judicial, a Madrid. L’invito in se è un atto formale e dovuto. Però ci si è aggiunta una fantastica cena di cortesia, a cui parteciperanno tutti i presidenti di sala del Tribunal Supremo, con il giudice Marchena incluso… E tra un bicchiere di vino e l’altro…
L’unica cosa che i prigionieri politici hanno ottenuto per il momento, è di poter tornare alle carceri catalane, per poter stare vicino ai propri familiari. Il trasferimento dei detenuti è iniziato oggi.
C’è anche da tenere in conto un altro fattore. In caso di condanna per i reati di ribellione e sedizione, sia il Pdcat che ERC potrebbero essere illegalizzati!
Il fatto ha dell’ironico, visto che succederebbe a causa di una legge del 2002, fatta per illegalizare la sinistra basca, che fu votata anche dai deputati di CiU, ossia dell’attuale Pdcat…

Intanto a Barcellona la riconfermata sindaca Ada Colau ha compiuto il secondo atto del suo nuovo mandato, ed espropria un appartamento di proprietà del gruppo bancario BBVA, per rimettorlo in circolazione con un uso sociale. Può farlo grazie alla “legge catalana di emergenza abitativa” del 2016, che era stata sospesa dal Tribunal Costitucional a seguito di una denuncia del PP, ma che poi il costituzionale ha riabilitato recentemente, e finalmente se ne può fare uso.
I due atti in questione sono un chiaro messaggio, da un lato all’indipendentismo (rimettere il laccio giallo al balcone del comune), e dall’altro alla sinistra. Vorrebbe significare che la Colau è sempre la stessa, repubblicana e di sinistra, che la sua posizione non è cambiata a causa dei voti di Valls.
Certo che non possono bastare due singoli atti per riconquistare la fiducia dell’elettorato. Vero che i militanti hanno votato a maggioranza perchè la Colau ripetesse il mandato anche con i voti di Valls, ma l’elettorato no, e personalmente ne ho sentiti molti in giro lamentarsi del fatto che l’hanno votata convinti che si sarebbe accordata con Maragall (ERC), e non hanno digerito bene la forma con cui si è fatta eleggere nuovamente. La strada della riconquista della Colau è tutta in salita, però dobbiamo ammettere che ha iniziato con il piede giusto.

Il terromoto politico avvenuto a Barcellona, sta mietendo altre vittime. Un deputato e un eurodeputato di Ciutadanos abbandonano il partito (ed il primo anche il seggio in parlamento) a causa delle alleanze fatte con l’estrema destra di Vox. Si presenta quindi del nuovo materiale umano disponibile per il possibile partito centrista che potrebbe formare Emanuel Valls. Nel potenziale ci sono anche i cattolici di Unió, che si sono presentati alle elezioni con i socialisti, ma ovviamente sono ospiti di una formazione politica che gli va un po strettina… D’altronde Ciutadanos non è riuscito a prendersi neanche un sindaco in tutta la Catalunya (!!), andando peggo anche del PP che ne ha ottenuto solo uno, e che si trova anni luce dagli indipendentisti e dalle sinistre (Pdcat e ERC, tra i due hanno più di 700 sindaci, i socialisti 89, la CUP 19 e Els Comuns 16). Quindi potremmo tranquillamente sostenere che il terreno è fertile per una nuova formazione centrista, dialogante, ma sopratutto libera dal franchismo insito in qualunque formazione che faccia riferimento al nazionalismo spagnolo. Una formazione che, oltre riabilitare (nuovamente) Emanuel Valls, dopo i disatri ottenuti in Francia e alle municipali di Barcellona, darebbe sicurezza ai “mercati”, all’Europa e sopratutto alla Francia di Macron…
E adesso, perchè il cerchio si chiuda, manca solo la sentenza…

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