Vicent Partal – 09.05.2019 vilaweb.cat
La vittoria dei candidati dell’Assemblea Nacional Catalana (ANC) alla Camera di Commercio ha provocato un autentico terremoto nel mondo economico di Barcellona. Per la forza del fatto e perché d’ora in avanti l’indipendentismo non dirigerà solo un’istituzione con una grande proiezione cittadina, ma attraverso di essa parteciperà attivamente alla gestione di grandi infrastrutture come l’aeroporto e il porto e sarà presente in ogni sorta di organismi ufficiali. Dobbiamo congratularci con l’Assemblea (ANC) e con il Cercle Català de Negocis (CCN) per il grande successo dell’operazione e desiderare che siano in grado di rendere la Camera un grande strumento al servizio dell’economia catalana in generale e della società nel suo insieme. E che sappiano aprirla a tutti.
La Camera, finora, era un bunker controllato dal grande potere finanziario dell’Ibex. Ma con le elezioni che si sono svolte l’8 maggio, in alcune camere di commercio, entriamo in una nuova era che, va detto, sottolinea ancora una volta l’importanza che ha avuto e avrà la fuga di CaixaBank e del Banco de Sabadell dalla Catalogna. È evidente che entrambe le banche hanno rapidamente perso il ruolo centrale di riferimento e istituzionale che avevano e ora, per volontà politica sbagliata dei loro dirigenti, sono semplicemente diventate due banche come tante, scambiabili con qualsiasi altra. E, in gran parte per questo, nella ricomposizione dello spazio di rappresentazione dell’economia catalana sono già degli elementi trascurabili. Saranno ancora sovrarappresentati, nella Camera, grazie all’acquisto di seggi che queste aziende fecero a suo tempo, ma non potranno più opporsi al processo decisionale, dopo una così piena vittoria degli imprenditori indipendenti.
L’ANC, con questa campagna e con quella promossa anche per gli ordini e collegi professionali, ha aperto una linea di azione molto incisiva e lungimirante, che suggerisce una notevole maturazione dell’indipendentismo. Si è capito che non basta più organizzare straordinarie manifestazioni ma bisogna concentrarsi sulla componente politica del movimento. Ora dobbiamo costruire strutture di potere effettivo per incidere in modo positivo nel quotidiano. Ma anche per riuscire ad allineare il paese a fianco del parlamento e del governo quando la repubblica proclamata nel 2017 diventerà effettiva. Fenomeni come ora il consolidamento di Òmnium come l’associazione culturale più importante di Europa o la crescita esponenziale di un sindacalismo proprio vanno su questa linea, e permettemi di collocare anche i quindicimila sottoscrittori di questo giornale, che lo rendono un riferimento sempre più solido e potente nel mondo della comunicazione.
La resistenza e la resilienza che dimostra il paese è, dunque, degna dei più grandi elogi e suscita una fiducia immensa. Un anno e mezzo dopo il colpo di stato del 155, non soltanto vediamo lo stato spagnolo che non è riuscito a limitare l’indipendentismo nè a costringerlo a tornare indietro, ma questo avanza su ogni fronti dove esso si propone di agire. E’ vero che la repubblica non è stata impiantata ed è vero che il parlamento catalano non restituì il presidente Puigdemont, come invece i cittadini avevano deciso con il voto del 21 dicembre del 2017. E’ vero che i prigionieri politici devono sopportare ogni giorno delle umiliazioni. E’ vero che alcuni ministeri del governo catalano non dialogano tra loro.
Ma è anche vero che l’indipendentismo ha maturato tantissimo, è diventato adulto, così tanto che non riesce più a fermarsi quando decide di raggiungere un obiettivo. E ciò vale quando decide di appropiarsi della Camera di Commercio o di vincere per la prima volta le elezioni spagnole e speriamo che si raggiunga il massimo numero di sindaci nelle prossime elezioni amministrative, o si superi il 50% del voto popolare alle europee, che oggi sono i prossimi obiettivi immediati.
Quando finirà questa campagna elettorale e quando la sentenza contro i prigionieri politici diventerà pubblica, il parlamento, il governo e il paese insieme si troveranno di fronte a un nuovo braccio di ferro con lo stato, per il quale sarà molto importante essere pronti. Ci sono cose che accadero nel 2017 e che oggi, chiaramente, non succederanno più. Il terrorismo informativo che le banche e le istituzioni come la Camera di Commercio esercitarono contro la volontà della cittadinanza questa volta saranno inefficaci. Ma ciò, anche così, non sarà sufficiente se non consolidiamo questi atteggiamenti sulla gestione del potere. Dobbiamo sapere molto bene quali strumenti abbiamo e come possiamo utilizarli nel giorno per giorno.
E dobbiamo abbandonare la mentalità subordinata, seguendo la linea del meritato schiaffo parlamentare che ha ricevuto Miquel Iceta (deputato catalano del Partito Socialista Catalano che appoggiò l’applicazione del 155). Sappiamo cosa fecero loro, sappiamo che misero tutta la carne al fuoco per frenare l’indipendenza, ad ogni costo. Ora alcune griglie importanti sono rimaste senza brace e altre sono pronte per cucinare quello che considereremo necessario, senza dover chiedere permesso a nessuno. Dopo un anno e mezzo di sentire lamenti e di dover ricordare delle ovvietà di fronte alla sensazione d’impotenza, vedere che torniamo a giocare in attacco, lasciatemi dire che conforta molto. Mi sento molto confortato. Anche solo nel vedere le facce stupite che si cominciano a vedere tra quelli che credevano di aver ricondotto la situazione e, soprattutto, tra quelli che credevano di essere i padroni di questo paese.
*traduzione Àngels Fita-AncItalia
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