L’indipendentismo catalano è il motivo del forte malumore che si respira a Madrid. E il prossimo appuntamento per il governo di Pedro Sánchez– succeduto a Mariano Rajoy, il premier che aveva dichiarato incostituzionale il referendum sull’indipendenza della Catalogna del 1 ottobre 2017 – sono le elezioni spagnole, in calendario per il 28 aprile. A spiegare i possibili scenari, durante una sua visita a Roma, è Alfred Bosch, consigliere per l’azione esterna del governo della Generalitat catalana: “Gli studi elettorali prospettano una situazione equilibrata tra destra e sinistra”. Intervistato da AffarInternazionali.it, Bosch approfondisce anche la vicenda del processo ai 12 leader accusati di aver incitato alla violenza per ottenere l’indipendenza della Catalogna, dicendo che “non sono dei criminali e non hanno fatto niente di male”.
Ministro Bosch, qual è la posizione della Generalitat rispetto alla vostra idea di indipendenza e autonomia
Veniamo in Italia per raccontare la nostra posizione. Siamo sì un governo di repubblicani ma prima di tutto democratici. Per noi è fondamentale che sia il popolo a decidere cosa fare del sistema politico. Dopo il referendum sull’indipendenza, il governo spagnolo presieduto da Mariano Rajoy ha reagito processando e mettendo in prigione membri dell’esecutivo catalano. Per noi è un’ingiustizia: si tratta di una questione politica preceduta da una consultazione del popolo. Queste persone non sono dei criminali, non hanno fatto del male a qualcuno.
Il rapporto con il governo principale. Qual è la posizione rispetto al processo agli indipendentisti catalani
Abbiamo collaborato con Pedro Sánchez, l’attuale premier socialista della Spagna. I partiti repubblicani catalani lo hanno votato perché poteva essere una buona opportunità per dialogare. Una situazione che non è durata a lungo perché Sánchez ha convocato le elezioni e ha abbandonato il tavolo di negoziazione. Per lui e per le sue aspettative elettorali non è conveniente avere un legame con noi.
Il 28 aprile, giorno delle elezioni spagnole, cosa succederà?
Non sono un futurologo, ma gli studi elettorali prospettano una situazione equilibrata tra la destra dei nazionalisti, sempre più radicali, e la sinistra, con gli indipendentisti catalani. Non sappiamo se la maggioranza tenderà più da un lato piuttosto che un altro, ma aspettiamo che in Spagna il senso comune e l’intelligenza collettiva possano facilitare una situazione di pace civile, dialogo e sforzo per trovare una soluzione collettiva, senza repressioni.
Il viaggio diplomatico in Italia: chi ha incontrato?
Questa volta ho visto rappresentanti di partiti politici, della società civile e giornalisti. L’impressione è che ci sia interesse su quanto succede in Catalogna. Anche la volontà di partecipare nella difesa di diritti umani e della soluzione democratica. La società italiana è molto decisa, perché considera la partecipazione alla democrazia un elemento prioritario.
Ministro Bosch, che cosa vi aspettate dall’Italia per le vostre cause indipendentistiche?
Chiediamo alla società italiana nel suo complesso, dagli accademici ai giuristi, ai professionisti ma anche al governo italiano, comprensione, specie per due temi delicati quali diritti umani e democrazia. Vogliamo che il processo giudiziario contro il governo della Catalogna sia seguito dal punto di vista internazionale. Fondamentale poi collaborare, per far capire al governo spagnolo l’indispensabilità di un dialogo per uscire da questa situazione. Mettere le persone in prigione mandarli ai tribunali non è una soluzione. Non vogliamo questo processo, non è intelligente né per la Spagna né per l’Europa.
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