Vilaweb.cat – Seda Hakobyan e Alexandre Solano – 30.05.2019
L’indipendentismo catalano ha raggiunto un risultato senza precedenti nelle elezioni europee nella Regione Catalogna, con 1.720.500 voti e un 49,7% dei suffragi; la migliore percentuale ottenuta nelle elezioni dall’indipendentismo (n.d.t. mancano ancora i voti dall’estero).
Nelle elezioni europee di quest’anno si sono presentati 555 partiti in tutta l’Unione Europea, e 173 di questi hanno ottenuto almeno un seggio. Il supporto raggiunto da “Lliures per Europa – Junts per Catalunya”, la candidatura di Carles Puigdemont, Toni Comín i Clara Ponsatí, del 28,52% nella Regione, è la sedicesima con il più grande sostegno di tutta l’Europa (28,52%), subito dopo la CDU di Angela Merkel (28,90%).
Posizione di ERC e JxCat rispetto alle percentuali di voto di tutte le candidature alle elezioni europee
D’altra parte, Esquerra Republicana de Catalunya (ERC), con il 21,19%, è la trentasettesima con un supporto maggiore. Lo schieramento di Puigdemont, con questo supporto, sarebbe la prima forza politica in quindici stati membri. Quindi, dobbiamo sottilineare l’importante supporto che ha raggiunto la canditatura.
I partiti più votati sono il Fidesz ungherese (53%) di Viktor Orbán, il Partito Laburista maltese (54%) e il partito Diritto e Giustizia polacco (45,38%), partiti di governo da alcuni anni nei rispettivi paesi.
Un peso importante nell’insieme dell’Europa
L’indipendentismo ha ottenuto un totale di 2.282.895 voti nelle elezioni europee. Questi voti rappresentano più del totale di elettori di molti stati membri dell’Unione Europea.
Il voto dato alle due candidature indipendentiste rappresenta più voti di dodici stati membri, alcuni dei quali, come la Bulgaria (con una popolazione minore della Catalogna), dispongono di diciassette seggi nel parlamento. Invece, pur avendo più voti, l’indipendentismo catalano ne ha raggiunto cinque.
Posizione di JxCat e di ERC in confronto ai voti totali negli stati membri
La candidatura di Ara Repúbliques, guidata da ERC, con 1.250.000 voti, è il trentasettesimo partito con più supporto nell’Unione Europea, poco sopra i socialisti portoghesi, la prima forza politica in quello stato. Junts per Catalunya, nella 40a posizione, supera i socialdemocratici svedesi, referenti in ambito europeo. Il risultato è anche molto vicio a quello del partito che governa la Grecia, Syriza (1.334.384), e a quello che governava l’Austria fino a poco fa, il Partito Popolare dell’Austria (1.305.954).
Oriol Junqueras, con 1.250.000 voti è il capolista (spitzenkandidat) con più voti dopo i due tedeschi, Ska Keller (7.675.584) dei Verdi, e Manfred Weber (10,791,910), dei popolari. Pertanto, supera ampiamente il candidato socialista olandese, Frans Timmermans (1.045.293), il conservatore ceco Jan Zahradil (344.885); il liberale belga Guy Verhofstadt (678.051); il Verde olandese Bas Eickhout (598.877); e i capi della sinistra, il belga-spagnolo Nico Cué (355.883) e la slovena Violeta Tomic (29.981).
Posizione di Ara Repúbliques e di JxCat rispetto al numero di voti delle candidature alle elezioni europee
Le formazioni indipendentiste, insieme, ottengono l’1,1% dei voti di tutta l’Unione Europea. Lliures per Europa, con i voti raggiunti nella Regione (987.149) sarebbe la prima forza politica in quindici stati membri ed è stata più votata di qualsiasi partito in Belgio e in Svezia, anche se dispongono di una popolazione di gran lunga superiore a quella della Catalogna.
Nella Catalogna, le elezioni europee erano state dominate storicamente dai socialisti. Le avevano sempre vinte tra il 1987 (le prime nello stato spagnolo) e quelle del 2009, tranne una sola volta. In quelle del 2009, ERC e CiU (partiti catalani) raggiunsero, insieme, 623.023 voti (31,64%).
Le successive, quelle del 2014, furono vinte da ERC, per la prima volta dopo la Seconda Repubblica spagnola; e le due candidature, dopo l’avvio del processo catalano, arrivarono a 1.144.589 voti (45,53%).
Con il risultato di quest’anno –1.720.550 voti (+575.961)– si consolida la crescita di un milione di voti in dieci anni. Malgrado le amministrative abbiano fatto salire la partecipazione, l’aumento dell’indipendentismo è indiscutibile, in quanto è cresciuto chiaramente anche in percentuale di voto.
Un pilastro dell’indipendentismo europeo
I partiti indipendentisti sono diventati un referente in ambito europeo. Nella Catalogna, le due candidature hanno raggiunto il supporto più alto tra tutti i movimenti indipendentisti europei e, addirittura, hanno superato l’indipendentismo fiammingo.
La Nuova Alleanza Fiamminga (N-VA) ha preso 954.048 voti (26,7%) a cui dobbiamo aggiungere il risultato dell’estrema destra Vlaams Belang: 811.169 voti (19,1%). Un totale di 45,8% del voto nelle Fiandre.
Nelle nazioni che fanno parte del Regno Unito, il Partito Nazionale Scozzese (SNP), ha ottenuto 594.553 voti (37,8%), un risultato che è servito per rafforzare la petizione di un secondo referendum; martedì è già stata presentata la legge per portarlo a termine. Il Plaid Cymru gallese, con 163.928 voti (19,6%), supera i laburisti e diventa il riferimento della sinistra nel paese.
E la coalizione tra sovranisti e verdi in Corsica riesce a prendere 18.944 voti (22,05%) e permette allo storico dirigente François Alfonsi di ritornare ad essere europarlamentare.
Il peso dell’indipendentismo catalano non lascia dubbi. Da tempo vince tutte le elezioni a cui partecipa, comprese quelle meno favorevoli.
L’ampia percentuale di voti, vicino al 50%, è superiore a quella che avevano gli scozzesi e i quebecchesi quando concordarono i rispettivi referendum.
*traduzione Àngels Fita-AncItalia
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